Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno II - n. 14 - 30 gennaio 1897

RIVISTA POPOLAREDI POLITICA.LETTERE E SCIENZE SOCIALI Quella del corridoio si ania, e si sente dopo una girata in una toppa. Dalle diverse bocchette (gli sportellini aperti in ogni porta) si sono affacciate intanto diverse teste, curiose. Nella cella vostra è un affollarsi dei detenuti, innanzi alla porta aperta. Dite, entrando: buona sera! - Buona sera ! - vi rispondono, semplicemente. Siete nel dominio della guardia del corridoio, · per la quale rappresentate un numero in più fra i detenuti della sua sezione. Il quartigliere (il detenuto adibito ai servizi di polizia nelle celle e nello interno del carcere, dove tutto il giorno - il suo premio! - cammina libero) arriva curYo sotto il peso del saccone (il matarasso) della coperta, delle tavole, degli scannetti. Deposita tutto nella cella, doYe i detenuti hanno fatto sollecitamente largo, per un altro posto. Il letto si aggiusta dai compagni di detenzio ne. La porta si chiude. Chiusa la porta è un affollarsi dei detenuti attorno a voi, per sapere le notizie che portate ,di fuo1·i. li pii1 anziano, non dal punto cli vista dell'età, ma degli anni cli permanenza là dentro, vi domanda il titolo del reato. Ordinariamente ne dite un'altro, se è il furto ; o lo sfumate, non volendolo negare. Se è reato di sangue, Ye ne fate bello. Gli altri apprornno. Siedono sui letti, per discorrere con comodo. La furia delle prime domande è passata. - Volete fumare ? avete sigari ? - vi chiedono dopo. - Grazie! Ne ho portato cli fuori-· rispondete. E po1'gete in giro, e alla stretta dei conti siete voi quello che date. La conversazione continua a base di cerimonie. - Se domani vi occorre il pettine - fa uno - c' è lì il mio. Un altro aggiunge: Quando dovete caccia1·e fuori qualche lettera, ci p'enso io. Nella cella il fumo diYenta nm·ola. I carcerati si sono allungati sui sacconi, tirando boccate, che gustano. Discorrono, scandendo le parole. Ma fanno solo domande : tocca al nuovo cli·tener su la conversazione, con le lunghe, particolareggiate risposte. Suona la campanella del silenzio. Quegli uomini sono in piedi, lenti, stirando i muscoli. Si currnno sui letti, per aggiustarli, battendo il saccone sui fianchi. Poi si spogliano, chi in piedi, facendo giochi cli equilibrio, quando è il momento di levare i pantaloni, chi seduto alla meglio sulla sp0nda det letticciuolo slreilo. La guardia passa, gettando dalle bocchette, di cella in cella: - A letto ! a letto ! mentre un lieve rumore di scannetti, che scricchiolano, si allunga nel corridoio. La conversazione continua, sotto voce. Non si vuole chiudere gli occhi, pensando alle dodici ore di quelle notti lunghe. - Dolgono le spalle! - fanno gli anziani. I nuovi si appisolano, dopo un po': si rifanno delle mezze veglie della libertà. Ma più tardi, alla loro volta, avranno gli sbadigli lungo il giorno, con l'esclamazione espressiva : - Non ci sentiamo le reni ! Lui chiacchiera ancora. Quando attorno non sente che· il russare di tutti, rimane fisso, con gli occhi sgranati verso il soffitto. È l'ora dei ricordi: il delitto, la pena, gli anni da passare lontano dalla casa sua, dalle sue abitudini, lo pigliano violentemente. I carcerati cominciano a parlare nel sonno, si sentono preghiere, bestemmie, e... sprigionamenti di aria ! Lui si chiede - Dove sono? La constatazione del luogo, con un'occhiata in giro, fatta seduto in mezzo al letto, lo fa ricadere abbattuto. Alla fine chiude gli occhi: l'organismo, stanco, inrnca i suoi diritti. Ogni tanto il corpo è scosso da impronisi :;ussulli; gli occhi tornano ad aprirsi _ nuotano nella blanda luce sparsa nella cella, in cui dansano figure care, e memorie. - Dove sono? - torna a chiedersi, passandosi una mano madida di sudore sul Yiso. Lo vede, purtroppo; e le labbra lentamente mormorano una persona cara, ordinariamente : - Mamma mia ! La levata è allegra. Si vestono, rifanno il letto, una mezzora che passa. Poi addentano un p6 di pane, di companatico, quando c' è; viene la visita, poi è l'ora dell'aria - tutto un tempo che scorre in queste che paiono occupazioni. Oh perchè ~on fare spingere la carriuola lì dentro, per ammazzare le giornate? Lui è ancora disorientato, ma con turbamenti in meno: la luce, il moto, il chiacchierio allegro gli hanno dato ·1a convalescenza della preoccupazione. Verrà la salute in ultimo. Ma è ancora timido, più per gli usi, che per altro; e gira attorno al lelto suo, incerto. Gli si grida: - Volete pettinarvi ? - Con piacere! - Gli è che ve l' ho detto, ieri sera. E un altro: - C' è qui un boccone, se arnte fame ! Un terzo lo istruisce: - Alla visita, rimanete piantato vicino al vostro lelto scoprenrlovi innanzi al sotto-capo.

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