330 .RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI cezza. Lo scarno e livido dovere gli prolungò di alcun anno l'esistenza, sfabbricata da malattia insidiosa. Solo la mente, che pareva tessuta dalle Parche con fili di diamante e nella quale si raccolse tutta la vitalità di lui, ripigliò negli ultimi mesi vigoria giovanile e folgoreggiò di vivida luce sino al minuto in cui si spense. . Ma la insanabile mestizia non proveniva dalla malattia; imperocchè la sventura gli fece, come dicevagli un dì il Guerrazzi, l'animo di metallo. Non proveniva dal ricordo del carcere di Savona, del novissimo di Palermo ove Medici il benamato si costituiva carceriere spontaneo, delle due sentenze di morte, della lunga proscrizione. dl3lle nere. calunnié onde fu retribuito da quella casa che egli aveva predestinata alla corona di torri, da quel partito che raccolse ciò che egli aveva in gran parte seminato: la persecuzione e l'ingratitudine dei beneficati lo ritempravano. Non proveniva dalla mancata repubblica nella costituzione del!' Italia, imperocchè egli non dubitava che sulle transitorie forme del presente essa sarebbesi stabilita quale forma finale e perpetua. Non proveniva dalla sua forzata esclusione dal governo: gli fermentava iii petto smisurato l'Mgoglio delle sue dottrine (ciò che formò la sua grandezza), non per vulgare voluttà di comando o per meschina vanità personale, ma per la certezza che accettate e applicate, avrebbero ritemprato l'Italia: la sua ambizione era gloriosa. Proveniva dal quotidiano e crescente allontanarsi delle intelligenze dalla sua fede; dal progressivo 'sviluppo della filosofia positiva e delle scienze sperimentali, che. sommergendo, in avviso di lui, l'Italia nel materialismo, le impedivano l'unità morale, l'unità intellHttuale e la missione della terza vita. Sull'orlo del sepolcro esplose dal suo petto affannoso l'ultimo grido d'angoscia, la novissima protesta, nello scritto contro l' Internazionale, nella critica sulla Réforme intellectuelle et morale di Rénan. Poi, avvolto nella bandiera della Giovine Italia, morì. Ma ciò ch'egli credeva degenerazione e decadenza non è in fondo che la evoluzione storica della sua dottrina. Ei deduceva da punti fissi e ne traeva le leggi. Ora s' induce dai fatti e si sale con· ala indefessa agli ideali. Dal vero, la bontà, e la bellezza. Cultore della filosofia sperimentale e repubblicano federalista, m'inginocchio davanti al suo feretro. Mazzini e1·a un santo. ALBERTO MARIO. La Rivista Popola1·e di Politica Lettere e Scienze sociali esce il 15 e il 30 d'ogni mese, in fascicoli di 20 pagine in 4' grande. ----- Spedire Yaglia o Cartolina-Vaglia all'on. Dr. Napoleone Colajanni Roma. MORTO? Giuseppe Mazzini proclamava chiusi con lapo. leone e Byron l'epoca dell'individuo, il ciclo cristiano, il cui frutto sarebbe stato riassunto e' assicurato nella Dichiarazione dei diritti dell'uomo; aperta oramai l'epoca sociale. Egli evocava l'antico grido italiano popolo, popolo, e respingeva la dottrina degli eroi del suo amico Carlyle, secondo la quale la storia sarebbe l'opera di alcuni potenti per forza o per genio, seguiti inconsapevolmente dalla folla. Si può, si deve anatemizzare questa dottrina egeistica, sconsolante, che assume aspetto morboso presso i Nietzsche e i D'Annunzio, e ritenerla, con Mazzini, propizia al cesarismo, depressiva anzichè elevatrice dell'umana natura. Ma quando ci facciamo a considerare l'opera e la mente d' uomini come Giuseppe Mazzini, per quanto l'oncia larga e piena del positivismo ci abbia mondi e spogli d'ogni scoria cli feticismo, non possiamo sottrarci a un senso di ammirazione, come davanti a qualche cosa cli sovranamente superiore. loi ci sentiamo davanti a uno di quei tipi in cui l'umanità si afferma nella sua più nobile espressione, a un rappresentante della specie in tutta la sua potenza intellettuale e affettiva. Non è il sognato superuomo (l'uomo soprannaturale, fratello dell'uomo allo stato di natura, poichè è di tali astrazioni che pare si compiaccia ogni scorcio cli secolo), è l'uomo nella sua interezza: ecce homo. E comprendiamo il fascino esercitato non soltanto sopra una schiera non volgare cli intimi, sopra uomini e donne di coltura e sentimento squisito, ma _sopra le masse profonde, che in Mazzini, più o meno inconsciamente, istintivamente, idoleggiavano, rispecchiate quasi in foco, le proprie doti miglioFi innalzate ad altissimo grado. È il genio alleato alla virtù: il di'>tintivo che Mazzini additava al popolo perchè discerne~se i suoi migliori da porre alla sua testa. La sventura, il sacrificio non fanno che projettarvi maggior luce ai simpatia. . Il genio, sublimazione della natura umana, è tale spettacolo che rapi-,ce, al pari dei più grandi spettacoli della natura fisica. È il miraculum nel senso latino. Vi veda chi vuole l'effetto di degenerazione, di cleYiazione dalla normalità psichica, anzichè la manifestazione di un ordine e di una armonia snperiori. Mazzini resta, in tanto oblio e rovina turbinosa d'uomini e di cose, perché spirito eminentemente sano ed equilibrato. Pensiero e azione è una delle sue formale predilette, e la sua vita ne è l'incarnazione. Egli è lingua e spada, per usare un'immagine di 'l'omaso Campanella. 11 suo apostolato
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