286 RIVISTA POPOLARE DI POLITICALETTERE E SCIENZE SOCIALI• sterie ; una di sopra pei ricchi ed una abbasso pei poveri. Cristo e San Francesco avrebbero forse fatto il contrario e dato il posto migliore ai poveri, ma dopo tutto ognuno è padrone di pensare e di agire come crede. Così noi che dopo un paio di settimane di peregrinazioni pedestri pei monti non avevamo l'aspetto elegante e le vesti di una promettente lindura, fummo condotti alla foresteria dà basso; quella dei poveri. Chiedemmo di visitare il convento ed il bosco, ma il torzone ci disse che tutti i frati erano in chiesa, anche quello che aveva l'ufficio di dimostratore; che attendessimo il primo tocco della campana; ed intanto ci offrì certi fagiuoli che fumavano ·in un ampio catino ed un vinello leggero, ma limpido e sano; indi ci chiuse a chiave nella foresteria, come due prigionieri. Avevamo mangiato alla Beccia e non toccammo i fagiuoli. Bevemmo un dito di vinello che in quel caldo ci ristorò e al primo tocco di campana fummo liberati. Uscivano i frati processionalmente dalla chiesa, taciti, raccolti, compunti i novizi; lieti, ridanciani i più vecchi, il contegno dei quali ci ·sorprese alquanto. IL frate dimostratore ci credette anche lui contadini o quasi e adattò le sue parole aila nostra povera intelligenza, ma qualche parola sfuggitami o qualche riflessione sulle opere meravigliose del dellà Robbia, che avevo visto altre volte, tradì il nostro involontario incognito. Capì · che il frate della foresteria aveva preso un granchio e diventò subito uu cicerone più affabile e premuroso. Non è qui luogo per ripetere quel che sanno tutti e le Guide ripetono, intorno al convento della Verna. Voglio ricordar solo l'orrore e lo stomaco che provammo nei luoghi dove abitano i frati. Quella fila doppia di piccole celle, contigue sotto un rozzo tetto comune, è uno spavento pel tanfo caprino di chiuso, per l'afa pestilente ed oleosa di calde esalazioni maschili, pel fetore ammoniacale di latrine immonde, per il lezzo di loia fermentante che stringe la gola come un capestro. Non si lavano mai, dormono vestiti in quelle loro tane grasse e putono d' irco che ammorbano. La peste bubbonica non c' è per nulla ed è meraviglioso che creature umane vivano senza ammalare in quello sterquilinio fetente d'ogni lordura. Oh, come uscimll}Ofuori volentieri e ci mettemmo soli nel bosco che stormiva, nel bosco che Ja frateria non ha potuto ancora insudiciare! Non è dato a parola umana descrivere la bellezza solenne, la magnificenza miracolosa, magica, di quella selva antica e vigorosa che finisce al culmine della Penna (1269 m.) sotto al quale si spalanca a picco una YOragine profonda quasi trecento metri; e la gioia del ritorno sotto l'ombra fresca delle querce e degli abeti, sull'erba soffice, fiorita di ciclamini. Nè ci commosse altrettanto l'essere poi condotti alla foresteria dei signori, dove fummo cortesemente accolti e ristorati e di dove uscimmo pagando volentieri lo scotto sotto forma di elemosina. Uscimmo ammirati, contenti di aver visto tanta bellezza e scendendo giù a Bibbiena nei tepori rosei di un tramonto meraviglioso, ci volgevamo spesso indietro a guardare ancora l'amba incantata, come per salutarla. E dicevamo : ((peccato che i frati la guastino ! ,, OLINDO GUERRINI. (L. Stecchetti). RevisidoenlterattadtoiFranocrotf. (La pace per mezzo della giustizia). Sarebbe ozioso estendersi sui risultati immediati e futuri dello stato di pace al'mata che gra,·ita da. un quarto di secolo in Europa. Ogni giorno si nita penosamente una guerre\ di sterminio, ohe può scoppiare da un momento all'altro sotto il più futile pretesto. Frattanto, le spese militari si accrescono senza inte1•ruzione, ogni iniziati va feconda è paralizzata dal timore della catastrofe, e gli stessi resultati disastrosi son pol'tati più lentamente, ma non meno sicuramente; la morto violenta è scongiurata - o solamente ritardata -, ma il paziente ha contratto una malattia di !\Onsunzione che non perdona .. Così la race armata, prolungandosi, metterà capo unicamente alla guerra europea, alla banc,xrotta ge• nerale, o alla guerra sociale, se non a tutte e tre insieme queste calamità. V' ha fortunatamente una. quarta maniera d'uscire dalla situazione presente: ed è l'abolizione df!llapace armata, rimpiazzandola colla pace, colla sola e vera pace. Quest'ultima, quella cioé che sa mantenersi senza rovinare i popoli col militari~mo come farebbe la guerra stessa, è la pace liberamente acconsentita, risultante: 1.0 Dalla leale osservanza dei trattati equi, stivulati da pari a pari, e modificab1!t di comune accordo quando ne sia riconosciuto il bisogno. 2.0 Dal ricorso all'arbitrato o ad un tribunale permanente, in caso di contestazione. Quest'ultimo punto, base dello st,1.lo giuridico internazionale, ohe dev'essere sostituito all'anarchia. attuale, è stato sufficientemente chiarito, pel momento, dalla Conferenza interparlamentare del 1895 (1). ll presente velocissimo studio, ha per oggetto di ricercare i mezzi di transizione che permetterebbero di ripardre ai pericoli immediati e di metterci sicuramente nella via della salute. I. - Principiigenera1i. 1. - L'idea che un disarmo, totale o pal'ziale, possa essere realizzato immediatamente, dopo una {I) Vedere:• Autour de la Confèrence interpadementaire», par Gaston ~'101:h (Paris, Colin, 180.:;Je, la • l\lèmoire aux puissanccs », del cav. ncscamps, presidente della Conferenza del 189;, (13ruxeBes, librairie de l'Office centrai, 1896):
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