Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno II - n. 17 - 10 marzo 1897

336 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI • praticamente perchè : « le leggi fatte da una fra. zione sola cli cittadini non possono per natura e cos9 di uomini, riflettere che il pensiero, le aspir<1.Zioni,i desidel'Ì di questa frazione: nou la patria, ma un terzo, un quarto, una clas,e, un;1.zo::iadella patria. » (Scritti, vol. i. passim). Da questi concetti, direi qu~i basilari, che circolano insistentemente in tutti gli innumeri scritti politici e sociali del Maestro in quasi mezzo secolo di apostolato, sorge limpido il carattere sociale della Repubblica mazziniana. Questo carattere sociale sfuggì quasi sempre ai socialisti che, dall'alto delle loro concezioni econo• miche, avYentano, con un' insistenza degna di causa migliore, scomuniche ed accuse contro noi mazziniani seguaci intransigenti del pensiero politico e sociale di Mazzini, quasi ché noi si stesse confinati alla coda del moYimento sociale della modernità, estasiati nella beata contemplazione di un pro• gramma oltrepassato per sempre dal progresso dei tempi e non rispondente ai bisogni •~ alle aspirazioni cieli' Epoca nuova. I seguaci più o meno scientifici del socialismo contemporaneo in Italia, .fissi nella loro idea pre: diletta che il repubblicanesimo non ha, nè potrà avere giammai importanza qualsiasi nella futura trasformazione sociale, verso la quale si anria la società moderna, subordinano la questione politica alla questione economica e trascurano la liberta mezzo impresciudibile e neces8ario alla trasportazione dell'attuale organizzazione sociale. La Repubblica come la comprendeva Mazzini non potrit giammai essere nè aristocratica, nè borghese, in quanto che essa è un governo essenzialmente sociale, un governo cioè che, sconoscendo le classi sociali, abbraccia, come più sopra si è detto, l'universalit:i dei cittadini considerati come componenti una sola grande famiglia di liberi e di eguali, associati in un fatto di amore e di fratellanza. Quando spesse volte mi pongo sotto gli occhi le opere classiche del socialismo, in cui i riformatori delineano le tendenze del pensiero sociale nella mo dernità e timidamente alcuni, fantasticamente altri, delineano i vaghi contorni del futuro edificio sociale, la mia mente corre quasi istintivamente agli Scritti del ~[aestro, che sessant' anni addietro fu il primo in Italia a sventolare su in alto sulle plebi italiche abbrutite dalla superstizione e op p1·esse dalla tirannide la gloriosa bandiera repubblicana della redenzione umana, e nella sua prosalimpida come cristallo di rocca, ardente come la lava dei nostri vulcani, squillante come inno di battaglia, io intravedo riflesso, come in uno specchio immenso, tutto l'avvenire: una società futura cio6 alla quale di moto in moto ci avviciniamo e di cui a sto1·ia - studiata nelle sue grandi linee - ci addita infallibile l'avvenimento al tei·mine della lunga serie delle nostre fatiche ; - un' Epoca « sotto i cui auspici ogni privilegio scomparirà dalla terra, ogni ineguaglianza, ogni distinzione, che non derivi dalle opere, sarà condannata come usurpazione, nella quale non vi sarà più se non uoa sola classe, un solo Popolo, una sola famiglia, lieta del proprio 1 ,voro e intesa ad esso sotto una sola legge, rivelata in tutti gli organismi parziali, modificata dalle istituzioni particolari, che la santa libertà umana e la missione speciale, assegnata ad ogni individua• lità nazionale o personale reclameranno» - • una Epoca futura in cui saremo tutti lavoratori, cioè vivremo tutti del nostro lavoro ; in cui qualunque è disposto a dare pel bene di tutti ciò eh' ei può di lavoro, dern ottenerne compenso tale che lo renda capace di sviluppare pitt o meno la propria vita sotto tutti gli aspetti che la de.finiscono » ; - un'Epoca in cui « il lavoro associato, il riparto dei frutti del lavoro, ossia il ricavato della vendita dei prodotti tra i lavoratori in proporzione del lavoro compiuto e del valore di quel lavoro » costituirà la norma suprema della distribuzione della ricchezza sociale; - infine un'Epoca in cui non vi sarà pitt fame ed ozio per nessuno perchè « tutte le istituzioni tenderanno a diminuire e ad impedire l'accumulamento della ricchezza sociale in un piccolo numero cl' individui e gli strumenti del lavoro saranno resi accessibili a chiunque vuole e sa usarne.» - e ritornando quindi dagli Sc1·itti del ;\laestro agli scritti dei socialisti, anche i più radicali, sono costretto a confessare - ponendo da banda qua• lunque passione di parte per attenermi alla pura e fredda ragione - che questo preteso borghese, libero cli qualunque influenza di sistema ebbe la più lucida percezione dell'avvenire e nessuno meglio di Lui seppe senza equirnci, senza esagerazioni precisare e delineare il possibile Futuro Sociale e mi si riferma nella mente che l'anenire sarà inevitabilmente mazziniano e che passeranno secoli pria che il vasto ed universale programma mazziniano possa realizzarsi sotto tutti i suoi aspetti morali, politici e sociali. Aveva ben ragione Giovanni Bovìo di chiamare i\Iazzini : Fondatore cli Civiltà, uoo cioè di quegli uomini massimi; che non lasciano sistemi, ma an• nunziano l'idea e sanno e vogliono e aspettano che altri dietro di loro la vengono a sistemare ! FRANCESCO MORMINA. ~~ La Rivista Popolare di politica lettere e scienze sociali, si vende anche a numeri separati al prezzo di Cent. 20, il fascicolo. Per cambiamenti di indirizzi rivolgersi al Sig. G. M0NTALBAN0: Via S. Nicola da Tolentino Num. 4.5, Roma.

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