270 RIVISTA. POPOLARE DI POLITICA. LETTERE E SCIENZE SOCIA.LI lotta pel pane quotidiano, non sente questi piaceri spirituali. Egli osserva con amarezza lo spazio sottratto per anni e anni al pascolo delle sue bestie; calcola· il danno che ne 1·iceve e non sa rassegnarsi. Anche la sua voce ha tutto il diritto di fa, si sentire in tali deliberazioni; e in eguale misura de' suoi oppositori, perchil non minore è l'interesse suo in giuoco, non minore sono i suoi doveri e diritti di cittadino. Facciamo un altro passo: ammettiamo incondizionatamente l'utilità µubblica del rimboschimento estensivo applicato in Valtellina da una diecina di anni. Ma come é regolato oggidì, non é esso una violazione del diritto quiritario, una temporanea espropriar.ione? •Su quel terreno, che é tuo, pel quale tu paghi l'imposta e i diritti di successione, o sul quale i tuoi vecchi hanno condotto al pascolo il bestiame e tu vanti un diritto civile, tu, o proprietario, tu, o comunista, in forza della lege{e fore,tale e di quella sui beni incolti, non hai altra libertà che di guardare attorno. Secondo lo spirito e la lettera dell'attuale legislazione di ogni popolo, nè Io Stato, nè la Provincia, né il Comune possono sopprimere o sminuire il diritto di proprietà di un cittadino senza conveniente inclenni.uo. Tale diritto assicura lo Statuto al cittatadino italiano. Ora, quale compenso danno i proprietari degli ubertosi piani difesi dalle alluvioni agli espropriati montanari? E perché la legge sui beni incolti si ap;,lica ai beni comunali, che sono goduti unicamente dai poveri, e non ai ricchi proprietari di quei cinque milioni ,di pertiche di terreno incolto nelle pianure, grandi fabbricatori di malaria (che non ani va nelle città a deturpare i loro organismi), affamatori del popolo, stt·enui difensori del dazio sul grann? Non è la malaria danne pubblico ben maggiore della inondazione? Il perchè é chiaro. Questi latifondisti s' intendono molto bene coi banchieri, cogl' industriali, coi grandi negozianti, cogli armatori di bastimenti per maneggiare la legge a loro modo, per organizzare la grande compagine dello Stato a loro profitto col militarismo, coi lauti stipendi, colle forniture, cogli appalti dei lavori pubblici, colle cariche improduttive. l contadini invece se ne stanno completamente fuori; non formano una clientela, che pesi sui poteri pubblici; lavorano, pagano in quiete le imposte e .lasciano che i ricchi amministrino la provincia e lo stato. Per concludere : 1. l'imboschimento della proprietà comunale sia deciso dal Consiglio comunale; - 2. se esso é imposto dallo Sta10 per utilità pubblica, siano dallo Stato indennizzati i Comunisti utenti dei danni patiti; - 3. l'imboschimento sia sempre intensivo. Sono poi pienamente d' accc;rJo cun Lei nell'opinare che gl' incoraggiamenti per migliorare la pas·.orizia debbano essere aumenta1i; e vado i,iù in là e penso che sarEJbbe ottima cosa trovare la via di indurre i Comuni e i privati ad eseguire (sempre nei limiti delle loro forze) entro un dato termine le opere di miglioramento indicate da persone tecniehe, pena il divieto di pascolo ; vorrei che si devolgesse alla pastorizia almeno l<1.metà delle somme che si spendono, più o meno benP, ptil I imboschimento. Si lavori intensamente per sottrarre i pastori valtellinesi dalla costosa ospitalit:i degli Svizzeri, per renderli più solleciti del miglioramento degli este~i pascoli che hanno a casa prop1·ia, più val,mti nell' arte dell'allevare il bestiame e della lavorazione del latte. Noi Valtellinesi diventeremo i naturali fornitori di vitelli ai proprietari delle be1·gamine della pianura lombarda, i quali sono ora costretti a ricorrere alla Svizzera. L'iniziativa