Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno II - n. 12 - 30 dicembre 1896

224 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Invece altre ragioni mi sembrano più convincenti. I portatori di cartelle non hanno diritto a lamentarsi: il salvataggio, che ha imposto loro la perdita di una minima parte del reddito, rimane sempre preferibile al fallimento del Credito fondiario. La cosa è tanto chiara che, annunziati i provvedimenti dell'on. Luzzatti, il corso delle cartelle aumentò, come non ribassò la rendita italiana in seguito alla falcidia eseguita da Sonnino : i portatori guadagnarono in sicurezza il poco che perdettero da un'altro lato. · Per apprezzare al giusto il risentimento dei mutuatari, che si videro limitata la facoltà di estinguere, mediante cartelle, i loro debiti verso il Credito fondiario , bisogna tener conto di ciò che l'on. Luzzatti rispose all'on. Imbriani : che i mutuatari, cioè, profittando del ribasso delle cartelle del credito fondiario facevano incetta di esse per pagare i debiti col Banco ; così avveniva che tutti i crediti buoni del Banco venivano estinti - e rimanevano tutti i crediti cattivi rappresentati da cartelle fondiarie senza valore. Di pitt: essendo evidente che i mutuatari i quali volessero pagare erano incoraggiati dal proprio tornaconto a pro~ muovere un disonesto aggiotaggio per comprare al più basso prezzo le cartelle , avveniva che il summum ius traducevasi in summa iniuria, onde lo Stato acquistava il diritto d'intervenire. E poi, se il Credito fondiario del Banco di Napoli non poteva pitt far fronte agli impegni, ciò avveniva per colpa di tutti i mutuatarii che vennero meno ai pagamenti. Ora, è certo doloroso che per· i provvedimenti del Luzzatti qualcuno sia stato ingiustamente punito, ma la massa era e rimane ben meritevole di punizione. I provvedimenti , i quali sembrarono dapprima destinati a naufragar•~ per l' opposizione d' ogni parte , pa~sarono trionfalmente quando furon liberati da quelle misure, che pareva dovessero favorire il così detto carnevale dei banchieri. Fu bene che il ministro del Tesoro non avesse insistito in quella emissione che faceva intravedere una recru· descenza di scandaloso aggiotaggio, la quale avrebbe in quel modo avuto come il bollo dello Stato, ed è doveroso riconoscere che la Commissione parlamentare di ciò s' era già preoccupata, ed aveva suggerito i temperamenti opportuni. Si deve inoltre convenire cogli on. Franchetti e Sonnino che le vère smobilizzazioni, le smobilizzazioni che possono condurre al risanamento della circolazione, devono essere spontanee, e devono essere rappresentate dai risparmii, che vanno a cercare impiego- nella proprietà fondiaria; ma, al Sonnino in ispecie, va fatto osservare , che il risparmio il paese non lo avrà con una politica pazza come quella seguita dal ministero di cui fece parte, e che il risparmio non è possibile con quel Sonnino che - secondo la frase incisiva dell'on. Luzzatti - non conosce la prosperità del paese se non attraverso alla oppressione del paese. Ma quali che essi siano dal punto di vista del diritto, i provvedimenti dell' attuale ministro del Tesoro riusciranno a salvare il Banco :di Napoli ? Essi sono stati riconosciuti ingegnosi , anche dagli avversari ; possono riuscire benissimo, purchè l'Istituto cada in mani oneste, e di persona dotata di una mezzana intelligenza. Il Banco di Sicilia aveva perduto quasi del tutto il proprio capitale, e senza i favori concessi oggi al Banco di Napoli, lo ricostituì merce la savia ed energica amministrazione del compianto Notarbartolo. Qualche cosa di simile era avvenuto in altri tempi, mercè l'opera intellig1mte del Oolonna per lo stesso Banco di Napoli. È necessario però - a riescire al salvataggio - che le arpie politiche e l'affarismo vengano allontanati da Palazzo San Giacomo; e ci dovrebbero un po' pensare gli elettori, i quali hanno avuto modo di convincersi del danno economico, che arrecano col suffragio dato agli indegni. Ma -riesca o non riesca questo recentissimo salvataggio esso ha fatto fare un grande passo nella opinione pubblica e nel Parlamento al concetto della Banca di Stato. Invero: prima il caso della della Banca Romana, quello del Banco di Napoli dopo, han messo in evidenza l'ibridismo strano del nostro sistema bancario ; questo è tale che se gli affari vanno bene, gli utili son dovuti agli Istituti, con o senza azionisti ; invece se essi vanno male è lo Stato che deve garantirli. Sapevasi del resto, anche dalla storia della potentissima Banca cli Francia, che lo Stato nei momenti di crisi suprema e quando ha bisogni ingenti non riceve soccorsi dagli Istituti di emissione per azioui, ma è costretto ad intervenire in loro favore per salvarli. L'ibridismo del sistema italiano, inoltre, è aggravato dal fatto, che lo Stato riparatore non è in condizione d'impedire i mali e di punire i colpevoli. Di questa situazione si hanno esempi numerosi pel passato ; e se ne ha uno eloquente in quello dianzi cennato e che la Camera apprese dalla bocca dell'on. Franchetti. Quest'ultimo caso e tanto più grave in quanto che la Banca d" Italia venne in aiuto dell'Immobiliare, qnando era nota la sua insolvibilità, e con vera premeditazione, diede ad in tendere ai suoi creditori ch'esso era ancora solvibile. Ed il sentimento del retto e del regolare, disse il Franchetti , è talmente perduto in Italia che il vero motivo dell' operazione è menzionato in un atto pubblico e registrato ! Per tutto ciò, adunque pare logico e naturale che ci si avvì alla Banca di Stato, per far in modo che gli utili vadano all'ente che è esposto alle per-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==