RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 233 lo non istarò a riassumere l'opera, lavoro inutile per chi la legge e che d'altra parte fu già fatto in altre recensioni; mi limiterò ad alcune osservazioni generali poichè l'argomento è interessantissimo. E qui un appunto. Quando egli vuol spiegare la efficacia maggiore che ha sulla massa dei lettori l'immagine più che non l'abbia l'espressione precisa e definita d'un concetto, non ricorda una cosa essenziale ed è che la formazione del linguaggio astratto è un lento prodotto dell'evoluzione e che solo le menti più svolte ne hanno l'abitudine e lo possono pienamente gustare, mentre è proprio della psiche popolar& di abbandonarsi alla corrente dell'emozione. come di identificare spontaneamente le sensazioni, pensando per immagini ; al qual proposito noterò anche che mi parve un po' puerile la osservazione sull'efficacia che avrebbe dovuto apparentemente es·ercitare, ma che non esercitò, sull'esattezza dell'espressione il simbolismo rappresentativo dei primi alfabeti, quasi a vedervi una specie di contraddizione alla legge del minimo sforzo, mentre sappiamo quanto imperfetto e povero fosse in realtà tale simbolismo e come la ragion vera dell'uso e dell'abuso dell'immagine e della mancanza di coordinazione delle idee che si riscontra nelle prime manifestazioni letterarie la si deve al fatto che in quelle epoche remote, come presso i barbari ed i bambini del tempo nost1·0 il soggetto non è ancora perfettamente sceverato dagli oggetti ; anzi in tal modo di essere della psiche umana primordiale hanno radice quelle molte aberrazioni_ dello spirito, una delle quali principalissima - l'animismo universale - parve sì poetica al Leopardi: Vissero i fiori e l'erba Vissero i boschi un dì. Conscie le molli Aure, le nubi e la titania lampa Fùr dell'umana prole. Assai felice invece è la distinzione, sorpresa nell'atto del suo prodursi, per sostanziale differenza d'origine, tra immagini spontanee in cui sono in giuoco solo le potenze inferiori dello spirito ed immagini riflesse create dalla coscienza dell'artista, da lui volute ad un dato scopo e che possono, obbligando il lettore ad un certo lavorio per penetrarne l'intima essenza, dar luogo ad un godimento estetico d'un ordine assai più elevato. D'onde ne consegue anche che se non si può chiedere allo scrittore puramente immaginoso profondità di pensiero si può ricercare e trovare l'incanto dell' immagine nel pensatore profondo. Solo nella seconda parte l'autore entra propriamente nel campo dell'estetica e qui la trattazione si solleva man mano fino a comunicare al lettore quell'emozione sincera da cui è animato lo scrittore. Dato un rapido cenno alla teoria dell'evoluzione in generale e dell'evoluzione delle forme letterarie in ispecie per mostrare come il bello nasca dall'utile anchenell' immagine che ne è come l'anello interme dio, rintraccia col criterio d'una ben intesa brevità e della varietà i coefficienti estetici dell' immagine ; indi internandosi di nuovo nell'alta psicologia ricerca le cause della sua potenza evocatrice e gli effetti della reazione individuale, non determinabili a priori; reazione che è spesso una creazione in cui risiede uno dei più veraci godimenti dello spirito. Quest'ultima parte, com'egli stesso giustamente assevera, non può essere compresa che da quelli che sentono il Bello, lo comprendono ne vivono; da quelli soli che possono abbellire l'oggettivismo della natura coi fantasmi soggettivi ed adornare la nudità del fenomeno con lembi strappati all'anima loro entusiasta. Al tempo nostro in cui, doloroso a dirsi, chi vuol avere una coltura estetica deve formarsela da sè perchè neppure nelle principali università esite una cattedra per tale insegnamento, tanto più apprezzabile è il tentativo del Villanis che in tali studi geniali si è aperta una via sicura. Già alla fine del secolo scorso lo Schiher nelle sue "Lettere sull'educazione estetica,, deplorando l'invadente utilitarismo (vedi ripetersi di accuse !) predicava la necessità di ritemprare le menti dei giovani alle pure sorgenti della bellezza. Che diremo noi, a tanti anni di distanza, dopo tanto cammino del pensiero1 quando cli tante rovine che giacciono nell'anima nostra solo culto appassionato e fidente che ci rimane è quello della bellezza morale ed intellettuale ? EUGENIA BALEGNO. Condizioni d'abbonamento. 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