Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno II - n. 12 - 30 dicembre 1896

226 RIVISTA. POPOLARE DI POLITICA. LETTERE E SCIENZE SOCIALI cosa di sempre morale, e certi fatti umani contaminarono le istorie su' quali nessun secolo sospen. derà la sua maledizione. O sotto la mano di Dante o di un nastrò contemporaneo il capo di Buoso sarà sempre di traditore. È costante quella parte della morale che e merente all'umana natura, ed è mutevole quell'altra ché segue l'evoluzione del costume; onde su certi tipi storici il giudizio varia, e su certi altri l'uniformità, vincendo l'esame, testimonia la continuità del pensiero. Sicchè il mutamento, facendosi sopra un fondo costante, prova che il perfezionamento non si fa rinnegandosi, ma integrandosi. Il criterio, dunque, della relatività incondizionata è troppo assoluto, e presenta ne' termini quella contràddizione che non trova soluzione in nessuna dialettica. So che questo linguaggio riesce oscuro ai dilettanti, ma torna evidente a quelli che hanno qualche notizia della storia del pensiero e dello stato delle quistioni. Il progresso, dunque, eticamente considerato consiste in una sempre maggiore traduzione della morale in diritto. L'amico Colajanni ha qui parlato della misura del progresso. Definiamolo prima. È lo scoprimento graduale della legge una nella infinita varietà delle cose, legge, che in quanto è una, supera nell'infinito universo il dualismo tra Dio e natura, nella biologia tra vitalismo ed animismo, nell'antropologia tra spirito e corpo, nella meccanica tra materia e forma, nella dinamica tra forza e materia, nella psicologia tra senso e intelletto, nell'economia tra capitale e lavoro, nell'etica tra morale e diritto. Questo dualismo in etica scompare nell'equità, che è appunto la sintesi di morale e diritto, tra' quali due termini etici noi scoprimmo il legame causale. Conchiudendo: conviene rimuovere dagli animi vostri due errori, l'uno che, separando il diritto della morale, crea l'uomo della legge, l'altro che, facendo del tutto relativa la morale, crea l'uomo del costume. L'uomo, considerato sotto il vero rispetto etico, rappresenta un più alto concetto, perchè sull'uomo legale e sull'uomo costumato sta l'uomo equanime. Quanto è raro questo tipo! Ora si comprende che non può farsi effettuale una dichiarazione di diritti in un ambiente demo1·alizwto. Ma c'è morale - si domanda - dove una religione è scaduta? Se noi guardiamo la religione con la critica del secolo passato, possiamo da un giomo all'altro fare e disfare la Dea Ragione e l'Ente Supremo. Molte cose improvvisate da quella rivoluzione sono cadute insieme con quella critica. La religione non è nè un artificio cli sacerdoti nè una rivela7,ione soprannaturale, ma la sua origine è nell'uomo, che, ignaro delle leggi naturali, le personifica. Quindi, da una parte, è naturale nel popolo, dall'altra la sua tendenza è continua verso la scienza : a poco a poco Dio s'immedesima con la legge delle cose. Quando essa dalla contemplazione passa all' intenzione, si fa morale, e ciò che prima era amore di Dio diventa amore dell'uomo. Questo amore che ispira il sapiente fece chiamare Spinoza ateo ebreo di Dio. Perciò come più si fa pratica la morale per tradursi in diritto, così più si fa naturale la religione per tradursi in morale. Diritto, morale, religione nel pensiero scientifico si unificano. Ec.co quale ateo sono io. Ora come questo pensiero a traverso la scuola si fa sociale ? (Qui l'oratore esamina la scuola rispetto al potere, all' istruzione, ed ai libri, forte protestando contro l'uso de' libri più commerciale che educativo). E conchiude : Il prof. Colajanni, che vi ama educandovi meglio all'esame di voi stessi che agli esami accademici, domandò: La dottrina vi farà felici ? Questa dottrina, questa scuola io non la conosco, nè conosco chi la sappia. Conosco so lo una dottrina che v'insegna a vivere in armonia con propria coscienza - la dottrina del dovere. Alt1·0 non so nè mi chiedete altro. So che l'avvenire umano, seguendo questa dottrina, sarà migliore. In questo avvenire io credo. X. L'ultima f asBdellca ritcàristiana. Il fatto che la questione sociale oggi non sia negata pili da nessuno, come fino a pochi anni fa; il fatto anzi che tutti, e spesso senza una conveniente preparazione, si sieno mesHiad occuparsene - a proposito ed a sproposito, pro o contro non importa - ci assicura ch'essa ha fatto un gran passo, forse il più grande, verso la sua soluzione. Non restare sconosciuta fuori le correnti della vita e della civiltà, questo è l'interessante; il resto poi verrà da sè, in quanto è proprio di ogni verità far breccia negli ostacoli più resistenti per finire coll'invadere tutto e tutti. E la questione sociale ormai, dopo una non breve elaborazione, può dirsi entrata solennemente nella società civile; essa ormai s' è imposta, oltrechè ali' interesse dei lavoratori, all'attenzione di ogni classe di studiosi e persino d'artisti. Se ciò però è molto, 11011 è tutto. Superato definitivamente tale ostacolo, per opera

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==