302 RIVISTA. POPOLARE DI POLITICA.LETTERE E SCIENZE SOCIA.LI stero, e come la Maddalena del Vangelo, si atteggiò a convertita e si chinò per ungere i piedi del Messia parlamentare che giungeva in tempo a cancellare il suo peccato originale. » Meglio della nostra consorella non avremmo potuto fare l'orazione funebre dei moribondi di Montecitorio ; di più avremmo potuto aggiungere, a discarico di coscienz,i,, che non è giusto lasciare tutta all'on. Crispi la responsabilità dei luttuosi avvenimenti d'Africa: essa va divisa, almeno in parti uguali, tra il Ministro e i deputati. Dopo tutto questo po' po' di male operato dalla Camera passata se si possa dire colla Corrispondenza Verde ch'essa « visse senza gloria e senza infamia » lo dicano i nostri lettori. Il nostro giudizio sarebbe assai più severo. La opportunità è un elemento essenziale della politica; epperò è necessario indagare se, ora come ora, c' è una ragione sufficiente per lo scioglimento e per la convocazione dei comizi. Che questa ragione ci fosse all'indomani di AbbaCarima, nE:ssuno lo nega, e si conviene anche ..dai più, che allora poteva farsi appello al popolo sopra una grande quistione: quella dell'abbandono o del mantenimento della Eritrea. La democrazia - in tutte le sue gradazioni-non avrebbe desiderato di meglio che il paese fosse stato interrogato sotto la impressione degli avvenimenti di Africa. Se non lo fu, non può farsene colpa all' on. Di Rudinì, che allora era bensì il Presidente <lelConsiglio, ma sotto la tutela dell'on. Ricotti. E poi si dimentica che allo stesso on. Di Rudinì, monarchico sincero, non poteva convenire ciò che conveniva ai repubblicani ed ai socialisti? Inoltre; se l'on. Ricotti e l'on. Di Rudinì si fossero mostrati più preoccupati dell'interesse nazionale anzichè degli interessi dinastici, essi avrebbero dovuto sempre fare i conti col Capo dello Stato ; e il Re, è risaputo, che all' indomani di Abba-Garima, non avrebbe mai accordata la facoltà dello sc\ogliment0. A spiegare la sua riluttanza non occorre fare intervenire la suggestione di una Maintenon o di una Pompadour ; basta ricordare che per le solenni parole fattegli pronunziare in Napoli in occasione della partenza delle truppe, le elezioni fatte esplicitamente e direttamente sulla quistione di Africa avrebbero nettamente posta in discussione la monarchia. Contro la opportunità delle elezioni in questo momento si adduce la indifferenza colla quale vi si prepara il paese. Perchè l'argomento possa passare per buono occorrerebbe che coloro, i quali lo accampan<', ci sapessero dire in quale occasione questo nostro paese è uscito dal suo abituale torpore ; e sì che di occasioni, nelle quali avrebbe dovuto farsi vivo - dagli scandali della Banca Romana, agli avvenimenti di Sicilia, alla questione morale, alla tragedia africana - ne ha avute! Tutto sommato, dunque, tenendo conto che la Camera moribonda nacque da una violenza e visse malamente, si deve desiderare che essa scompaia al più presto possibile e che dell'imminente decreto di scioglimento si dica : meglio tardi che mai! * A spiegare l'apatia del paese e la mancanza di agitazione per le imminenti elezioni, si accennò un motivo, eh' è reale e che perciò esaminiamo a parte. Si dice : il paese è indifferente perchè il parlamentarismo è discretato e non suscita interesse e simpatie ; perchè dal parlamentarismo non si aspetta alcun. bene e si teme molto male. Tutto questo è vero ; e noi torniamo a deplorare che così sia. Non è il momento di dare addosso a coloro che per le colpe e per gli errori di un Parlamento intendono condannare il regime rappresentativo ; oggi ci limitiamo a riprodurre un parere su cui richiamiamo tutta l'attenzione dei nostri lettori. « Io credo che noi, scrive Saverio Merlino, com- « battendo ad oltranza, come abbiamo fatto, il par- « lamentarismo, ci siamo data la zappa sui piedi : « perchè abbiamo contribuito a creare quest'orri- « bile indifferenza del pubblico per il sistema par- « lamentare non solo, ma anche per le libertà « costituzionali, sì che il governo ha potuto impu- « nemente violarle senza che un grido solo di « protesta siasi levato dai figli di coloro , che « dettero la loro vita per conquistarle. « Il parlamentarismo non è la fenice dei sistemi « politici : tutt'altro ! Ma per pessimo che sia, è « sempre migliore dell'assolutismo, al quale noi a « grandi passi ci incamminiamo. . « Il parlamentarismo, infine, non ostante i suoi « inconvenienti può essere adoperato come stru- « mento di lotta : esso non è un principio, ma un « mezzo. » Questo giudizio, che abbiamo più volte enunziato, acquista singolare importanza dal fatto che esso non può riuscire menomente sospetto : viene da chi non è stato deputato e non desidera divenirlo perchè egli - illogicamente - vuol essere elettore, ma non eletto. Fermiamoci un momento su questa giusta affermazione del Merlino ; è quella di un anarchico, che dagli studi severi e dall'esperienza della vita è stato condotto a modificare le proprie idee, e le ha modificate con tanta sincerità, che il suo compagno di esilio Enrico Malatesta, che serba l'antica fede e la nota intransigenza antiparlamentare degli anarchici, gli ha risposto senza l' acrediue, che si adopera contro i transfughi, contro i rinnegati. A molti l'evoluzione del Merlino è apparsa im-
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==