Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno II - n. 13 - 15 gennaio 1897

256 RIVISTA.POPOLAREDI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI scr1Z1one del minimo del salario nequaderni d'onori fu rigettata con 22 voti contro 12 e 2 astenuti. Cosi la burletta del ministro dei lavori pubblici, che aveva bisogno del parere del Consiglio, fu spiegata dopo due anni, perchè il parere del Consiglio, giusto, veniva a corrispondere all'intenzione del ministro. « Non c' è luogo - decise il Consiglio - d' inscrivere nemmeno a titolo , di esperimento l'obligo per l'imprenditore di pagare un salario minimo agli operai ch'esso impiega.» ecc. Nel 1895, un deputato di Bruxelles propone e la Camera. vota., un emendamento per il quale il Dipartimento del Lavoro avrebbe ristampato il quaderno generale degli oneri, inscrivendoci il minimo del Sa.- la.rio. Questo articolo fu respinto dal Senato. A' 19 di giugno del '96, il ministro dell'industria. e del la.vc.,ro fa le seguenti dichiarazioni a proposito del rifiuto del Senato : - • 1 « Il Senato si è forse pronunciato contro il minimo del salario ? « In nessun modo ... Il Senato affermò che non era in occasione del bilancio, in una formula. vaga, e votando la ristampa del quaderno di one1•i che conveniva. d'inscrivere accidentalmente nella legge il prii..- cipio del minimo del salario applicabile agli appalti di opere pubbliche ... Il Senato vi dice: se volete una. tale manifestazione fatela per mezzo di un disegno di legge regolarmente presentato. Quando la Camera avrà adottato una tal legge, la quistione ci si presenterà nelle forme normali, corrette, noi l'esamineremo e la discuteremo ». Intanto, mentre il governo si destreggiava con tali ripieghi parlamentari, il municipio di Bruxelles faceva un'inchiesta sull'uso del minimo di salario nel Belgio. Il 1•apporto contiene le risposte di 9 amministrazioni provinciali, di 86 amministrazioni comunali, di 11 Sindacati patronali, di 22 hindaca.ti operai, e di 32 padronL Una sola provinJia (Limbourg) non à niente deciso sull'argomento, ma la quistione è studiata. Quanto agli 86 comuni consultati (l'inchiesta risguarda soltanto i comuni che ànno più di 8000 abitanti) 39 che insieme contano 586,919 abitanti, non hanno preso nessuna disposizione relativa al m~nimo del salario e alle ore di la-voro, ma 5 di questi comuni, ti-a i quali Liège e Mons, annunciano che i consigli comunali si occuperanno presto dell'argomento. Gli altri 47 comuni,· i quali contano insieme 1.422.515 abitanti inseriscono tutti ne' loro quaderni d'oneri delle clausole relative al minimo del salario, alld ore di lavoro, ecc. Fra i sindacati patronali 7 si mostrano ostili al principio del minimo di salario, perchè - infinita bontà loro I - perchè gli operai mediocri verrebbe1·0 a esser privati di lavoro. E la cosa. dev'essere tanto vera che tutti i sindacati operai e misti sono tutti partigiani del regime in quistione, e tutti combattono con gli stessi argomenti le obiezioni degli avversari. Il collegio dei Borgomastri infine, nel rapporto presenta.to al Consiglio superiore del Lavoro, basandosi sui risultati dell'inchiesta, si oppone alle conclusioni vota.te dal Consiglio nel 1894, delle quali abbiamo riportato il primo ar~icolo. E a' 25 di novembre '96 veniva presentato (nelle forme normali e corrette desiderate dal Senato) un disegno di legge alla Camera dei deputati, per fissare le condizioni obliga.torie da inserire nei quaderni d'onari delle p11bbliche amministrazioni. Dicono i proponenti : « Pochi problemi suscitano tante questioni di principi quanto quello relativo al minimo del salario. Intorno a questo soggetto si può discutere tutto ciò che risguarda la grave quistione della remunerazione del lavoro. L'antica economia. politica, detta ortodossa, risolveva oon una grande facilità simili problema.. Per essa esistono delle leggi naturali che devono essere risrettate. Il lavoro é considerato come una mercanzia·; il suo tasso va.ria secondo le fluttuazioni della legge dell'offerta e della domanda., e la libertà sola deve essere la guida dei contraenti : padroni ed operai. Ecco una teoria facile, un rimedio sovra.no a tutti i mali di cui soffre l'umanità. Questa teoria économica è diventata un dogma, e molti imbevuti del1' insegnamento dell'antica economia politica, credono ancor oggi che basti lasciar fare e lasciar passare per realizzare la giustizia. Tuttavia, ognuno riconoscerà - tanto la cosa è evidente - che la vecchia scuola mancesteria.na pllrde ogni giorno terreno. I fatti sono sta.ti più forti della tecria, e i fatti ànno dimosti-ato ai più ciechi che il sistema di libertà, del non intervento, riesce a conseguenze deplorevoli; i fatti àn dimostrato che la libertà, in materia economica è spesso una parola vuota di senso e permette di giustificare gli abusi più odiosi, le ingiustizie più stridenti. Sacrificare l'uomo al prodotto e a colui che i,1·0fitta della rendita é odioso. Il lavoro non è una. merce. Ciò che l'operaio dà, in cambio di un salario è la sua forza di lavoro, e questa non si può nè accumulare nè conservare come avviene delle merci. L'operaio non è libero: il capitalista può a.spettare; l'operaio, se aspetta, rischia di morir di fame. Fra operaio e pad1•one non è dunque ugu11,glianzadi condizioni, e non è dunqu11 libertà. Bisogna che la legge intervenga per regolare le condizioni del contratto di lavoro. E per ciò che riguarda i salari, per Io meno nei lavori e fo1•niture delle amministrazioni pubbliche, l'inscrizione del minimo del salario obligatorio nei quaderni d'one1•e, proteggerà i lavoratori contro gli abusi della concorrenza ». Il disegno di legge propone : ARTICOLO l· - I salari pagati agli operai occupa.ti all'esecur.ione de' lavori e di forniture non possono essere inferiori a. dei minimi determinati. La durata. della giornata di lavoro non potrà eccedere le 10 ore, e un'interruzione di almeno 12 01•e dovrà separare la fine della giornata dal cominciare

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