252 1:UVISTA.POPOLARE DI POLITICA. LETTERE E SCIENZE SOCIA.LI pone e si afferma, come tale, di contro al vecchio mondo. Per la risoluzione delle difficoltàpaurose di questo grande conflitto, tutte le buone volontà dovrebbero agire, tutti gli sforzi dovrebbero esser utilizzati, e la scienza e l'Arte non sono punto di troppo per aiutare le opere dell'Equità. Tutto ciò fu diverso da prima: si potè qualche volta tacciar d'utopisti alcuni programmi socialisti çlel tempo andato. I grandi precursori francesi ebbero intuiti meravigliosi, però forse mancò loro l'appoggio di dimostrazioni rigorose. Ma dopo cinquant'anni la dottrina s' è rafforzata. Degli scienzati àn studiato con pazienza i fatti e sviluppate le leggi dei fenomeni ; con statistiche e cifre ànno giustificato molte divinazioni de' primi sociologi e le aspirazioni confuse delle masse lavoratrici. Anche degli artisti son venuti, degli oratori e degli scrittori, a facilitare con la propaganda la prossima evoluzione. Sempre più la teoria si disciplina e si coordina; e sempre di più il socialismo è diventato scientifico. Così la pressione del proletariato à ricevuto una forza notevole da i transfuga di questa borghesia contro cui quello è rivolto: si son visti molti lasciare la classe dei possidenti per andare verso gli affamati e i piedi nudi. Questo fenomeno sociale s' è prodotto quasi un secolo fa, in condizioni identiche. Nel 1789 la rivoluzione francese diretta contro i privilegi della nobilta, fu preparata e, per buona parte, fatta da prima dagli elementi audaci dell'aristocrazia, da nobili che avevano compreso l' assurdità e l' ingiustizia dei privilegi della loro classe e che s'erano volti alla borghesia. É questa fusione degli intellettuali e dei manuali; è la combinazione di queste due forze ugualmente necessarie che dà ·al socialismo tanta potenza. * * * L'opera d'arte non à carattere di relatività e di contingenza ; essa possiede come una inestinguibilità, e nessuno saprebbe numerare e precisare le sensazioni piacevoli, le emozioni grandi e generose ch'essa può suscitare. Le calzature si sciuperanno, le pillole avranno fatto o no il loro effetto, ma l'opera d'arte dopo essere stata contemplata da migliaia d'uomini, può esserlo ancora da altre migliaia, e dar così in modo quasi infinito nuovi compiacimenti agli umani. Chi conterà i nobili e sereni pensieri che à suscitato la scultura greca? Chi farà il calcolo delle consolazioni cadute dall'alto delle cattedrali gotiche? Quanto coraggio à infiammato la canzone delle folle in marcia verso l'avvenire : la 1Vfarsigliese? E statue, edifici, canzoni, poesie, dopo aver rallegrato tanti cuori ed elevati tanti animi, sono sempre immortalmente giovani vivi inestinguibili come prima, sempre pronti per dare sensazioni sublimi a coloro che sanno comprendere. In ragione della natura particolare dei valori che gli artisti creano, le condizioni sociali non permettono loro di ricavare dal lavoro quella rimunerazione che gli anui non tardano ad accordare ai rivenditori sensali. La vita di molti grandi artisti conferma questa verità. È la storia di tutti: letterati o pittori. I migliori vissero in una relativa povertà e qualche volta nella miseria, eppure le loro opere arricchirono mercanti e speculatori. Un sol quadro di F. J. Millet s'è recentemente venduto quasi mezzo milione, e il Millet nella sua vita fu sempre misero! Noi vorremmo, noi socialisti, incoraggiar l'arte e sorreggere gli artisti, col pitì largo ecletticismo: noi non ammiriamo un artista perchè socialista, ma perchè artista, come quello che produce i capolavori. Noi sappiamo che all'arte bisogna un' indipendenza assoluta, perchè sappiamo che quando si pretende dirigerla, la si soffoca. L'Arte esige una libertà assoluta: lo stato non à che dei doveri verso l'arte e nessun diritto. Tutto quanto è ufficiale dovrebb'essere quanto più artistico è possibile, ma tutto quanto è artistico dovrebb'essere quanto meno ufficiale è possibile. L'intervento dello Stato può manifestarsi conservando consumando ed educando. Come consumatore lo Stato commette o compra le opere d'arte, come educatore lo Stato insegna con le scuole e l'accademia. Molte cose ci sarebbe da dire su questo soggetto, e non nascondo che le mie simpatie sono per l'insegnamento d'arte a1>- plicata, per l'arte industriale, utile alla rigenerazione dei mestieri e del gusto dei lavoratori. E, veramente, neil'avvenire noi speriamo che l'arte sia da per tutto: essa circonderà tutta l'esistenza umana con le sue manifestazioni piìt diverse. Oggi, l'organizzazione capitalistica à soppresso quasi ogni elemento estetico alla nostra vita ; sopra tutto alla vita dei lavoratori. L'arte pare abbia dalla vita fatto divorzio. S' è allontanata dal popolo, raffinata, acuita in complicazioni dolorose e sublimi. Tutti gli oggetti che ci circondano sono brutti e volgari. Quelli che si occupano d'arte lo fanno come qualcosa di strano e d'eccezionale. Cotesta situazione noi speriamo di vederla cessare nella società più fraterna che aspettiamo, nella quale l'arte finirà d'essere l'appannaggio di alcuni per mescolarsi, sempre, alla vita di tutti (1). Ma questo sbocciare meraviglioso dell'arte non sarà possibile che in una società trasformata. Nel- (I) Vedere« Socialisation de 'Art• di Edmond Picard, e sopratutto gli scritti di \:Villiam Morris.
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