334 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Ma indarno, io penso, al marmo suggellato Spiriti nuovi invocherà la gente . Che il verbo dell'amore ba rinnegato. E nostre voci il bronzo non penètra Del gran sepolcro; e là provvidamente Un arte amica ti converse in pietra. ANTONGIULIOBARRILI. LA QUISTIONE ECONOMICA E GIUSEPPE MAZZINI (X MAHZO). Nessuno meglio di Mazzini ha saputo parlarci del Genio, perchè nessuno meglio di Lui lo portava dentro. Quando cadranno spezzate della critica storica futura certe leggende intessute fatic0samente da scrittori cortigiani; quando certe erronee teoriche sociali si evaporizzeranno alla vivida luce degli avvenimenti della storia; quando la storia del mondo che è il giudizio dell' umaniHt, giudicherà. spassionatamente questo secolo nostro di valletti ed eroi;. quando cadrà la benda che chiude gli occhi a quanti brancolano, senza la guida d'un vasto pensiero sociale, in questo periodo di transizione anarchica, e sull'orizzonte di questo attuale stato violento brillerà il nuovo Ye1·0; quando i gover-ni privilegiati, ferra1i sulla duplice l:ase della fo!'za e dell'egoismo, saranno sostituiti dai governi popolari e sociali a base di principii; quando questa stanca società, superata la crisi che la travaglia, troyerà la via maestra per la quale incamminarsi, Mazzini sorgerà gigante nei secoli e il suo pensiero costituirà la sintesi probabile del progresso sociale. Egli non fu l' uomo d' un sistema. Non si affannò a costruire pazientemente un qualsiasi edificio sociale, entro il quale comporre nell'a1·monia, nella pace, nella felicità e nel benessere l'umanità, non arricchì il cielo sconfinato dell'utopia d'una nuova Atlantide, d'un::? novella !caria. Sapeva che i sistemi uccidono la spontaneità sociale; che gli edifici, per quanto vasti e comodi, debbono adat_ tarsi ai bisogni delle società, non questi a quelli ; eh e vano tentalivo è quello di voler creare di rnna pianta una nuova società; che l'umanità vive di libe1·tà come noi viYiamo d'aria e di luce, ed è e sa1·à rnmpre ribelle a disegni fatti e costruiti a p1·iori. Non fu esclusivista, non dottrinario, non settario. Accennò dall'alto della sua profonda intuizione storica delle tradizioni umanitarie la Yia sulla quale, probabilmente, correrà nell'avvenire la storia del mondo; tracciò le linee generali dell'uma11it;'1 futura, di questo gl'andioso esercito di milioni in marcia continua per la scoverta e l'applicazione della Legge Morale. « Oggi, sc1·iveva il Maestro, - e mi basta affermarlo perchè i segni abbondano innegabili - ad ogni uomo che guardi pensoso, albeggia una terza Epoca, l'Epoca della vita collettiva, dell'Associazione, dell'Umanità. I sommi interpreti di questa vita saranno enti collettivi. Popoli costituiti dalla coscienza del nuovo fine in Nazioni» (Scritti·, vol. 12. pag. 121-22). Oh quanto e come impallidisce davanti a questa grandiosa concezione d'un'Epoca sociale futura - in cui agli individui storici, ai Geni individuali sottentreranno i popoli storici e il Genio collettivo dell' Umanità - la teoria storico-individualistica degli Eroi propugnato dal Carlyle; degli uomini rapp1·esentativi propugnata da Emerson, o la teoria dei superuomini, messa in moda da Federigo Nietzsche! I socialisti di corta vista, i quali senza· forse aver mai letto gli Scritti di Mazzini, combattono il 1·epubblicanesimo mazziniano con maggiore accanimento che non impiegano a combatter.e il monarchismo conservatore e progressista, rimproverano il Maestro d'essersi rinchiuso entro una concezione meramente politica, non che di aver trascurato la questione economica, che secondo il loro modo di vedere primeggia sulle altre. I socialisti dimenticano che nel concetto della mente di Mazzini la quistioue della redenzione delle plebi si presentava in tutta la sua universalità come questione morale, come questione politica, come questione economica. Egli sin dal 1841, rivolgendosi agli Italiani dal suo esiglio di Londra, sull'Apostolato Popolare ammoniva: « L'Europa è in fermento per l'Eguaglianza come un tempo per la Libertà. Davanti alla grande questione se l'umanità sia naturalmente, permanentemente, divisa in due schiatte, l'una ristretta a pochi, destinata a sviluppare liberamente, e per utile proprio, tutte quante le facoltà che Dio ha messe in germe nell'anima umana; l'altra, numerosissima, destiaata a sviluppare solamente, e a benefizio di quei pochi, alcune delle forze fisiche che la creatura possiede: - o se l'umanità consiste d'una sola schiatta, creata a formare un giorno una sola famiglia d' Eguali, associati liberamente in uua fede di Dovere e d'Amo1·e,per dare, coll'opera comune, pieno sviluppo alle facoltà morali di ciascun individuo, e tutta la possibile attività alle forze di produzione esistenti nel globo, distribuendone i frutti secondo i bisogni, i meriti ed il lavo1·0 - tutte le altre questioni hanno perduta la loro importanza». (Sc1·itti. vol. f3 pag. 2-12-L-'l). Or a me pare che i\Iazr.i11ni on poteva enuncial'e
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