RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 315 più alta quanto più a quello si avvicina, cioè quanto meno ha di questa. C'è bisogno di confutazione ? Invece bisogna pure rassegnarsi a ripetere alcuni luoghi comuni a proposito di una forma attenuata di questa bella teoria che fa capolino in tutti gli scritti degli esteti; quella per cui si affetta di credere e si vorrebbe far credere che insomma nel giudicare il valore di un'opera d'arte, la substantia, la materia, gli elementi della vita psichica elaborati esteticamente e trasformati in bellezza sono una quantité negligeable è che solo del grado di questa elaborazione si deve tener conto. La teoria, non c' è che dire è comodissima : un sonetto del Petrarca perfettissimo nel suo genere è superiore al Faust che ha potuto nel suo genere esser definito un capolavoro sbagliato e ognuno che è capace di fare un sonetto perfetto ha diritto di credersi e d'esser creduto superiore a vVolfango Goetha: così il Gautier dicendo nei Grotesques che l'artista è solo un artefice e non dt:ve avere più intelligenza di un artefice e saper nulla più del suo mestiere, avrebbe definito l'artista ideale. Ma il Gautier stesso aggiunge che nulla è meno ideale di un poeta, e veramente per il poeta che egli definisce e per l'arte sua non v' é dubbio: questo specialista della forma e quest'arte formale, se non sono altro, lungi da l'essere l'ideale sono appena il principio dell'artista e dell'arte, hanno cioè solo il carattere Si,Jecifico che li dif-forenzia da gli altri uomini e da le altre forme di attività umana, l'uno quella facoltà di elabJrare rnteticamente e trasformare in una thing of beauty gli elementi della vita psichica senza la quale non c'è artista, l'altra quel carattere di bellezza senza cui non c'è arte. Dato questo, il grado di superiorità si misura anzitutto da la maggiore o minore importanza della substantia elaborata e ti-asformata in bellezza, poi da la maggiore o minore perfezione di questa elaborazione; il primo criterio qualitativo serve a stabilire i diversi generi d'arte, il secondo quantitativo il diverso valore degli artisti individui. Lasciando questo sn cui non è questione, avremo dunque tanti generi d'arte quanti sono gli elementi della vita spirituale: un'arte di sensazioni, una di sentimenti, una di idee, ma di quelle forme più alte che sono gli ideali e le vVeltanschauungen dei tedeschi, e, come vi è una gradazione ascendente da la sensazione a queste ultime forme, così vi è da l'arte sensoriale a la sentimentale, da questa all' intellettuale, a quella che per intenderci diremo ideale, a quella suprema che tutte le assorbe ed abb1•aceia. Cioè, se vogliamo tornare per un istante a le due formule di cui in principio abbiamo visto 1' identità generica, l'ideale dell'arte è l'arte pel bello, ma pel bello intellettuale, morale, ideale di fronte a quella pel beJlo sensoriale o sensuale o formale: è l'arte per la vita, ma per la vita della intelligenza, della coscienza, dell'anima profonda non per quella dei sensi e delle forme inferiori del senso e del sentimento. Cioè ancora l' ideale dell'arte non è, come tanti hanno affettato di credere dal Baudelaire in poi, quella che esclude ogni elemento intcllettual~ morale sociale e ogni carattere di verità di moralità di idealità, ma proprio il suo opposto, quella che più accoglie di tutto ciò, quella che più numerose e più alte forme della vita psichica esprime, trasformandole in bellezza : il perfetto arti$ta non è lo specialista della forma senza più, ma a questa potenza di trasformare in bellezza unisce qualcosa degno di tale trasformazione : grandi idee e sentimenti e ideali, una coscienza, un'anima. Ed ora brevemente di quella seconda conclusione degli esteti per cui da l'antinomia vera dell' arte primitiva che si potrebbe dire collettiva e della progredita arte individuale si salta a una pretesa antinomia tra arte individuale e arte sociale e si vagheggia un'arte assolutamente astratta da la società: che, se non fosse una impossibilità, sarebbe la negazione dell'arte. A tutti infatti è chiaro ornai che i due termini individuo e società, lungi dall'essere contradditorii, si suppongono l'un l'altro e che l'individuo è quel che è solo per la società e nella società, donde contro l'individualismo già dominante l'allargaroi del concetto sociologico che già era nel Comte non solo a la biologia e a la sociologia e a l'etica, ma a la letteratura per opera del Guyau, a _la musica col Bellaigue, a la psiche individuale col Roberty e l'Izoulet: l'individue et l'ame sont fils de la cité, sono sopratutto prodotti e fenomeni sociali: ecco l'idea nuova. In secondo luogo tutti comprendono che, se è indiscutibile essere un progresso dell'arte quel processo d'individuazione, per cui l'artista cessa di essere quasi solo la bocca per la quale tutto un popolo parla e l'arte diventa creazione veramente sua, il fiore dell'anima sua; è ugualmente indiscutibile che questo non involge la rottura di ogni vincolo di derivazione e di finalità fra l'artista e l'arte da una parte e la società dall'altra, cosa del resto impossibile: ciò significa invece che gli elementi che necessariamente vengono da l'ambiente a l'artista debbono trasformarsi in lui, diventare ca1·ne della suà carne e s:rngne del suo sa.ngue, fondersi in un tutto organico e nuovo, suo veramente, suo perché è l'espressione della sua personalità. In questo processo consiste l'individuazione dell'arte, e non vi è arte senza essa, e l'arte è tanto più perfetta quanto quel processo è più intenso: ma anche qui oltre l'elemento quantitativo c'è un elemento qualitativo di cui gli esteti affettano o di non tener conto o di rovesciare il senso che esso ha come misura del valore dell'arte: questa e tanto più alta, non quanto più l'artista è astratto da la società e quanto meno la sua arte trae da questa, come essi dicono, ma proprio anche qui al contrario quanti più elementi sono da l'ambiente venuti a subire quella elaborazione estetica che ne fa una cosa dell'art,ista e quanti più sono gli efletLi che trasformati in una thing of beauty sono atti a influire nella società subordinatamente al diletto estetico: così l'artista è tanto più grande quanto più la sua vita indi viduale assorbe della g•an vita sociale ed universale. Chi si diletta di analogie biologiche e sociologiche sa che lo stesso è in tutti i campi e che un « orga11e est d 'autant plus fort qu' il
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