degli oper◊si e intelligenti abitanti di G1·ossotto e di Grosio si faccia maggiormente conoscere, sia di sprone a tutti gli altri, si renda più intensa e generale. Ma, affinché questo movimento riesca a cacciare la dolorosa miseria dalla nostra valle, è necessaria una riforma radicale dei tributi;·perchè sono molti i terreni di montagna che sono gravati da un'imposta superiore al reddito effettivo. EJ é necessario che la fer- ,rovia da Sondrio si spinga in su per l' alta valle per facilibrll lo scambio dei prodotti e l'impianto di stabilimenti industriali, non essendovi regione a ciò più adatta per l'abbondanza del!' energia elettrica. Ella, Signor Cavaliere, mi consiglia di chiedere alla Camera« una inchiesta larga, intelligente, severa sullo « stato della pastorizia in confronto della selvi coltura. cc in quest' ultimo ventennio, sul modo che ovunque fu « applicata la legge foréstale e quella sui beni incolti, « sui bisogni del personale e specie di quello di sor- « veglianza in confronto delle esigenze del servizio » (p. 12). Mi dichiaro scettico sull' efficacia di una tale inchiesta: ché già troppi volumi, frutto d'inchiesta, che costarono bei quattrini ai contribuenti, stanno a dormi1·e negli scaffali dei Ministeri. E' tempo di fare, non di studiare; la dolorosa miseria delle classi agricole non é un' invenzione delle pe1•sone, che a taluni benpensanti fa comodo chiamare sovversive; é un fatto etico-sociale evidente come la luce del sole, e il Governo, a denti stretti, ammette la gravità del male e vorrebbe provvedervi, ma senza far gridare gli amici. 11 che é impossibile, giacchè è forza che la soma delle tasse dai piccoli passi proporzionatamente ai grandi e che si colpisca non più la bocca e la fame, ma la ricchezza, con un sidtema d'imposta fortemente progressivo. Concordo invece con Lei che gli ufficiali forestali, e per confronto ad altri ordini di pubblici impiegati, e per l'importanza dei servigi che rendono, siano per equità da retribuirai più larganiente, non escluso il personale di custodia, al quale si dovrebbe assicurare una pensione. Desiderabile pure sarebbe che l' Amministrazione forestale fosse tolta dalla dipendenza diretta dell'autorità politica provinciale e di politica mantenesse sempre pure le mani. Pavia, 15 dicembre 1896. Prof. LUIGI CREDARO. LA SUPERSTIZIONE MILITARE. È nell'arca santa che noi dobbiamo penetrare, nell'arca santa dove - il cosid~tto Paese - ha conservato - il cosidetto onore nazionale -. Noi dobbiamo con le nostre mani sagrileghe sollevare i veli che nascondono agli umili mortali i volti mostruosi delle divinità mummificate che vi sono raccolti: noi dobbiamo turbare il solenni', religioso silenzio che vi regna, con le nostre grida di profanatori irriverenti. Né ci spaventa il devoto orrore dei fedeli l Che essi ci gridino pure « Non toccate l'Esercito!»; che essi ci vantino una volta divpiù che, fra tutte, esso permane l'unica istituzione sa.era ed incorrotta! Mistificazione od Hlusiona elle sia, é tempo ormai che anche questa 1,ggenda sia sf11tata. ]'.: tempo ormai ehe la class~ lavoratl'ice italiana - i nove d~cimi, cioè, d,illa popolazione - appl'enda che gl'interessi generali del Paese non sono altro che gl' interessi della classe detentrice dei mezzi di produzione, di una minoranza cioè che sarebbe invisibile, se la forza dd Capitale non la rendesse signora ed arbitra dei destini della Nazione. È tempo ormai che essa apprenda che quegl' interessi sono contrarii agl' interessi del maggior numero, si tratti di conquistare, c-ol sangue del proletariato, uno sbocco ai prodotti agricoli e ,ir.dustriali, in cui il sudore
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