RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIA.LI 317 malmente perfetta: come, ci chiediamo, qualcuno può correre ancora dietro a ideali di a1·te formale? come può non essere ideale di tutti l'unione di questi due elementi, che ci da~ebbe l'arte intimamente e formalmente elevata che noi invochiamo con tutta l'anima? Gli esteti avranno ben meritato di essa persuadendo che si possono avere i più alti sentimenti e idee e ideali senza essere artista, ed è qui l'anima di verità della loro dottrina, ma essi hanno dimenticato che, dato il carattere specifico dell'arte, cio~ il bello, essa è tanto più alta quanto più e più alti sentimenti e idee e ideale riveste di più alta bellezza; e non possono quindi p1•etendere che la loro sia quell'arte veramente aristocratica che invochiamo per noi e anche per i molti. Sì, per i molti, poichè, si noti, quest'arte superiore che nessuno confonderà con la cosidetta arte democratica, quest'arte che può essere solo di pochissimi e fatta per essere compresa e apprezzata solo da pochissimi, nello stesso tempo che è più veramente e superbamente aristocratica dell'arte degli esteti, è msieme in un certo senso più democratica di questa, cioè può e.,sere più facilmente non compre~a, nè apprezzata, ma almeno sentita se non da la folla da quel pubblico più o meno intelligente che ride dell'arte degli esteti, può imporsi ed agire su di esso. Ed è questo, credo, quello che, con la contraddizione in termine dell'arte per la folla, domandano gli apostoli dell'arte democratica, è questa l'altra anima di verità da aggiunger3i a quella degli esteti già trovata: si domanda cioè un'arte che, invece di informarsi all' odi profanumo a l'horreur du bourgeois, si ispiri al nihil humani a me alienum puto, un'arte che, per essere altamente umana e superumana (non nel senso di essere una negazione dell' umana, ma bensì questa stessa elevata a maggiore intensità e potenza del comune) possa essere non ·compresa e • apprezzata ma sentita anche da quelli per cui non è fatta e in genere possa imporsi su tutti quelli che hanno qualcosa di umano nel senso non puramente biologico della parola. Non so se questo sia sotto l't,sagerazione delle frasi nei voti degli apostoli dell'arte democratica: certo r1uest'arte, la si chiami domocratica o aristocratica o come altrimenti si voglia, e nei voti di tutti ed è richiesta dai tempi: a chi non se ne sente capace non diremo col poeta di andare alla striglia, diremo solo: fate della critica come la facciamo noi, l'arte, siatene certi, non ci perderà nulla. PIETRO FONTANA. Cronaca Politica. I gruppi coalizzati e le elezioni - La ,limanda di Amleto - Proqramma Africano - Filellenismo - I dervisci - Il lotto. ,.. Le complica;zioni che offuscano in oriente questo già greve e grigio orizzonte della pace armata europea, ànno una tal quale ripercussione nella nostra vita politica. Il giorno 11 e 12 febbraio Montecitorio è popolato più del consueto. Molti deputati corrono a Roma alcuni anche con la speranza che gli avvenimenti orientali obblighino il governo a riconvocare la Camera. Ma il Governo è deciso a indire le elezioni, e i bene informati sostengono « checchè avvenga in 01•iente >; e si dice anche l'on. di Rudinì tenga fermo sulla data del 21 marzo per la convocazione dei comizi, visto l'atteggiamento che vengono assumendo i gruppi coalizzati. A questo propos:to, la Gazzetta del Popolo di Torino, stampa nel suo numero de' 13-14 febbraio che le pretese dei gruppi coalizzati superano i limiti del credibile, e siccome il governo trovasi nella impossibilità assoluta di seguirli nelle loro imposizioni, cosi spuntano già i sintomi di rivolta e minacciano di voltare le armi contro l'on. di Rudini portando la scissione nel campo suo. Si parla di parecchi collegi, dove i coalizza ti presenteranno candidature contro quelle ministeriali. Insomma tutto accenna ad uno sfasciamento della pentarchia. In fondo il Governo vorrebbe uscir presto dal pelago elettorale, ma nel Consiglio dei ministri dt:l 21 febbraio si delineò la tendenza a indire i comizt per il 4 d'aprile. Si sa ancora che il Presidente del Consiglio non pensa più a far precedere il decreto di scioglimento dell;t Camera da una relazione dei ministri al re. Il programma agli elettori sarà appunto in una lettera del di Rudinì a quelli del suo collegio. A quel che ne dicono alcuni che ànno avuto modo di leggere il documento così atteso, il programmJ. risguarderebbe tutte le questioni importanti che in que~to momento interessano il paese: l' Affl'ica, e la finanza, l'esercito e la marina, la riforma amministrativa, scolastica, giudiziar;a, ecc. Se il pc,polo italiano a vessa un tantinello della pazzia di Amleto chiederebbe al governo: « Che cosa credete sia più facile, suonare me o un flauto? » Ma i buoni italiani si faranno suonare anche questa volta, come sempre. li marchese di Rudinì -- a quanto affermano -- dirà nel suo programma che il bilancio è in pareggio ... ma a patto che si faccia una politica d1 raccoglimento. Fa1·la! ecco la quistione, e mentre il paese vor1•ebbeuna pnlitica d1 raccoglimento, il marchese parla soltanto di raccoglimento in Africa. A-::cettabilissimo, ma insufficiente. Una politica di raccoglimento, sul serio, non può venire oggi, che da un gran tatto e da una abilità sconfinata nella politica internazionale. In Africa si disegna una lotta tra la duplice e la triplice, e si ombreggia del trattato franco-russo-ab·s. sino, e riverbera sulle alpi e sul mediterl'aneo. Che farà il nostro Governo? Il programma del Rudini, non parla dell'abbandono dell'Eritrea, ma dichiara quali con~eguenze verrebbero al bilancio e alla nostra economia da una permanente occupazione della colonia, e gli argomenti, sono tali da dare perfettamente ragione agli anti africanisti. Ma, allora? * Per ii resto la politica tace, nell'aspettazione dei comizì e tra le ansie pe1· il commovimento orientale. I giornali occupano le loro colonne con polemiche
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