Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno II - n. 16 - 28 febbraio 1897

316 RIVISTA POPOLARE DI .POLITICA.LETTERE E SCIENZE SOCIALI a plus do rapports, plus de sympathies et plus d' éohanges avec un onsemble d'autres organesétroitement associès eutro eux (legge di centralizzazione dello I-Iaeckel): gli altri ricordino le parole con cui Goethe consigliava a gli artisti di riempire il cuore, l'intelligenza e l'anima di tutte le passioni e lo questioni e gli ideali del proprio tempo: « e il capo lavoro verrà », soggiungeva; e veramente cosi sono venuti i grandi capolavori dell'arte: la Divina Commedia e il Faust, il Prometheus e la Comédie humaine. In verità d·egli argomenti degli esteti in favore · dell'arte formale e esclusivamente individuale uno solo è valido ed è che è assai difficile assumere idee e ideali a materia d'arte conservando intatti i diritti della bellezza e senza cadere nell'arte tendenziosa, in cui gli scopi morali e sociali non si subordinano ma si sovrappongono allo scopo estetico supremo: e che è assai difficile fare una rappròsentazione della gran vita sociale sub specie aeternitatis e col marchio della propria personalità. Ciò significa che è più difficile essere artisti che esteti e più difficile far dell'arte che delle chinoiseries: ma è questa una buona ragione per proclamare ideale l'esteta e le sue chinoiseries ? Queste sono per tutti verità degne del signor di La Palisse e a ripe-terle si prova quasi vergogna: più interessante è vedere percbè non siano tali anche per i cosl detti esteti, quale sia cioé l'origine psicologica e sociale delle loro idee: questo è del resto il miglior modo di dimostrarne la vanità. Vediamo. Nella prima metà del secolo, in quel periodo meraviglioso, in cui dopo un momento di sosta la borghesia si lanciò a dare l'ultimo colpo al vecchio mondo sociale e ideale e a compiere la creazione del nuovo a cui lavorava da secoli, in quel grande periodo in cui da una pa1te si spezza vano le vecchie forme economiche, si rovesciavano le vecchio sovranita, si minavano le vecchie credenze religiose e metafisiche e dall'altra si fondavano la grande industria e il commercio internazionale, gli stati nazionali e i reggimenti democratici, e si gettavano le basi di tutte le scienze da la geologia a tla sociologia e si dava con le grandi dottrine del positivismo e dell'evoluzionismo, del socialismo e del realismo quell'indirizzo al pensiero umano che dura ancora e durerà chi sa sino o quando; in quel periodo di grandi depussioni, di grandi preoccupazioni, di grandi prob:emi, di grandi ideali religiosi, filosofici, morali, politiri, sociali si era avuta una vera aristocrazia di artisti e un'arte veramente aristocratica, i cui capolavori sono il Faust e il Prometheus i Promessi Sposi e la Legende des siocles. ì' erso la metà del secolo il moto ascendente della borghesia ha fine col suo trionfo o la sua duplice g1•ande opera è finita: donde naturalmente un periodo di stasi e insieme quasi subito di degenerazione: socia]~ con gli orrori della concorrenza e del capitalismo, politica con la corruzione del parlamentarismo, morale con la corruzione della moralità pubblica e privata, persino intellettuale con l'arresto del gran motr, sptculati vo o il trionfo di un miope positivismo: è stato un periodo senza grandi problemi, senr.a grandi ideali, un crepuscolo, una notte quasi dell'anima indi viduale e sociale. Anche l'arte naturalmente soggiacque. Una parte degli artisti si volse a riprodurre con simpatia o con disprezzo il mondo nuovo che aveva sott'occhi e furono i realisti, i veristi, i naturalisti e, poichè questo non era un gran mondo, la loro non fu una grande arte. Altri invece volsero sdegnosamente il viso da questo mondo borghese e democratico della fredda scienza analitica, della grande industria e della sovranità popolare e ruppero con esso ogni rapporto e si ritirarono nella famosa tom· d' ivoir: e furono i parnassiani e i decadenti e gl'impressionisti e i preraffaelisti e i simbolisti. Credettero così di elevarsi e non fecero che tenersi in disparte e distinguersi da gli altri, rimanendo a lo stesso livello o anche più in basso: le grandi forme di vita spirituale del periodo precedente erano morte per tutti e la loro vita e la loro arte fu piena dei loro piccoli sogni d'amore e di lusso, di bellezza e di voluttà: fu una vita e un arte assai indi~iduale, ma appunto perciò infinitamente vuota. E qualcuno parlò di decadenza: ma i più per una tendenza naturale dello spirito umano idealizzarono sè e la propria a1te e, poichè si è avvilita la parola aristocrazia sino a farle significare quanto vi è di più inutile e meschino nella sua dissomiglianza dal comune, essi a buon diritto si dissero aristocratici e aristoc1•atica la loro arte. E poich~, per l'infinita nullità del contenuto di quest'arte a tutti comune, unico elemento distintivo rimaneva l' elabo1•azione estetica e formale, si giunse naturalmente a la dottrina degli esteti, per cui questa sola e da tenersi in conte, nell'appreziare l'opera d'arte: la posa e l'affettazione poi fecero il resto e resero di uso corrente quegli assurdi senza senso che abbiamo veduto. Ma i più ornai sentono l'inanità di quest'arte e della dottrina che la idealizza. I tempi sono gi:i, mutati: il periodo di stasi e di letargo è finito: una nuova classe sociale si avanza sul terreno della storia e tutto un nuovo gran moto sociale e spirituale è cominciato. Ed esso trascina ornai molti nella sua rapina: noi viviamo fuori della torre d'avorio degli esteti, viviamo in mezzo al vero gran mondo, in mezzo a la vera società, in mezzo a la vera gran vita o almeno vi partecipiamo in ispirito, la sentiamo ripercuotersi in noi, nel nostro cuore con grandi onda te di forti sentimenti, nella nostra intelligenza con preoccupazioni di nuovi problemi morali e sociali, nella nostra coscienza con aspirazioni e e sogni e ideali, nella nostra anima insomma con affannose ricerche, con entusiasmi e scoramenti, con tutte le forme di una nuova vita fervida, tumultuosa, universale. Questo, tutto questo domandiamo ai veri artisti di trasformarci in bellezza noi che quest'a1•te riflettente le pi(1 alte forme della vita moderna sappiamo purtroppo desiderare soltanto e imaginare. Noi vediamo da una parte un'arte nordica densa di pensiero e di idealità, ma spesso incoerente ed informe, e vediamo da l'altra un'arte vuota, ma for-

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