Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno II - n. 16 - 28 febbraio 1897

RIV'ISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE ESCIENZE SOCIALI 203 provvisa ; non a noi che ne seguiamo le manifestazioni intellettuali da molti anni e che intravvedemmo la sua odierna evoluzione nell'opuscolo: Bases et necessité d'une organisation. Se gli auarchici in Italia fossero numerosi il distacco del Merlino potrebbe esercitare una influenza sulla parte che gli elementi democratici prenderanno nella prossima lotta ; non lo sono, e quindi l'atto non ha che l' importanza che gli viene dal valore intellettualtl e morale di chi lo ha compiuto ; questo valore non è poco e se ne devono compiacere, perciò, quanti vogliono vedere farsi più _ numerosi i sostenitori delle cause giuste e dei giusti metodi. Si dica ancora anarchico il Merlino, ma quanti hanno senno plaudiranno alle sue osservazioni contro gli astensionisti, che non colpiscono soltanto gli anarchici, ma anche gli ultimi avanzi del mazzinianismo braminico ; e plaudiranno ancora alle con- -siderazioni accennate contro i bugiardi dispregiatori delle forme e delle quistioni politiche, che per voler troppo raggiungere la quintessenza delle cose finiscono coll'essere gli ausiliari più utili dei governi cattivi ed antipopolari. Il Merlino infatti scrive questo periodo, che noi accettiamo alla lettera e dovrebbe essere meditato nel presente momento elettorale : « É risaputo che i socialisti, in lotta coi repub- « blicani e coi democratici, hanno sostenuto per « molti anni, e molti di essi sostengono tuttavia, « che le forme politiche sono di nessun valore, che « tanto vale la monarchia quanto la repubblica, e « che le libertà sancite dagli statuti sono una lustra, « perchè chi è povero è schiavo. « La questione sociale - si è detto - è tutta « nella dipendenza economica degli operai dai pa- « droni : scalziamo questa, e la libertà verrà da sè. « Questa è una grande verità. Le libertà poli- « tiche sono, ma chi pon mano ad esse ? Chi pu6 « esercitarle davvero sotto il regime attuale? Non « può essere politicamente libero il popolo, se è, « economicamente, schiavo. Ma, se le libertà poli- « tiche e costituzionali hanno molto minor valore « che generic~mente non si crede, non segue che " esse non servano affatto. Servono tanto che il " governo ce le strappa con intendimento di ri- " ta1·dare l'emancipazione della classe operaia. " Dnnque esse hanno un valore innegabile. » In ogni battaglia elettorale importa, se non vuolsi combattere disordinatamente, e forse inutilmente, conoscere e possibilmente predeterminare il terreno su cui si deve impegnare la lotta ; un programma, che in queste occasioni chiamansi piattaforma; è indispensabile quando esistono partiti politici e non aggruppamenti amorfi - e peggio che amorfi : vivificati solo da ambizioni puerili, da competizioni di campanile, da loschi interessi personali. La disorganizzazione politica è a tale tra noi, che in realtà nella lotta il programma è quello che conta meno. Ad ogni modo gli uomini del governo e la così detta opposizione di Sua Maestà sogliono anche tra noi fare, per decenza, alcune promesse - colla decisa intenzione di non mantenerle - che additano ai minchioni come i capisaldi della loro piattaforma. Mentre scriviamo ignoriamo quale sia il preciso pensiero del Ministero; e molto meno conosciamo quello della oppo~izione costituzionale; poiché non possiamo prandere per programma nè i discorsi di alcuni Ministri secondari, né gli sproloqui di alcuni giornali guerrafondai. In mancanza del vero programma del ministero si hanno le notizie e le propalazioni degli ufciosi. I quali fanno intendere che c'è accordo perfett_o tra l'on. Di Rudinì e l'on. Cavallotti; tra il primo e l'on. Giolitti. Non si dice con pari sicurezza che l'intesa sia completa tra il ministero e l'on. Zanardelli, perchè questi si tiene in disparte. Tali accordi, se veri, darebbero un' apparenza di ragione all'opposizione, che deride il nuovo confusionismo peggiore dell'antico tras~ormismo. Non si può negare, però, che la vita politica è tanto scaduta che un' intesa, ad esempio tra l'on. Presidente del Consiglio col Deputato di Corteolona ; sarebbe possibile ed anche benefica pel paese se con pari lealtà fosse stata stabilita dalle due parti. L'accordo sul riavvicinamento colla Francia sulla politica doganale, sulla quistione morale, sull'Africa, sul ritorno alla legalità se non ad un regime veramente liberale, sarebbe desiderabile e darebbe frutti eccellenti. E forse l'accordo è sincero sui primi due punti; non lo è sul resto. Si poteva credere che l'on. Di Rudinì avesse in animo di portare a giusta soluzione la quistione mor-ale: ma egli ciurlò nel manico nell'affare dei terremoti e dovesse ricevere una lezione di correttezza da un suo dipendente - dal Senatore Astengo; ed ora l'on. Cavallotti fa mostra, di una insolita ingenuità, severamente giudicata anche da intimi amici suoi, sperando di spuntarla su quella quistione morale, che costituisce la sua più grande preoccupazione. Per l'Africa l'on. di Rudinì, crediamo che di poco dissenta del radicalismo parlamentare; ma avrà il coraggio di parlare e di agire come pensa? Non lo crediamo. Egli subirà l'influenza della Corte, che lo farà parere caratterizzato da quella mancanza di coraggio morale, che lo Standard crede che sia una seconda natura degli uomini cli Stato in Italia. Ma il dissenso è ineliminabile nella politica interna, e ne convenne in una intervista lo stesso

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