Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno II - n. 15 - 15 febbraio 1897

RIVISTA. POPOLARE DI POLITICA. LETTERE E SCIENZE SOCIA.LI di Stato fatto senza scrupoli e senza sentimentalità. Alle nostre classi dirigenti, che hanno nelle mani lo Stato ricorda che quelle francesi nel secolo scorso « rappresentanti di un regime di governo « avevano interesse, modo, forza di sopprimere « quelli che volevano instaurare un regime nuovo : « vollero essere sentimentali; furono soppresse. « Tanto peggio per loro. » (p. 17). E queste nostre classi dirigenti dovrebbero sapere che fra dieci anni o domani saranno costrette a rassegnarsi o a combattere. (p. 75), Questo è parlar chiaro !, e la chiarezza lodiamo senza invocare provvedimenti contro chi si fa apertamente propugnatore di violenze e della soppressione dello Statuto e delle leggi ; osserviamo solo che se un repubblicano o un socialista avesse detto sotto forma velata la metà. di quello che ha scritto il Monnosi ~arebbe stato mandato a domicilio coatto. Noi riproviamo questi mezzi troppo spicciativi e crediamo che diversi devono essere i metodi per rendere innocue le proposte reazionarie e illegali; proposte che se si vivesse in tempi normali•· dovrebbero essere giudicate come prodotti di mente inferma, ma che al giorno d'oggi trovano ascolto o vengono accettate come salutari da molti - da un numero di persone assai maggiore di quello, che si crede. Il nostro scrittore lo sa e la giustificazione di un colpo di Stato la cerca e la trova nella solita giaculatoria di tutti i partigiani dell'assolutismo. « Il popolo, egli conclude, no.lllasua grande mag- « gioranza non vuole ·formule vane di liberalismo « dottrinario, ma giustiiia, lavoro, benessere, , • tranquillità. » Che cosa voglia il no3tro popolo noi non sapremmo . affermarlo ; ma che la giustizia, il lavo1·0,il benessere, la t1·anquillità siano cose altamente drsiderabili ammettiamo volentieri. I popoli intelligenti, che hanno tratto ammaestramenti dalla storia sanno che l' ancien règime, i Bonaparte, i Borboni, lo czarismo, che rappresentano la più schietta incarnazione dell' ordine di cose vagheggiato dai_y.ostri minuscoli consigliatori di colpi di Stato - non poterono mai assicurare durevolmente tanto bene di Dio e che, di tutti quanti, potè dirsi e si può ancora dire : respice finem ! I popoli coscienti dei loro diritti e dei loro dnveri sanno che i regimi assoluti poterono soltanto dare quella penosa tranquillitd, che pu6 essere data dal gendarme e dal boja e la cui pit1 chiara immagine si ha nella tormentosa ed orrida Siberia ; e sanno del pari, che la libertà si apprezza precisamente in ragione dei benefìzì duraturi che procura e che essa sola rappresenta il mezzo adeguato per assicurare giustizia lavoro e benessere; o almeno ad assicurarne quel tanto che tra le società umane equivale al minor male ed al maggior bene possibile. Il popolo di Francia, quantunque non privo d'intelligenza, ubbriacato e pervertito da una propaganda volgarmente materialista lasciando uccidere la libertà credette di avere ottenuto giustizia, lavoro e benessere; ma l'ora dell'e~piazione arrivò e fu tremenda. L' année terrible costò alla Francia cento battaglie perdute, circa duecento mila soldati uccisi, Parigi bombardata, il suolo della patria calpestato dall'odiato straniero, cinque miliardi pagati al vincitore, più di altri cinque miliardi spesi in diversi modi, due provincie cadute, forse per sempre, in mano del nemico. L'Italia ha avuto il suo momento di aberrazione e di codardia e lo pagò caro abbastanza col disastro di Abba Carima. Il primo saggio delle conse guenze della soppressione del regime di libertà certamente non dovrebbe incoraggiare gli apostoli dei colpi di Stato; e noi proprio all'indomani di Abba Carima lo abbiamo ricordato. 1'Ia gli apostoli della reazione continuano nella loro propaganda e noi ci crediamo nel dovere di continuare a dare il grido di allarme; ed oggi piu che mai sentiamo questo dovere perchè il memorandum presentato dai generali al Re ci avverte che. i propositi reazionarii non si possono considerare come semplici ed innocue divagazioni di ùn modesto revisore della Camera dei Deputati o di un Presidente del Consiglio in fieri, ma accennano a prendere la forma concreta e mifiacciosa di un pronunciamento. LA RIVISTA LA VERNA. Victor Hugo (e spero di non citare il primo che capita) quando l'editore Daelli pubblicò la traduzione italiana dei Miserabili, scrisse una lettera che meriterebbe d'esser ristampata e riletta, poichè, scritta trentacinque anni sono, sembra cosa d'oggi. Ivi il grande poeta faceva un confronto . lugubre tra la Francia e l' Italia, dal quale spigolo alcune frasi. « La vostra Italia non è esente dal male come la nostra Francia ... Voi, come noi, avete pregiudizi, superstizioni, tirannie fanatismi, leggi cieche in aiuto di costumi ignoranti. La quistione sociale è la stessa per voi, come per noi. Da voi si muore forse un po' meno di fame e un po' più di febbre; la vostra igiene sociale non è migliore della nostra ... Non avete forse indigenti? Guardate in basso. Non aYete parassiti ? Guardate in alto. Questa orribile bilancia i cui piatti, pauperismo e parassitismo, si equilibrano dolorosamente, non oscilla forse in faccia voi, come in faccia a noi ? » E chiedeva finalmente - « E poi, vediamo la vostra ragion di Stato. Avete voi un governo che .

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