Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno II - n. 17 - 10 marzo 1897

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 335 più radicalmente la questione economica, la quale non sarà risolta secondo il Maestro dai sistemi sociali ideati dai singoli pensatori e dai riformalori, ma dall'organiz=azioni:, clegli uomini clel lavoro e dalla conseguente loro partecipazione al governo della cosa pubblica, perchè, come Egli stesso osserva: « la societd regolata esclusivamente clai proprietari di fondi e dei capitali, senza intervento legale o 1·app1·esentanza clelle classi operose, senza ricerche ordinate sulla loro situazion11e sui loro bisogni, pesa quasi esclusivamente, con un sistema cli imposte indirette ingiusto, enorme, funesto al consumo e quindi alla produzione, su quelle classi appunto alle quali la costitiv?:ioneattuale del lavoro e clella mercede impedisce di accrescere indefinitamente il proprio guadagno» (Scritti, vol. 5 pag. 224). Mazzini sapeva che la rivoluzione, dovendo appoggiarsi sull'azione delle moltitudini, deve soddisfarne i giusti bisogni; che se una rivoluzione è santa quando ha come intento il progresso morale, politico ed economico dei milioni, è delitto ogni qual volta il fine propostosi non è se non l' interesse d'una minoranza, d'una casta. « La rivoluzione che s'avvicina, scriYeva Egli nel 1851, donà fare pel proletario, per le cla,si popola1·i, per gli uomini del Lavoro, ciò che le riroluzioni pa,sate fecero pel borghese, per le classi medie, per gli uomini del Capitale» (Val. 8 pag. 114). Nessun moto può quindi rimanersi esclusivamente politico di fronte al pt·oblema che nella sua soluzione tende ad associare tutte le facoltà, tutte le forze umane verso un fine comune. « Per noi, scriveva Mazzini al pubblicista spagnuolo Ferdinando Gari-ido uel 1862, uon esiste rivoluzione che sia puramente politica. Ogni rivoluzione deve essere sociale nel senso che sia suo scopo la realizzazione di un progresso decisivo nelle condizioni morali, intellettuali ed economiche della Società. E la necessità di questo triplice progresso, essendo più urgente per le classi operaie, ad esse anzitutto devono essere rivolti i benefìc'i della rivoluzione. « E neppure può esservi una rivoluzione puramente sociale. La questione politica, cioè a dire l'organizzazione del potere, in un senso favorevole al progresso morale, intellettuale ed economico del popolo, e tale che rrnda impossibile l'antagonismo alla causa del progresso, è una condizione necessaria alla rivoluzione sociale ». (Scritti, vol. 18 pag. 120). Razionalmente dunque, secondo il Maestro, la questione economica, cioè l'emancipazione delle plebi dalla così detta tirannide capitalistica si impernia sulla questione politica, cioè sulla coslituzione repubblicana dello Stato. Nella filosofia sociale di Mazzini la Repubblica ha carattere e contenuto sociale in quanto deve abbracciare in un principio di eguaglianza l' univer3ità dei cittadini, che costituiscono la Nazione « Rappresenta un principio morale piantato al sommo dell'edificio sociale, una formula d' eguaglianza di tutti, di libertà e quindi di responsabilità di tutti, sostituito all' assurdo concetto che pone l'eguaglianza alla base, il privilegio, l' irresponsabilità al vertice ; - un precetto che dice : gli uffici al merito e alle opere, non alla nascita o al censo, e avvia in conseguenza i cittadini per via diversa in tutti i rami della loro attività ». Nel concetto della mente di Mazzini la Repubblica non è una pura reminiscenza classica tratta fuori dallo studio dell'antichità elleno-latina; non una riproduzione più o meno fedele della Repubblica giacobina del 93, nemmeno un ricorso ai Comuni. Il Maestro convinto che la storia umana non si ripete e non ricorre non poteva accettare la teoria vichiana dei corsi e dei ricorsi, quindi la Repubblica come Egli la desumeva dalle tradizioni sto1·iche del passato e dalle tendenze ideali dell' avYenire - sebbene arnsse il suo addentellato nelle conquiste sociali del passato, non era nè poteva essere una sterile, inane riproduzione delle vecchie forme politiche, ma una forma nuova e viva che, associando le facoltà e le forze di tutti, le indirizzasse ver30 la conquista dell'eterno vero, lascovel'ta e l'applicazione della Legge Morale. E combattendo la teoria politica di Montesquieu, che poneva a fondamento della forma repubblicana dello Stato la virtù, come un vecchio errore che ha falsato in quasi tutte le menti del partito liberale la teorica governativa, riaffermava la sua fede profo'.iida sull'influenza e la missione educatirn delle istituzioni politiche rappresentanti « l' elemento educatore dello Stato e perciò appunto si fondano le repubbliche onde germoglino e si educhino nel petto dei cittadini le virtù repubblicane che l' educazione monarchica non può dare » (Scritti, vol. 6 pag. 382; Mazxini ponendo a base della sua Repubblica l'universalità dei cittadini, associati, con eguaglianza di diritti civili e politici, alt' intento com.une di sviluppare e perfezionare progressivamente le forze sociali e l' attiritit di quelle forze, pensarn giustamente, ammaestrato dall' espe1°ienza della storia, non potersi ordinare a libertà uno Stato quando « una casta, una famiglia, un nome s'assuma dominio sugli altri in virtù d'un prnteso diritto divino, in virU1d'un privilegio derivato daila nascita, o in virtù della ricchezza » perchè teoricamente: « nessuna famiglia, nessun individuo può assumersi esclusivamente il dominio della località o cl'una po1°zionedelle fo1·zee dell'attivit;"1~ociale »

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