Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno II - n. 15 - 15 febbraio 1897

RIVISTA. POPOLARE DI POLITICA.LETTERE E SCIENZE SOCIA.LI 297 « la massima libertà d'individuazione, in ogni singola « persona » (pag. 150). Con l'avvento del comunismo critico, secondo la frase di Marx, le evoluzioni sociali cesserebbero di essere delle rfroluzioni politiche. A chi desiderasse saperne di più il L'\briola dice che avremo una società senza Stato e senza classi ed una produzione comunistica che non sarà postulato di critica, nè moto di volontaria elezione, ma risultato dell'immanente processo della storia. Eliminati la rendita, l'interesse e il profitto cesserà la necessità di un 01•gano che deve mantenere coattivamente l'equilibrio tra le classi in contrasto; cesseranno tutte le disuguaglianze, che non siano quelle naturali del sesso, dell'età, del temperamento, delle capacità: vi sarà il governn tecnico e pedagogfro dell'intelligenza e sarà l'unico ordine della società (p, 98 e 99 J: Arrivati a questo punto ci si affollano alla mente tanti dubbi e tante domande vorremmo tentare che ci vorrebbe un libro nuovo pe1• dileguare i primi e rispondere alle seconde. Di certo nella futura organizzazione sociale delineata dal Lab1·iola avremmo questo: lo stato e le classi sarebbero aboliti ma avremmo un governo tecnico e pedagogico dell'intelligenza ed avremmo pure tutte le disuguaglianze fondate sulle capacità e sul temperamento. Chi e come dovrebbe organizzare il governo tecnico e quali conseguenze produrrebbe la riconosciuta disuguaglianza sul comunismo critico di là da venire non si sa ; si può prevedere però che queste previsioni, se realizzate, non accontenterebbero i comunisti veri e molto meno gli anarchici che continuerebbero a lottare contro la tirannia del governo tecnico. Ma il futuro specialmente se remoto, dfrebbero i .cristiani, ch'è nelle mani di Dio; e n'è convinto lo stesso Croce che da un lato avverte non doversi identificare, come fa il Lab1•iola il materialismo storico col socialismo e potersi soltanto constatare che la società é ora così conforma/a che la sola soluzione possibile eh 'essa contenga in sè é il socialismo. Dall'altro per porre un freno alle previsioni soggiunge che « nè il Marx, nè lo E1;gels avrebbero mai astrat· « tamente affermato che il comunismo debba accadere « per una ne~essità assoluta nel modo ch'essi hanno « previsto. Se la storia è semprd circostanziata, per- < chè in questa nostr.1. E,iropa occidentale, non po- < trebbe, per l'azione di circostanze incalcolabili, so- < pravvenire una nuova barbarie? Perchè l'avvento < del comunismo non potrebbe esse1·e o reso superfluo « o affrettato da qualcuna di quelle scoperte tecni. « che, che hanno finora prodotto, come il Marx stesso < ha dimostrato, i maggiori rivolgimenti storici? > (Sulla concezione materialistica della storia p. 9), E con queste prudenti riserve che potremmo avvalora.re con molte savie osservazioni dello Spencer sulla difficoltà di fare esatte previsioni sullo avvenire per oggi facciamo punto colla speranza che qualche com petente collaboratore della rivista riprenda la discussione dell'importante argomento. Lo ZoTrco. Cronaca Politica. 10 febbraio 97. Il viaggio di Murawieff in Francia - Aqitazione universitaria - I Dervisci - Dal IJenadil· - Gl-i avvenimenti d'Oriente - La politica in Italia. Questo periodo della nostra Cronaca che va da i 26 di gennaio a' 10 del corrente mese si pu6 chiamare un periodo di agitazione. Nel campo internazionale la suscita un viaggetto del signor conte de Murawieff, ministro degli affari esteri di Russia. Mentre il conte è a Copenaghen ecco la stampa francese - tutta preoccupata della venuta del ministro russo a Parigi - dire con molto sans gene pe1• l'imperiale alleato, che la visita del Mura wieff é importante come quella dell'Imperatore. 11 Times spiega così la ragione che avrebbe determinato il viaggio di Mura.wieff a Parigi: Scopo della visita è quello di procurare tra i due ministri degli affari esteri uno scambio di vedute, per il quale esistono le migliori ragioni. Durante il soggiorno dello czar a Parigi, accordi tra il Gabinetto francese ed il signor Cbicbkine erano stati presi per la Commissione del debito pubblico ottomano e questi accordi erano stati confermati a Darmstadt. Ma, in seguito a rimostranze del conte di Nelidotr, lo czar si tirò indietro, e quando il conte di Montebello rispettosamente gli espre>se il dispiacere provatone dal signor Hanotaux, lo czar, si dice, abbia risposto di « avere deciso di una questione che non « conosceva, ma in presenza degli interessi del propt·io « paese aver saputo fare sacrificio del suo amor proprio»· Quest" episodio, se giova al credito dello Czar, ha lasciato nondimeno uno strascico di freddezza, che la visita ddl conte di Mourawièw tende a dissipare, dimostrando pubblicamente che le relazioni tra i due paesi rimangono sempre le stesse e che l'accordo tra la Francia e la Russia si mantiene inalterato. • In Italia, il 26 gennaio segna il cominciare di una agitazione studentesca, agitazioni che se non sono una cosa originale, costituiscono tuttavia da qualche anno quasi una caratteristica. del nostro paese. Il fatto avvenne così questa volta: S. E. il m;nistro Gia.nturco andò a Bologna dove ebbe applausi e fischi. In fondo coseche avvengono anche ai membri delle migliori famiglie, ma il ministro Gianturco ebbe, come disse Vamba del Don Chisciotte, la debolezza della forza: l'Ateneo di Bologna fu invaso da una quantità di monture rappresentanti dell'ordine, onde ... tutti i disordini da Roma a Palermo. Già, quando si tratta di studenti le code ~ono inevitabili. Qui non era luogo di accenno a questi fatti se non in quanto ad essi si vuol dare una espressione politica contro un ministro della P. I. il quale iniziò un procedimento contro il Prof. Maffeo Pantaleoni e ammonì il PL'of. Antonio Labriola. per ragioni estranee all'amministrazione scolastica. Poi le agitazioni anno la noslra simpatia. Esse affermano e riescono a produrre il diritto. E perchè al Fisco non vengano le sequestratrici traveggole a tale manifestazione sovversiva riporto subito le pal'ole di un uomo politico inglese, pubblicate da molti giornali. W. Harcourt,

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