248 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI IL NOSTRO PAESE. Tre anni or sono il Leroy-Beaulieu a proposito della crisi monetaria, che in Europ.i. s'era manifestata quale conseguenza della Crisi dell'Argento alle Indie e agli Stati Uniti, scrisse che la. finanza Italiana. era da. considel'arsi alla stregua di quella della Spagna e del Portogallo. L'on. Luzzatti che allora rispose contraddicendolo con un lungo articolo sulla Nuova Antologia, è venuto non nella parte fantastica della sua recente esposizione finanziaria, ma in una sola frase, a confessarsi della sua opinione, quando cioé afferma ohe l' interesse del denaro, da noi si conserva ad un saggio che, per la. sua elevatezza. è non · europeo, ma asiatico. ' In questa constatazione, dalla. qua.le il mÌnistro tra.e argomento per manifesta.re le più rosee speranze sulla propria. opera di statista, è la sintesi della no- . stra situazione economica, l'indice del posto che ocoupia.mo nella. storia non tanto degli avvenimenti, quanto delle forme economiohé. * * * A centinaia si potrebbero enunciare i fatti che suffragano l'argomento, e annienta.no tutte le lusinghe del Ministro. L' interesse del danaro, il quale all'interno circola facilmente, quando ne sia facile l'acquisto npl mercato mondiale, non può che essere elevato allorchè le maggiori risorse agricole si esauriscono e quelle industriali e commerciali languono o restano stazional'ie. In Germania, in Francia, ib. Inghilterra, agli Stati Uniti lo sviluppo della produzione procede vertiginoso, e prende impulso da nuove scoperte, dal progredire della meccanica, dall'applicazione di tutte le forze disponibili, personali e pecuniarie. L'impiego del capitale è quindi più sicul'o, ma nello stesso tempo meno profittevole perchè, essendo più facile ad ottenersi, il ci·edito è assai meno richiesto. Da noi al contrario, uno stato di cose eminentemente critico, fa diventar malsicuro l'impiego, e più ricercato il capitale; ragione questa che ha la sua. riprova nello sfacelo del nostro sistema banca.rio. Non è dunque logico che il ca.pitale straniero sia ritroso ad impiegarsi in Italia, o chiegga un compenso maggiore quando vi si arrischia? E non è solo sotto la. forma di prestiti che la fiducia straniera fa sentire la sua influenza nella nostra economia ma anche nell'accogliei•e o rifiutare i valori di borsa italiani, e nel costringerci a rimpatrial'li diminuendone il valoi·e corrente. * * V' ha dunque per il nosti·o paese una condizione di inferiorità. rispetto a quegli altri che nel mondo moderno rappresentano una fol'za economica, e v' ha di conseguenza un ritardo nello sviluppo delle forme di produzione, che sono sempre in rapporto collo svolgimento della storia. I progressi che lo sviluppo della produzione, ha. fatto compiei·e a tante altre Nazioni, sono da noi un pio desiderio, ed è vano domandarli alla abilità dei governanti, lamentarsi se non si raggiungono. Altrove già si delineano netta.mente, non come partiti, ma come vere e proprie classi sociali, i lavoratori e i dirigenti. Qua è la grande industria che crea l'operaio e gli fa conoscere il suo grado di soggezione, le aspirazioni che può nutrire ; là è la cultura intensiva che elimina la piccola proprietà. e tutti i contratti co'.onici che avvincevano il contadino alla terra; altrove è la concorrenza che mette fuori di combattimento i più deboli nell'esercizio dei commerci, per dare il dominio del mercato ai più ricchi, e forse alle società per azioni, che raccogliendo maggior copia di capitali ed implicando minor responsabilità. nei consociati, possono meglio combattere. In Italia questo movimento, il solo consono ad una società. basata esclusivamente sulla produzione delle merci, è ancora sul nascere. Le piccole lotte di concorrenza che si combattono son'.> quelle che la prima macchina fa alla mauifattura cd all'artigianato; i dissesti parziali o generali, effetto di incauta amministrazione o del ristagno generale del credito ; le crisi agricole conseguenza di carestie o di sovrabbondanza di prodotto, poichè un ignorante sistema. protezionista ha chiuso il nostro mercato alla concorrenza delle derrate straniere, togliendo contemporaneamente gli sbocchi esteri alla sovra.produzione_ nostra. L'associazione di capitali è ancora al suo primo stadio e non si esplica se non per l'esercizio di servizi pubblici e semi-pubblici, per lo sfruttamento di alcune attività che di diritto o di fatto godono un qualsiasi privilegio. * * * Causa di questa condizione di cose, più che la natura degli italiani e la deficenza di capitali e la mancanza d' iniziative, di forze, è lo Stato. Esso, dall'epoca della unificazione d'Italia, si è costituito grande collettore delle poche risorse interne per distribuirne i benefici a chi più si attaccava alla amministrazione, a chi sosteneva i partiti di governo; si è occupato soltanto a proteggere meschini interessi nel ca>npo economico ; ad impiegare nella sua complicata macchina quella. borghesia, che in un'altro ambiente si sarebbe applicata alla produzione, ed ha. contemporaneamente sacrificato le attività. economiche nascenti ed il residuo di quelle esistenti a soddisfare interessi camorristici od elettorali, a dare inutili dimostrazioni di una forza militare, che nel tempo nostro è ambizione di popolo non civile e, quando non ha per sos1rato una potenzialità economica adeguata, é addirittura insania. E' mancato perciò ogni incanti vo allo sviluppo di tante forze che da noi, la naturale genialità, il buon mercato della mano d'opera, e la copiosa ricchezza economizzata in tanti secoli di floridezza, la ubicazione fortunata della Penisola, avrebbero reso possibile. · Non si sono visti quindi quello sviluppo industriale e quell'accentramento capitalistico delineatosi già negli altri paesi; non si sono cangiati i manifattori e i coloni in braccianti e operai.
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