RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 287 , com:enzione fra le potenze europee, è, come s' è già detto molto giustamente, « assurda in sè »- Ancora più pericolosa é quella di un concerto analogo in vista d'una sospensione momentanea, o tregua di armamenti. La pace armata ha di fatti per causa la diflìdanza. reciproca delle i:,otenze. Dapertutto, il militarismo è considerato come una deplorabile, ma in· dispensab:le misu1•a della legittima difesa. E siccome la preservazione dell'esistenza. nazionale é la primordiale funzione d'ogni governo, è logico che tutti gli Stati, credendosi minacciati, provvedono alla loro sicurezza con tutti quei mezzi che sono in loro potere; per conseguenza., è legalmente inammissibile limitare l'ese1•cizio di questa funzione. Ciò è d'altronde ugualmente impraticabile nel fatto. Perchè le differenze esistenti fra le potenze (popolazione, ricchezza, vie di comqnicazione, frontiere naturali, colonie a cui attendere, organizzazione attuale dell'armata) impediscono ogni confronto, e per conseguenza ogni modificazione correlativa, del loro stato militare. Quanto a una tregua a scadenza determinata, essa equivarrebbe, sotto l'aspetto militare, al disarmo completo, perché ogni interruzione nella preparazione alla guerra annulla in realtà questa preparazione. Essa solleverebbe dunque le medesime obbiezioni che solleva lo steiso disarmo. E, d'altra parte, essa ammetterebbe il disagio generale poichè fisserebbe su una data determinata tutti i timori, che coi procedimenti attuali, hanno almeno il vantaggio d'essere vaghi e indefinitamente procrastinabili. Sarebbe l'organizzazione d'un terrore che crescerebbe giornalmente. 2. - Poiché gli armamenti risultano direttamente da questo stato di sospetto reciproco che regna in Europa, dureranno quanto esso, e tenderanno anche continuament•1_ ad accrescere. Per arrestarli per ridurli poi, e per abolirli infine, bisogna dunque cominciare dal dissipare le diffidenze accumulate dalle guerre passate. Già, mo'.ti riconoscono che tutti i popoli, senza eccezione, banno sete di pace, e che i govtrni, di buona voglia o no, sono sinceri nelle dichiarazioni pac,fiche che accumulano a gara. Quando questa mozione si sarà g,rneralizzata, il disarmo sarà un fenomeno così logico, così fatale, come sono oggi gli armamenti a oltranza : esso si attuerà fra tutti i popoli, progressivamente e spontaneamente. In altre parole, il disarmo non è un mezzo che si deve impiegare, ma un risultato che si deve conseguire : il risultato d'un progr, sso morale che devono realizzare le nazioni europee. 3. - Questo progresso consisterà solamente nel ;iconoscimento generale e senza mire della morale politica di Kaat, 1•fassunto di quella dei filosofi ft·.ancesi del secolo xvm, e che il Congresso della Pace del 1891 ha sviluppato, un secolo dopo la dichiarazione dei diritti dell'uomo, in una vera Dichiarazione clel diritto dei popoli, di cui ecco il tfSto : « Il principio dei diritti e della morale dei popoli è quello stesso dei diritti e della morale degl' individui. « Nessuno avendo il diritto di farsi giustizia da sè. nes• suno Stato può dichiarare guerra ad un altro. « Ogni contesa fra i popoli deve e~sere regolata giuridicamente. « I popoli sono solidali gli uni cogli altri. « I popoli hanno, come gli individui il diritto di legit• tima difesa. « Non esiste il diritto di conquista. « I popoli hanno il diritto inalienabile e imprescrittibile di disporre liberamente di se stessi. « L'autonomia di ogni nazione è inviolabile-,. 4. - L'obbligo di risolvere giuridica.mente ogni conflitto internazionale dev'essere inteso nel senso più stretto, L'idea dell'arbitrato internazionale ha fatto da. qualche anno, dei progressi considerevoli, senza interruzione accelera.ti. Ma avviene ancora giornalmente che, anche dichiarando di ammettere come principio questo sistema, si pretende sottrargli una porzione determinata, od anche l'insieme di tale li- .tigio, dato che, si dice allora, « non costituisce materia. di arbitrato». Una simile pretesa. è inammissibile. Le nazioni sono come gl' individui : perciò appena una d'esse si dichiara lesa da un'altra, essa inizia una questione, alla cui di~cussione la seconda non saprebbe sottrarsi se essa fosse sinceramente pacifica. In simile circostanza, la procedura da seguirsi è evidente. Si deve cominciare dal costituire un primo collegio arbitrale che, senza dare una vera sentenza, dichiarerà se v' è o no materia d'arbitrato, cioè se si p•1ò accogliere ed esaminare la querela formulata da.Ha nazione che inizia la questione. E, nell'affermativa, un secondo arbitrato delibererà sulla questione. O ancora, nell'ipotesC dell'istituzione di una Corte permanente, analoga a quella che è stata proposta alle potenze dalla Conferenza interparlamentare del 1695, la Corte costituir.à successivamente dei tribunali, destinati l'uno ad esaminare, l'altro a giudicare realmente. 5. - L'obbiezione sovente fatta, che simili disposizioni sarebbero contrarie alla sovranità delle potenze, è speciosa, ma senza fondamento. Sarebbe come dire che un cittadino d'un paese libero, come la Svizzera, non è libero, perchè si sottomette ai tribunali del suo paese, e si lascia applicare delle leggi che egli ha contribuito a fare, piuttosto che farsi giustizia da se stesso. Del resto, la sovranità d'uno Stato, non è veramente oggi meno attaccata, quando questo Stato subisce, dopo una disfatta, la volontà di chi è più forte di lui. N ell' ipotesi di un tribunale o di un arbitrato, lo Stato si troverà almeno in condizione di far trionfare il suo diritto, se questo diritto esiste ; mentre che la sovranità, spinta fino al diritto di dichiara re la guerra, é in realtà solamente il mezzo d' imporre ai deboli delle pretensioni contrarie al diritto. Il. - Principii relativi alle questioni di nazionalità. 6. - Il fermento pii1 energico delle querele internazionali consiste attualmente nelle questioni delle na.zionalità, stabilite in Europa dopo la scossa generale della credenza al diritto divino dei sovrani.
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