Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno II - n. 12 - 30 dicembre 1896

228 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI principe A. di Lichtenstein, cattolico e clericale per condizione e per nascità: « La carità cristiana può fare molte cose ma essa. non può fare tutto: vi è bisogno di ben altro. Dobbiamo prima di tutto riconoscere la legittimità dei lamenti che ci giungono alle orecchie. Inoltre i benefizi della carità non possono sostituirsi alla giustizia: la carità non può imporsi ad alcuno, la giustizia deve imporsi a tutti. Bisogna dunque distinguere fra le virtù cristiane che possono anche far sopportare le peggiori condizioni, ma. che tendono essenzialmente all'ordine sop1·annaturale, le obbligazioni dell'ordine esteriore, che devono imrorsi anche a coloro che non hanno virtù » (1). Sarebbe assai lungo se volessimo raccogliere tutte le confessioni di tal genere, che sono tanto sintomatiche in bocca di gente tutt'altro che disposta a darci ragione. Ma non sappiamo esimerci dal riprodurre un brano piuttosto lungo, ma stupendo, di H. George in risposta all'enciclica sulla questione operaia· La deferenza ed il rispetto che il religioso scrittore americano ha pel ministero e la persona dell'attuale pontefice non gl'impecliscono, dopo avere confutate le teorie sociali cliLeone XIII, di dargli una solennissima lezione in questi termini: « Disco1·rendo delle misure pratiche per il miglioramento delle condizioni dei lavoratori che la Santità Vostra propone, non ho menzionata quella su cui Essa fa grande assegnamento, la carità. Se non che, nulla di pratico vi ha in questo raccomandarJ la carità come rimedio alla povertà, nè alcuno vorrà considerarla come tale. Se fosse possibile all'elemo • sina di abolire la povertà non vi sarebbero nella cristianità poveri. « La carità è certo bella e nobile virtù dolce all'uomo e cara a Dio. Ma la carità dev'essere fatta di giustizia. Nè della giustizia può tenere il posto. « Ciò che in tutto il mondo cristiano vi ha d',ngiusto nella condizione dei lavoratori si è che il lavoro è spogliato. E dal momento che Voi approvate che questa spoliazione continui, é vano raccomanda.re la. carità. Farlo, commendare la carità come un surrogato della giustizia, gli è veramente qualcosa di simile, nell'essenza, a quelle eresie conda.nnate dai vostri anteces3ori, le quali sostenevano che il Vangelo aveva preso il posto della legge, e che l'amore di Dio esimeva gli uomini dalle obbligazioni morali. « Tutto ciò che la carità può fa1•edove l'ingiustizia regna si è attenuarne alquanto, qua o là, gli effetti. Ma curarli non può. Ed anche quel poco che la carità può fare per attenuai•e gli effetti dell'ingiustizia., non va scevro di mali ... « E cosi quella pseudo-carità, che ripudia e nega la giustizia, fa del male. Da una parte demoralizza quelli che la ricevono, oltraggiando l'umana dignità ... Dall'altra, essa agisce come un anestetico sulla coscienza di coloro che vivono delle spoglie dei loro simili, ed ( !) op. cit., pag. 206. alimenta quella illusione morale e quell'arroganza dello spirito, che certo Cristo aveva in mente quando diceva che era più facile ad un cammello passare attraverso la cruna di un ago che ad un ricco entrare nel regno dei cieli. Imperocchè, uomini satm•i d'ingiustizia e che usano il loro denaro e la loro in• fluenza a sostenere l'ingiustizia., sono da essa condotti a figurarsi che col fare elemosina. essi facciano verso gli uomini qualche cosa di più del loro dovere e Dio poi debba loro tenerne conto ..... « Ma ciò forse, che vi ba di peggio in questo sostituire le vaghe ingiunzioni della ca1•ità alle nette esigenze della giustizia., è il fornh·e che esso fa a tutti quelli che professano di insegnare la religione cristiana, di qual si sia ramo e comunione, un comodo mezzo i,er placare Mammona e nel tempo stesso persuadersi nella loro coscienza di servire a Dio... « No, Santità, come la fede senza le opere è mol'ta. come gli uomini non possono r11ndere a Dio ciò che a Lni è dovuto in quella che negano ai loro simili i diritti che Egli ha •iato loro, così la carità non sorretta. dalla giustizia nulla può fare per risolvere l'odierno problema dr.Ila condizione dei lavoratori. Se anche i ricchi « profondessero tutti i loro beni nel dare da mangiare ai poveri e dessero i loro corpi per essere bruciati », fìnchè la proprietà dura dul'erebbe la povertà » ( l ). Ora ciò è detto a nuora perchè suocera intenda, cioè, è detto al pontefice perchè ne faccia profitto il così detto partito cattolico sociale, il quale non si appaga pii1 dei precetti della carità e, dietro le orme dei socialisti democratici, invoca - a suo modo e dentro certi limiti, s'intende - le leggi sociali, effetto più che cli carità, di giustizia. Ma il partito cattolico sociale, come l'evangelico sociale, è una sparuta minoranza che in questi ultimi anni si è andata sguagliando a vista d'occhio; la maggioranza dei cattolici e dei protestanti, in ,,este corta o lunga, è risolutamente contraria ad ogni legislazione sociale caldeggiata solo dai democratici, che con essa intendono porre un freno, se non un limite alle quotidiane e spietate estorsioni consumate a danno dei lavoratori. Solo rileviamo che il George, come tanti altri s'inganna quando qualifica come atea la soluzione proposta dal pontefice e dai cristiani in generale. Questa invece è una soluzione eminentemente religiosa e cristiana per eccell_enza,poichè, riconoscendo come etico-religiosa la questione, congenere dev'essere il rimedi<', e quindi, coerentemente, la carità e l'emosina. Il cristianesimo non poteva di più nè aveva cli meglio. Atea invece può dirsi la soluzione proposta dal George, il quale, mentre riconosce la questione come religiosa, propone un rimedio d'indole economica - la nazionalizzazione del suolo - e cade in contraddizione. Con tale proposta (l). La condizione dei lavoratori. - Lettera aperta a S. S. Leone Xlll, Torino 1891,pag. 95 -97.

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