Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno II - n. 14 - 30 gennaio 1897

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 275 Quello che gli mosse la domanda sul reato, l'anziano, gli dice senza complimenti : - Tocca a te, a scopare la stanza! Il carcere lo ha preso. Allora; s'impossessa dello spazio del suo letto, della· sua parte di finestra, del suo posticino alla bocchetta, allungando il collo per vedere la guardia; ha imparato a fare pss ! quando passa, e qualcuno nella cella giuoca; la chiama, divertendosi, sparaci (asparagio) la frase del gergo che ha imparato subito, per dileggiarla, la vendetta dei detenuti. Al sotto-capo farà la richiesta dello scrivanello per la nomina dell'avvocato; e quando la custodia gli avrà consentito di scrivere, in seguito ad ordinanza del giudice istruttore, Yorrà dettare la sua brava lettera alla famiglia. Ha ordinata la berretta, con i tre bottoni bianchi, a triangolo, sul lato destro. E all'aria strofinerà allegro le mani, aggruppandosi con i compagni della sua cella. Nella processione dei reati saprà distinguere, per l'assegnazione delle pene. Imparerà la procedura, come gli altri, meglio the un anocato. Discuterà, farà la causa insieme ai compagni, nello ore delle chiacchiere, arriYato un detenuto nuoYo, al quale daranno gli anni indicati dal codice, tenuto conto delle attenuanti, se ci sono, e della provocazione, se esiste. Diventerà il giudice del valore reale degli avvocati: quello è buono per la prova, l'altro per mandare innanzi sollecitamente il processo, un terzo per lo scarto dei giurati, l'ultimo per creare i testimoni. E indirizza i nuovi al tale o tale altro difensore, diventandone l'uomo dj affari, l'alleato, che ogni avvocato che si rispetta si cerca nel carcere. Negli alterchi, saprà trovare a tiro di mano lo scannello, che scaraventerà sulla testa dell'avversario, o il recipiente di Yetro, l'arma terribile nei luoghi di detenzione, che taglia il viso, sfregiandolo. E alla cancella (l' inferriata) quando è l'ora mesta del tramonto, in cui una melanconia di ricordi assale il detenuto, con una voce che sa modulare darà il saluto agli amici, ai parenti venuti a parlargli, in barba alle guardie, che stanno dentro e non si accorgono di nulla. Io stongo carcerato pe' niente, bon<Jmio ; a me m'hanno nfamato, ma se ne pava Dio.! Pe1· niente I A scanso cli equiYoci, tutti quegli indiYiclui dicono in musica che sono tenuti ingiustamente chiusi lì clenfro. P. GUARINO. "ANDREA CHÉNIER,, Dramma di ambiente storico, scritto in quattro quadri da Luigi lllica, e musicato da Umberto Giordano. Nella fioritura operistica contemporanea, ove la ricerca del nuovo a/fatica le menti, l'opera del Giordano per un istante ha brillato di luce vivissima .. Da Milano, appena esposta al pubblico, si riversò sull'Italia intera il grido di una nuova rivelazione; ma ora, dopo un breve intervallo, già i pubblici delle varie città modificano il primo giudizio: e Mantova, Parma e Torino accolgono con prudente riserbo lo spartito Sonzognano: e la stessa città che aveva preteso innalzarlo alle stelle, sembra ricredersi. Ecco il perchè non mi sembra inutile tentarne qui una critica che, alla buona e senza preconcetti, cerchi lumeggiare nella vera luce i pregi ed i difetti della nuova creazione. Siccome poi nelle opero moderne il libretto è coffìciente importantissimo, ccsi credo opportuno imdugiarmi su di esso quel tanto che ponga in grado il lettore di giudicare dei suoi meriti reali. IL LJBRETTO. Luigi Illica, per quanti si occupano di cose teatrali, rappresenta un librettista ingegnoso che, alla conoscenza del teatro aggiungendo una facile inventiva, crea tele potenti, tratto tratto originali, sempre poi moderne; ed è specialmente in vista di questa sua modernità che spesso gli si perdona l'eccessivo disprezzo della forma, inutile - a detta di alcuni critici - all'invenzione del musicista. Di fronte però ad Andrea Chénier il giudizio, che di lui generalmente si reca, minaccia di so/frire una eccezione. Che ora, infatti, ci si venga a gabellare per dramma verista moderno questo cemplesso di situazioni ingegnose ed interessanti, ma ricercate e vo· Iute: che ci si voglia far passare per buona una forma ostrogota, da disgradarne talora le dc-lorose traduzioni ,vagneriane dello Zanardini - ah, questo poi non l'ammetto, questo non lo trovo sopportab1le, questo mi fa rimpiangere il sincero e, per lo meno, elegante convenzionalismo passato. Andrea Chènier, qi.;ale venne concepito e tratteggiato dall'Illica, forma un vero dramma romantico dove, fra scene commoventi, giungono i servi a fare dei discorsi rivoluzioni ai sofà della Contessa di Coigny (1), dove i personaggi capitano proprio nel momento designato dalla fì,celle più appariscente, o dove il povero titolo di poeta, per comodità del verilo, si decide a suonare iu due sole sillabe - con grave rischio di essere scambiato, nella pronunzia, con un altro vocabolo assai noto, assai .... usato, ma poco elegante ..... e niente drammatico (2). Ma veniamo all'azione librettistica, la quale ci trasporta a quello scorcio del settecento, quando intere classi, per lunghe epoche Econosciute, hanno finalmente rialzato il capo, affondato l'occhio nella propria coscienza, rintracciato in essa tutto un mondo di dolori da consolare, di soprusi da vendicare, di sogni e speranze da realizzare - ed in un crollo .tremendo banno sfondato le barriere minate da seooli, dietro alle quali il libero pensiero sfolgorava nella luce dell'éra moderna. 11 primo quadro, di preparazione e d'ambiente, si svolge nel Castello dei Conti di Coigny, sul finire di una giornata invernale del 1789. Nella gran serra tutte le attrattive di un giardino d'inverno attendono gl'invitati, e sotto la direzione d'un mastro di casa, sfilano i servitori carichi d'ogni ben di Dio. Fra questi (I) Atto I, scena I: monologo di • Gerard •· (2) Atto I, scena III: Maddalena: • lo lo fa1·ò poetare (sic!) Scommettiam? » e pitt sotto: « Un'egloga da voi o una poesia - per rnonaca o per sposa •: ed oltre: e il poetino é caduto in un tranello ».

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