Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno II - n. 13 - 15 gennaio 1897

250 RIVISTA. POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI ora è poco, vieppiù lumeggiata e confermata da un fatto che, se non aggiunge deco1•0 alla dignità dei nostri insegnanti, torna per certo a tutto disonore del ministero che l' ha promosso e compiuto. Certo che il fatto che stiamo per denunciare non ha per sè grande, sovrana importanza ; ma chi con occhio attento scruta e segue le manifestazioni politiche meno chiassose, ma le più in sè stesse significative, e connette e coordina i fenomeni che allo spettatore sembrano accidentali e isolati, si sarà certamente accorto come, corollario imprescindibile di lunga preparazione e confluenza di fatti, oggi navighiamo in piena reazione non solo politica, ma anche intellettuale e morale. Ciò che nemmeno sotto la dittatura crispina, che pareva a ciò la più indicata, si è osato fare, oggi si è compiuto sotto un ministero di sedicenti galantuomini e francamente liberali. Si è creato un ispettorato per i libri di testo e questo, facendo un vero duplicato, dell' Index librorum prohibitorum, ha proscritto gran parte dei compendii di filosofia positiva che correvano sui banchi dei nostri licei e un'altra parte solo per quest'anno, tanto per lasciar tempo al tempo, ha permesso, pardon ... volevo dire tollerati. chè tale è la parola che i regii ispettori hanno•esumato dall'a1•3enale della santa chiesa. E si ricordi; non si tratta di soppressione per insufficienza didattica, chè allora non tutti sarebbero stati proibiti, sibbene di allontana1•e dalle scuole le teorie e le dottrine che essi contengono. E infatti, perché le nostre parole non restino sguarnite d'ogni prova, nessuno di questi trattati fu lasciato passare ~ gli Appunti di Filosofia del Dandolo, gli Elementi di psicologia del Marchesini, gli Appunti di Filosofia elementare del Lucattelli furono solo per questanno tollerati, le Prenozionì di filosofia del Salvadori, l' Etica del Gazzano furono a dirittura proibiti e messi al bando. E le ragioni? e i pretesti? che diamine I non siamo mica al tempo dei Tenerelli del bello italo regno: ora siamo sotto un'illuminato e liberale Gian ...turco e, come di ragione, nel paese più oscurantista d'Europa, nella tenebrosa Turchia. Se ne vuol una prova? A un valoroso professore che osò, tranquillo nella sua coscienza di insegnante onegto, protestare contro l'arbitrio degli ispettori, che non gli avevano permesso di adoperare un suo testo; si rispose - scusa sciocca - che l'avevan proibito perchè ... mancava poco più di una settimana perché fosse finito di stampare. Oh ! dove sono andati i bei tempi del 'l'enerelli, quando all'Ardigò, che professava filosofia positiva nel Liceo di Mantova, si dava l'avviso di non molestare ne' suoi insegnamenti Dio, e di non offendere le credenze comuni! Quel Tenerelli, che sosteneva a viso aperto con una lettera ad Alberto Mario le sue opinioni, era la lealtà fatta persona di fronte a questi Gianturco, a questi regi ispettori, veri e proprii gesuiti sotto la truccatura del liberale. Ma a che andiamo a rammentare quel pove1•0Tenerelli? Ma lo stesso Borbone, che ingenuamente nominiamo sempre con terrore, lo stesso Francesco II d'Austria, era più leale, più sincero e coerente nel dare ai professori del Ginnasio di Lubiana e poi a quelli dell'Università di Pavia questi paterni ammonimenti: « Io non ho bisogno di sapienti, ma di sudditi fedeli; il vostro dovere sta nel renderli tali. Si deve imparare quello eh' io ordino, e colui cbe viene con idee nuove se ne vada, se non vuol essere mandato». Ci scordavamo: l'eccellenza del ministro della pubblica istruzione ha proclamato d'intervenire quando la scienza diviene passione. Che sia questo adunque un caso in cui si sieno varcati i limiti - fissati da chi? - fra la scienza e la passione ? Passione per chi e per che ? per la scienza indiscutibilmente, pe1•chènella psicologia, nella logica, nell'etica non c'entrano nè ci possono entrare le piccole passioni della guerriglia· politìca, che, se per caso, qualche professore troppo zelante della sua fede politica ha voluto fare della sua cattedra una tribuna di partito, si ~a tutte le ragioni per punirlo, nè noi nulla abbiamo da opporre, tutto da approvare. É cosa nota del resto che, quanto più un' insegnante sa di professare idee tal poco eterodosse, tanto più ci mette ogni impegno per disarmare le prevenzioni degli scolari e metter" nella loro giusta luce le opinioni degli avversari. Se non che, troppo palesemente assurdo è questo pretesto per offendere l'amor proprio, la dignità e il prestigio degli ·insegnanti col condannarli a impartire il contrario di ciò che essi hanno appreso con lunghi studi e con sudate veglie. Ed è appunto col proclamare l'esistenza di due scienze, l'una dannata ad esulare dalle scuole e l'altra fatta ad usum delphini, che si viene a soffocare la sacra fiamma della spontaneità e della coerenza e ad alimentare in sua vece l' incredulità. e lo scetticismo. Si è proprio col richiamare in uso l'antico aforisma del!' intus ut libet foris ut moris est, che si viene ad uccidere ogni schiettezza e integrità di carattere, e disgiungere il cittadino dal maestro, la scienza dalla vita, il pensiero dall'azione e a togliere ai professori ogni altro zelo, ogni altra p<1ssione, se si eccettua quella dello stipendio alla fine di mese. Oh! ma che importa mai alla nostra borghesia, ai nostri commendatori, la dignità del carattere, ad essi che darebbero un calcio a tutti pur di salvare il marsupio? I Non è forse risaputo che la borghesia sempre ha sventolato il vessillo della libertà finché si trattava del proprio tornaconto e che poi tosto l'ha rinfoderato non appena s'accorse che altri cominciavano a servirsene contro di essa? È per questo, soltanto per questo, che ora. si ritorna indietro a tutto vapore e si grida la croce addosso alla filosofia positiva; gli è per sostituirla colla Summa di Tommaso d'Aquino, onde addormentare col narcotico dei dogmi impenetrabili e inc1•etinire coll'oppio della fede il pensiero, la critica e la scienza, queste forze indomabili e maledette, che ogni dì

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