332 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI vergine che non sa le perfide malizie del mondo o sapendole non le cura. Egli camminava, anche lasciando per via a brani l'anima sua sanguinante, camminava verilo la gran meta luminosa della repubblica che per lui non era un semplice mutamento di ditta. Chi combatte il suo pensiero non lo sa: chi lo combatte non interpreta e forse non sente tutta l'anima, tutta l'intima aspirazione della stessa umanità nel passato e nel presente. Chi lo combatte o lo nega certamente non ha verun istinto profetico. Nessuno fra gli italiani moderni ebbe uno sguardo di aquila come il suo. Il suo genio divinatore fu pari all'amor suo. Egli fu, pii1 che un grande studioso di sistemi politici e sociali, la stessa cooscienza dell'Italia ridesta a' suoi nuovi destini, e sovente parve e fu la voce tonante della stessa umanità contro tulti i tiranni. li conspiratore amava le lettere e le arti, nè in mezzo all' immenso lavorio di organizzazione dimenticava i vari studi politici e sociali. Non era certo monotono, nè arido, nè oscuro, nè chiuso in una sola cerchia dello scibile umano. Non viveva pP.r una fazione. Eppure tutti gli sforzi di tanti buoni italiani eran diretti specialmente a descriverlo come un settario! Il ferocissimo regicida, come i libellisti dinastici lo dipingevano, passava spesso la sera sul bello e malinconico lago cantando con sottile e soarn voce di tenore romanze italiane, accompagnandole con · la chi1arra ch'egli suonava asrni bene. All'intorno, nella barca appena cullata dalle onde, le liete risa de' fanciulli degli ospiti suoi tenevano bordone al suo canto. Intanto la diplomazia tremava, e lo cercava: forse pensando, come talora pensò, a disfarsene. Nessuno esercitava un fascino potente come lui coi meravigliosi occhi eloquenti. Nessuno sapeva conYersare come lui conversava. Tutti a lui erano a~sai in_feriori : Saffi spesso con lui competeva in dottrina: Cattaneo, sebbene tanto erudito, nel conYersare pareva vinto dal fulgore della parola sua: Quadrio, sì forte nella polemica, finiva col cedere, specialmente se ferito da qualche frizzo come il maestro suo sapeva fare con arguto spirito ed attica eleganza. Nessuno scriveva, improvvisando, come era suo costume. Egli talora dettava, nè toglieva mai una parola: :n caso ne aggiungeva alcuna. Il bellissimo scritto Dal Concilio a Dio, il più importante cli quanti sono stati scritti in questi anni sulla ques1ione religiosa sì trascurata dal nostro popolo, fu scritto in due notti sotto la sua dettatuea, e nello stretto margine del manoscritto egli aggiunse appena qualche parola. Ma non aveva tempo di scriYere molto su argomenti speciali: la corrispondenza gli toglieva ogni libertà di studio: egli era stato. costretto a soffocare la sua passione pe~· le lettere~ era stato anche costretto a trala_sciare di quando in quando i suoi studii di economia. Ho visto in un suo albo di note alcune osservazioni intorno ai vari economisti a cui egli fa rimprovero di tener sempre. conto della produzione, fra i vari elementi del la, voro, e mai o quasi mai del produttore. Egli spesso scriveva di queste note e riassunti di studi speciali in piccoli albi. Uno di questi fu a me, donato: vi sono pagine bellissime, sono pagine di brevi appunti, alcuni su Trieste ed altri sul!' emigrazione de' nostri fanciulli girovaghi, alcuni sulla storia dei Papi ed altri sulla questione d'Oriente~ Egli non si chiudeva nelle biblioteche ma guarda, va ai più lontani orizzonti del mondo intero. Egli viveva per l'umanità, e specialmente là dove il gelo. della morte assiderava le membra di questa o di quella nazione, concentrava il fuoco dell'anima sua. perennemente giovine. Egli lanciava qua e là scritti che parevano frecce arroventate, preparaYa proclami, disegni e piani di battaglia, sfidava tiranni potenti da quel semplice. asilo tranquillo cinto di fiori, tutto profumo e sorriso. Egli ripeteva anche mille volte al dì, in_ quell'età di tenebre, la parola repubblica, mentre. alcuni oggi per timidezza puerile o per calcoli indegni non osano proferirla, oggi che dovrebbe. echeggiare per la dignità di un popolo dalla più alta cima delle Alpi all'estremo lembo delle nostre. spiaggia marine. Egli discuteYa della questione sociale e ne scriveva anche quando le sue parole stesse erano ignote o incomprese a giovani e a vecchi, e quando sem, brava una grande eresia essere un semplice economista della scuola lombarda. La sua repubblica è counatu1·ale al problema sociale: la sua repubblica vive col progresso stesso, ed integrata dalle dottrine sociali si fa. empre pit'1 alta e luminosa. Egli, che fu detto fdzioso e settario ed invidios~ e non so che altro, egli che fu accusato come un monaco che si 1'eITi entro il prop1-io santuario e non voglia alza1·e gli occhi oltre le siepi del proprio orto, e non senta nè inspirazione dai cieli nè voce alcuna dalle famiglie Yicine, egli chiamava tutte le. democrazie con le loro varie divise a darsi la mano. Le sue parole sembrano le grida affannose di un Aglio che sappia o vegga la madre in pericolo. E.. la madre sua è là dove l' umanitit sanguina. Egli guarda a Roma o alla Grecia con la stessa affettuosa e tormentosa passione. Egli sludia con lo stesso amore il problema 01-ientale come il problema nostro. Non vedete come son miopi e vili tutti i diplomatici europei? Solo chi ha genio e cuore.. non è vile nè t1·i~to. Ecco i nemici supremi, per lui~ il Papato, e i due imperi, l'Austriaco e il Turco ..
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