Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno II - n. 15 - 15 febbraio 1897

RIVISTA POPOLAREDI POLITICA.LETTERE E SCIENZESOCIALI 283 possono essere peggiori di quelle che sono». - - « .... percbè quando si parla d'istruzione pubblica in Italia, siamo sempre fuori de11alegge». - - « Che la magistratura sia decaduta da quell'alto grado di rispettabilità e di decoro che la circondava, nessuno potrebbe revocarlo in dubbio».- - « Sono rimaste ferme parecchie sentenze ingiuste, e furono espiate condanne ingiustissime». - - « Però, siccome tale condanna è nella coscienza di tutti una enormità, veda se non sia tempo di proporre nelle forme legali la cessazione di una pena che si fonda forse sopra ragioni non confessabili >. - - « All' istruzione del processo è mancato il soffio vitale d"un intento calmo, sereno, scevro da ogni preoccupazione che non fosse quella del proprio dovere ». - E un guardasigilli, confermando tali parole, e dopo avere aggiu11toche il Procuratore generale ha agito in modo poco corretto, ma che deve essere mantenuto in servizio per non danneggiarlo nella pensione, conclude: - « Quando rambiente sia inquinato; quando l'azione della giustizia sia dall'alto o dal basso insidiata, non è detto che questi magistrati, nell'ora del cimento, sispondano alla loro alta missione, e non è detto che gli errori oggi lamentati non abbiano à rinnovarsi. » « Mi fu imputato di non aver detto nulla sulla giustizia. Parmi che, ricordando alla Camera la necessità di confortare l'impero della legge, io abbia detto abbastanza perchè chi ha orecchie possa comprendermi >>. « La lista delle citazioni è già lunga: e diverrebbe lunghissima a voler ricordare qualche cosa di quello che è stato detto a proposito delle spese militari. Basterà per tutte la frase recisa di un capo di Governo il quale, dopo alcuni miliardi di spese imposti al paese, dichiarava in Parlamento che « noi non abbiamo nè esercito né armata». Date le condizioni su descritte da ministri e da documenti ufficiali, si capisce facilmente che il malcontento nel paese debba essere profondo e generale; ed è in tutte le classi, dice il Monnosi, perchè « alla plebe tutto si è promesso e nulla si è « dato; alla borghesia che aveva preso tutto ogni « giorno si toglie qualche cosa. A tutti si dette « un ordinamento politico che afferma ogni libertà « e impone ogni coercizione; un ordinamento eco- « nomico insufficiente ed ingiusto; un ordinamento « tributario, che rasenta la confisca. » (p. 57). La situazione diventa oggi particolarmente pericolosa perchè mancano ai contemporanei i due ideali, che inducevano alla rassegnazione gli antichi: la fede ed il trono (p. 63) e perciò non ci si deve lasciare illuderere dall'attuale tranquillità, che rappresenta quella calma afosa, che prelude alle violenti tempeste. (p. 71). Dunque si sta male, anzi non si potrebbe stare peggio. Come sottrarci all' incubo di un cataclisma politico sociale ? Il Monnosi in questa parte non è meno chiaro ed esplicito e comincia a sgombrare il terreno da certe illusioni, e dagli avvenimenti fa scaturire qualche insegnamento, qualche monito, direbbe Matteo Imbriani. « Fu illusione sperare di domi- « nare le masse attirando qualcuno di quelli, che « sembrava le dominassero ; si riusci a sciupare « un uomo non a conquistare un partito. ~ (p. 37). Benone! Chi non vede qui l'allusione alla pesca inutile del pesce grosso Fortis fatta dalla Monarchia? Ben altro ci vuole a salvare le istituzioni che la conversione alle medesime di un uomo politico, per quanto eminente ~ per quanto fatta con tutte le migliori intenzioni del mondo ! Di più gioverebbe l'efficace concorso della religione intesa non nel senso elevato del Kidd, che ne fa un elemento essenziale della evoluzione sociale, ma in quello praticato dai politicanti più di manica larga che in Dio scorgono soltanto un surrogato del gendarme. Perciò il Monnosi vorre_bbe sapere religiosi gl' italiani : poco importa se maomettani o cattolici. Peccato che le istituzioni vigenti, non volendo rinunziare a Roma, non possano contare sulla protezione del Sommo gerarca dei cattolici ! « Ciò che ci vuole anzitutto e sopratutto per salvare la grande baracca è che lo Stato sia inesorabilmente logico ; che lo stato - repubblicano o monarchico - stritoli tutto e tutti sotto il suo carro ; che lo stato abbia il suo pensiero intorno alle idee che circolano : adottarle se le crede buone, combatterle e sopprimerle se le crede cattive. Ed è lo Stato che deve provocare un risveglio vigoroso della opinione pubblica contro l' irriverente indipendenza da ogni potere costituito ; esso mostrandosi logico ed energico vedrà stringersi attorno tutti coloro, che hanno qualche cosa àa•perdere. » « Lo Stato se vuole riuscire deve sapere ciò che vuole e deve saper volere colla massima decisione. I deboli - lo insegna Macchiavelli - hanno rari e malfidi amici ; e le attuali incertezze dei governanti italiani hanno sinanco paralizzato quello, che dovrebbe essere il suo organo più ubbidiente ed efficace : la burocrazia. Lo Stato cosciente dei suoi fini e che li persegue energicamente trionfa ; lo Stat:, fiacco, indeciso, irresoluto fallisce. Trionfò Napoleone 3° ; fallì Carlo X. » In questi due esempi si riassume la morale dello scritto del Monnosi, che consiglia e spera nel colpo

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