246 RIVISTA.POPOLAREDI POLITICA.LETTERE E SCIENZE SOCIA.LI sulla fame, dal 1886 al 1896 fruttò 400.000.000 di lire. Pensate un po' che cosa significa. un sa.lasso di. codesto genere a un popolo già smunto. Tanto smunto che da un pezzo siamo arrivati come al punto di saturazione tributaria. Per esempio, il dazio consumo s'è duplicato in 25 anni: da 71.000.000 di lire che si riscotevano nel 1871 si giunge a più di 150.000.000 nel 1895. Come mai potrebbe rendere ancora dell'altro dato l'immiserimento della nazione? Del resto,' per ogni imposta è stato un continuo inèalzar di gravezza. Ma, ormai, tempo perso! Il bilancio del '95-96 diede appena. un aumento di 26.000.000 sul corrispondente esercizio '92-93. E si noti che dal 1893 cominciano gl'inasprimenti tributari, e che 12 di quei 26 milioni rappresentano .... dazi sul grano. Arrestiamoci: in un articolo che dev'essere breve non si può illustrare la situazione economica d'Italia, e gl'indici esposti sono eloquenti per dichiararla. Siamo al 1896. " * * Naturalmente, il proseguire delle vecchie perfidie e menzogne e frodi inizia la vita politica del '96. Tanta è la menzogna che, riapertosi a' 26 di gennaio il Parlamento, il governo chiese e le Camere concessero 20.000.000 di lire per le spese d'Affrica quando il paese era ingolfato in una guerra che · lì per li ne costa va quasi 200. Tanta è la frode che in due uffici della Camera, i quali dovevano elegge1·e una commissione che riferisse sul caso Giolitti, si trovano due voti più dei votanti. Poi, vengono in luce gli imbrogli sulle forniture militari e le speculazioni sui muli.. .. Tanta è la per.fidia che a' 2 di marzo tutto il paese ancora ignorava la disfatta del giorno avanti in Affrica; ma intanto alcuni dell'entourage governativo del Crispi speculano, lo stesso giorno, in Borsa, e la rendita italiana discende a 89. 50 a 89. 35. Certo, la battaglia di Adua fu la più grande e più meritata sventura per la nuova ltalia. Ma è forse più doloroso della disfatta, il doversi persuadere che soltanto la vittoria di Menelik ci potè sbarazzare del Crispi ! Quanti altri rovesci, e più gravi di quello di Abba Carima, non ci darà una tale anestesia politica del popolo italiano? Il dissolvimento comincia appunto dalla caduta di F. Crispi. Si. Quando la senile follia di quel violento informava il governo d'Italia, era negli animi ancora. la. speranza e la .fiducia in altri uomini: Rudinì o Cavallotti, non importa. Era avvenuto questo: tra il disavanzo sempre più vivo e le tasse sempre più insopportabili; tra la depressione economica persistente e lo sperpe1·0; tra i furti delle banche e l'asservimento della magistratura; tra i ruba.menti degli uomini politici e l'impunità loro; tra una politica interna a base di arbitri e una politica estera ora imprudente ora sciocca, ma dannosa sempre, il popolo che non aveva nessuna coscienza delle cause intime di questa mostruosa trulTa di tutto che avviluppa l'Italia, s'arrestò a quello ch'era appa.rente. Non scorse che i motivi minori e occasiona.li della corruzione e delle violenze, cioè le cupidigie e l'arbitrio degli uJmini al potere. E si à il melanconico spettacolo di vedere i migliori uomini politici, per onestà e forza di lottatori, arrestarsi anch'essi aU-aspetto empirico delle cose. Avevano pure e lunga.mente sperimentato costo1·0 come lo scopo supremo della politica parlamentare sia avere la ma.ggioranza, e come non forza di principi ma ragioni d'interessi determinino i voti. Questa pratica realistica è stata vana perchè essi rimangono ancora angustiati tra la scienza politica del secolo XVIII, fatta di concezioni e di assiomi astratti, sviluppati da un ragionamento che resta al di fuori della critica e della storia. Per tutto ciò, senza lumi e senza animo, il paese si divise in crispini e anticrispini; e tale concezione misera incongrua parziale,· e tale cosa tanto buffa che darebbe a un sordo nato l'inspirazione di Offenbach, costituisce e rappresenta, o lettori, tutto l'intuito politico degli italiani, sul finil•e del secolo XIX I Crispi, quest'uomo veramente insignificante di per sè, il quale s'è d(l,to il tono di forte con la violenza che gli deriva dalla paura, e s'è costituita una personalità con le menzogne che ingannarono alcuni sommi, e abbagliarono i piccioletti; Crispi e i suoi, validi solo di tutta la nostra poltroneria, presero il posto delle cause effettuali e delle reali forze operanti. Il crispismo, questo Accidentale che dà soltanto la .fisonomia agli avvenimenti politici di quest'ultimo tempo in Italia, non vien dichiarato da nessuna conscienza de' fatti sottostanti che suscitano le passioni e determinano i propositi degli attori governativi. Il crispismo è tutto, di per sè: dietro il Crispi, dopo il Crispi sta va nelle menti dei vecchi primitivi della politica, quasi un regno di relativa giustizia e di libertà e di moralità ! Tutto stava nell'abbattere il Crispi: caduto lui si sarebbe tornati allo Statuto, e la moralità sarebbe stata restaurata, la magistratura risanata, l'ambiente epurato, l'economia nazionale risollevata, ecc. ecc.; chi più ne à di simili scemenze ne metta, perchè esse furono senza fine. È stata per alcuni un'allucinazione o un'incoscienza., ma per i più avveduti fu una menzogna, s'intende. La storia. è anche fatta di allucinazioni e di menzogne! L 'anticrispismo rappresenta il deviatore dell'attenzione, e il disperditore di una possibile azione politica efficace; fu, sopratutto, lo sgabello dal quale i maggiori reazionari afferrarono il potere. Ma pii1 misera.udo di questa istoria dell'Italia contemporanea è il pensiero degli italiani, il qua.le non si completa mai dell'esperienza perchè non ne à la percezione. * * * Il pervertimento del criterio influì, per contagio, anche sul giudizio dei più equilibrati. Se qualche cosa è il socialismo scienti.fico, esso è in politica chiarezza di vedute e capacità di intuiti. Eppure il Berenini, socialista tra i più colti e co-
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