Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno II - n. 13 - 15 gennaio 1897

244 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI mira a ridare la verginità e la vita a quella stessa legge del l · Marzo 1886, che impose la formazione di un nuovo catasto. Con poca riverenza dissi che la legge approvata il 19 Dicembre 1896 dette occasione a recitare l'ultimo atto di una commedia patriottico unitaria-morale e ne esporrò le ragioni ; intanto voglio notare questo epi~odio armonico col resto: la legge figura come se fosse stata presentata dagli on. Boselli e Sonnino; ma quella approvata è assolutamente diversa. La discussione dette occasione a diversi pistolotti patriottico unitari e il relatore della legge, on. Di Broglio, raccolse gli applausi dell'assemblea quando dichiarò: « Io non ammetto che si venga qui « ogni giorno col conto corrente di dare ed avere « fra le diverse provincie, fra le varie regioni dello « Stato ! » E ciò dopo che nella relazione aveva scritto: La discussione sul chi paghi più e chi meno è 1·ipugnante ! Chi lesse od ascoltò le sdegnose parole dell'on. Di Broglio avrà pensato che egli alla Camera abbia spiegato la propria opera contro coloro che presantono il conto corrente del dare e dell'av.ere tra le provincie e tra le regioni ; invece per una delle audacie strane della vita politica italiana egli le scrisse e le pronunziò precisamente nell'occasione in cui domandava, che fosse saldato un credito che le provincie di una parte d'Italia vantano contro alcune altre. Pare impossibile, ma così è. Si direbbe che l'on. Di Broglio incautamente abbia voluto tirare, come suol dirsi, sassi nella propria piccionaia ; invece egli scrisse e parlò come colui che conosce la minchionaggine dei propri polli e sa che il pistolotto patriottico unitario da qualunque banco venga strappa l'applauso anche quando si trova ìn flagrante contraddizione colla verità. Ma in che cosa consiste questo credito di cui si vuole saldato il conto da chi proclama antipatriottico e sconveniente il parlare di conto di dare ed avere tra provincie e regioni ? Chiariamolo un poco. All'indomani dei plebisciti, che costituirono il regno d'Italia, alcune province - tutte del settentrione - cominciarono a protestare vivamente contro la sperequazione esistente tra le varie regioni nella imposta fondiaria; si diffuse e si radicò il pregiudizio che nel mezzogiorno e in Sicilia quasi quasi non si pagava alcuna imposta, talmente essa era lieve. I contribuenti italiani, ordinariamente docili, in questo caso mostrarono tanta ostinazione nella protesta che nel 1864 si fece un primo conguaglio regionale, che fu chiamato provvisorio perchè sin d'allora fu promessa solennemente la perequazione definitiva. Del conguaglio provvisorio non si dichiararono soddisfatti i protestanti e dopo vari tentativi falliti ottennero la legge del l · Marzo 1886 - una delle peggiori leggi che stanno sulla coscienza dei legislatori italiani - che ordinava la formazione di un nuovo catasto geometrico particellare. La legge fu preceduta da una discussione larga, elevata, vivace, nella quale teorie e fatti e precedenti, speranze e disinganni vennero esposti dagli oratori divisi nettamente in due campi: il settentrionale e il meridionale. La rettorica s'impadronì della quistione e la legge prima e dopo la sua votazione venne esaltata come opera di civiltà che - faute de mieux - doveva dare lustro ali' Italia. I fini che si proponeva la legge erano chiari e precisi e oltre che dai suoi articoli si appresero dalle dichiarazioni esplicite dei ministri, del Regio Commissario apposito, che la sosteneva, e dal Relatore; essi erano due: l · accertare la proprietà immobiliare per ottenere un catasto probatorio, quale lo ha la Germania; 2· perequare l'imposta fra regione e regione, fra provincia e provincia, fra i singoli contribuenti delle provincie. Si doveva raggiungere quindi un fine giuridico ed economico di grandissima importanza ed uno fiscale, ma nel senso esclusivo di distribuire l'imposta come l'equità e lo Statuto consigliano, cioè in proporzione degli averi. Per rassicurare i contribuenti, che in fatto di imposta non prestano fede alle melliflue assicurazioni dei ministri, esplicitamente venne stabilito che a catasto compiuto lo Stàto non dovesse ricavare oltre 100 milioni dall'imposta sulla proprietà immobiliare rurale sulla base dell'aliquota del 7 010, mentre allora ed ora non ne ricava che 96 oltre i decimi di guerra. La differenza era poca e non poteva allar~are i contribuenti. Trattandosi della formazione di un nuovo catasto geometrico e particellare l'esperienza delle varie regioni d'Italia e delle altre nazioni imponeva di pensare alla spesa e al tempo necessario per condurre a termiM l' impresa; e i nostri legislatori non esitarono a stabilire che bastavano 60 milioni e venti anni. Quale e quanta sapienza e preveggenza mostrassero i nostri legislatori nell'assegnare il tempo e la spesa occorrenti vedremo tra breve. Il tempo assegnato parve soverchio alle provincie che si credevano danneggiate dalla ripartizione attuale dell'imposta; o sospettarono esse che il calcolo dei legislatori fosse sbagliato e che per ciò dovessero attendere più lungamente l' opera riparatrice del nuovo catasto? Quale che sia stato il giudizio che si portasse su questo dato della legge, certo è che i loro rappresentanti si •

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