Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno II - n. 13 - 15 gennaio 1897

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA. LETTERE E SCIENZE SOCIALI 251 più vengono prestando armi alla redenzione proletaria. Questo ritorno al passato, che oggi appare così strano e pauroso, e che, accompagnato dalla più feroce reazione politica trM le sue origini dalle peggiorate condizioni economiche e dal turpe calcolo delle classi abbienti, altro non è se non il sintomo e il prodromo della dissozione (li una civiltà che, nella sua agonia disperata ripudia quei principii pei quali è sorta, condanna quegli ideali pei quali ha combattuto e scritto pagine gloriose. Nulla però c'è da temere: più minacciose tempeste hanno soffiato i loro venti sinistri sul libero pensiero che, senza scuotersi, ha scosso ben altre tirannidi. ALESSANDRO GROPPALI. L'ARTE E IL SOCIALISMO. Le mie parole son rivolte ai socialisti e agli artisti insieme. Ai socialisti io vo1·rei far comprendere a pieno quanto sia indispensabile che s'interessino alle cose d'arte. È un deplorevole errore quello di considerar l'arte come il passatempo della gente ricca, e di pensar che gli artisti siano degli oziosi, inutili o anche nocivi. Troppe circostanze, sventuratamente, possono talvota giustificare queste prevenzioni. Bisogna che i nostri amici se ne liberino, che si persuadano della potenza e dell'utilita. suprema del1' arte. Io vorrei anche mostrare agli artisti come sono ingiusti i pregiudizi che la stampa borghese à fatto nascere in essi verso di noi. Quella stampa si compiace di rappresentarci quasi unicamente occupati di materiali interessi, privi di ogni preoccupazione elevata, e quando parla del socialismo lo fa come si trattasse dell' invasione di nuovi barbari. A crederle, il nostro trionfo sarebbe il segnale di vandalismi ·spaventosi... 1iente di più assurdo! E non sarà difficile, io credo, di chiarire che una società socialista farà all'arte una situazione assai migliore che oggi non abbia; ma io credo anche di poter affermare che il rinascimento delle arti decorative, tanto desiderato oggi, non è possibile che dopo una modificazione delle condizioni economiche dei lavoratori, e non è realizzabile se non dal socialismo. I governi, che rovinano le nazioni con i dispendi' inutili e improduttivi pet· la guerra, sono parchi fino alla meschinità per le spese utili e gioconde della scienza e dell'arte; sono d'un'avarizia veramente colpevole per le spese necessarie al lavoro. I partiti che si avvicendano ai governi sono ugualmente incapaci o ingiusti verso gli artisti ; sono al disotto della loro missione governativa, e il lavoro intellettuale non è stato da loro meglio compensato di quello manuale. Curanti solo del comf01·table e della loro classe, i partiti borghesi organizzano i loro interessi, e perfezionano i mezzi per fare affari. La desolante adorazione del Vitello d'oro d.:,veva escludere insieme la pietà per le miserie degli umili e l'entusiasmo per gli splendori dell'arte. Ma il socialismo à una portata lontana che soverchia i consueti dibattiti della politica. Nella fede nuova è una rivoluzione completa : non solo economica ma scientifica estetica morale; rivoluzione che implica la trasformazione di tutti· i fattori sociali, di tutte le influenze che agiscono sulle sorti umane. Fra le quali non ce n' é di più nobili e feconde di quelle della scienza e dell'arte. Nessun uomo colto contesterà ciò, e in molte anime di diseredati (a' quali il regime borghese à così parcamente misurato la luce, e a' quali i partiti reazionar'i vorrebbero rifiutare l'istruzione obligatoria) ànno di quella verità una percezione confusa. · L'operaio à rispetto dell'intelligenza; il lavoratore sa stimare il lavoro dovunque lo trova. A ppena il lavoratòre manuale si rende conto della realtà del lavoro intellettuale, egli sa onorarlo: noi abbiamo trovato sempre il popolano pieno di deferenza e di simpatia per la scienza e per l'arte. Fra il lavoratore intellettuale e il lavoratore manuale possono esserci dissapori ma non mai l'antagonismo che sognano i nostri nemici. Quando Carlo Marx lanciò il grido: « Proletari di tutti i paesi, unitevi » egli si rivolse non solo agli operai industriali ma a tutti coloro che soffrono dell'organizzazione capitalista attuale. Ed è sì vero, che gli artisti che àn commentato il suo pensiero (Walter Crane in Inghiltera, Steinlen in Francia) nelle incisioni ma~nifiche ch'essi fecero per celebrare il 1 ° Maggio ci han mostrato, tra le folle in marcia verso il Nuovo, dei contadini e dei minato1·i, dei letterati e de' pittori: tutti gli operai della penna come quei del martello, ... tutti colo1·0che penano e soffrono per lavorare. * * * Notate questo: nulla afferma di piu l'ampiezza del socialismo. Se come taluni sostengono, il socialismo si riducesse alla discussione di qualche riforma legislativa, esso si chiuderebbe nei limiti di un caso locale e passeggero. Se si limitasse a domandare solo il miglioramento delle condizioni materiali dei lavoratori manuali, il socialismo non si leverebbe nel mondo come un'alba novella così temuta dagli uni, così sperata dagli altri. Questo movimento che appassiona cosi prodigiosamente le società contemporanee non è nato solo dalla pena · degli stomachi vuoti; non è solo una questione di appetiti da sodisfare, che bisogna risolvere. Il dibattito è più alto ancora: sono concezioni inedite del modo di governare, è un ideale nuovo che si

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