208 RIVISTA. POPOLARE DI POLITICA.LETTERE E SCIENZE SOCIA.LI dono in tutti i comuni. Perchè il clero callidissimo sfruttatore di tutte le idee nuove per poterle maturare e trasformare a suo vantaggio, non è indifferente di fronte alla marcia ascendente delle nuove idee. Sempre, la chiesa per la sua forza di adattamento pieghevole, si è impadronita delle questioni del giorno per servirsene pei suoi fini speciali. , Che importa se tra il socialismo e il clericalismo scorre un Rubicone che nessun Cesare può valicare? .I preti si pompeggiano di questo socialismo cattolico, e mentre le classi dirigenti si ubbriacano di frasi fatte e van blaterando di diritti al lavoro, di armonie tra capitalista ed operaio e di altri fondacci dell'economia classica, essi provvedono ai bisogni urgenti de' piccoli centri e si rendono necessari. Ci vuole molta dose d'ingenuità come dimostrano d'averla certi giornali anticlericali per fare la voce grossa perchè le casse rurali non servono che ai veri cattolici che vanno a messa alla benedizione e che votano per la lista imposta dal curato! Se l'argomento non iscottasse e non insudicias~e le mani quanti esempi di sconti, di imprestiti di appalti concessi a deputati perchè votavano imperterriti e costanti col governo. Ahimè ! aveva ragione il buon Giusti: Siete tutti d'un pelo e d'una lana ! A Torino l'azione del segretariato del popolo sorto sui primi del 1895, per opera di alcuni veri amanti del popolo si estende. Nel suo programma sta scritto che esso si propone di soccorrere gli operai di qualsiasi opinione ; ma guardate combinazione! Dopo·che qualcuno di questi accattolici ha ricorso per aiuto al segretariato è sempre tocco dalla grazia di Dio e diventa lettore assiduo della buona e santa stampa! La quale cresce in audacia e condita di quella mala fede per la quale, secondo la frase del Bonghi nella lettera al papa, ha un lodevole primato e s·insinua in tutte le famiglie. Oramai non v'ha comunello di qualche importanza ove non sia sbocciato o stia per germinare un giornale clericale. Chiesi città di forse 8 mila abitanti ne ha due ; Mondovì con meno di 18,000 ne ha tre di cui uno smania di diventare quotidiano. L'Italia 1··eale risponde con insolenze alle carezze pausose di certa stampa nè carne nè pesce, e con ispavalda sicurezza della sua forza fa bandire dal pulpito che non è vero cattolico chi legge altri giornali oltre a quelli benedetti dal papa. La Gazzetta del popolo conta nel suo attivo le polemiche vivaci e poderose del Bottero con D. Margotti dell'Unità Cattolica. Ma in questi ultimi tempi o per l'avanzata età del Direttore, o per· altre cause piu complesse, essa lotta con molta fiacchezza e çon troppi e stantii e rancidi luoghi comuni. Quasi tutti i giornaletti grandi e piccini dei piccoli paesi si fanno un dovere di non toccare mai certi tasti ; e se qualche vi>lta trascinati pei capelli da certe improntitudini, arrischiano con molte cautele e scuse e salamelecchi qualche appunto alle insolenze della stampa avversaria, fanno con tanta buona grazia da lasciar capire che non desiderano di meglio che di essere lasciati in pace. Quanti bei casi e caratteristici episodi mi proromperebbero dalla penna se lo spazio non me lo vie tasse! Ancora qualche anno con questo andazzo ed il Piemonte questa terra sacra alla libertà e sospirato asilo dei cospiratori e pensatori e guerrieri che ci hanno data una patria, sarà la terra di conquista dei clericali. Il lavorio sotterraneo sordo. continuo ed intenso produce i suoi frutti, secondo il vaticinio del Guerrazzi che ammoniva non essere il prete mai così vivo che come quando par morto. Badate bene che io parlo di clericali e non di cattolici; perchè, lo sanno anche gli ascari, i primi non equivalgono precisamente ai secondi. EU DEMONE. PER LA CRISI IN SICILIA. ( U,i tentativo borbonico). Vale bene la pena, almeno pei Siciliani, mentre il Governo studia le cosidette « riforme sociali » di leggere il seguente brano della Relazione che precede il testo del R. Dec1•eto l9 settembre 1826 : « Vedute generali di prosperità publica determina- « rono la saggezza del Vostro Augusto Genitore a « sanzionare il Decreto del 10 febbraio 1824. Non « essendo state dapprincipio concordi le opinionj sulla « utilità della legge convenne esaminarle e discuterla « nel suo vero ed ultimo scopo. Si fecero conoscere « i vantaggi che ne sarebbero risultati in tutti i rami « dell'Amministrazione dello Stato; la proprietà dif- « fusa; i fondi meglio coltivati; aumento di produ- « zione ; ricchezza maggiore e meglio distribuita ; i « patrimoni delle famiglie ridotti a verità; dissipate « le illusioni di una gran rendita, cagione di spese « eccedenti; affidata a ciascuno l'amministrazione di « ciò che gli appartiene ; agevole e meno gravosa la « percezione dei publici dazi ; rotta la massa delle « ipoteche genera li ; incoraggiato il commercio e le « reciproche contrattazioni; tolta la sorgente di que- « stioni infinite e di liti, appl'estati i mezzi di cau- « tela per lo adempimento delle stipulazioni ; data a « tutti la sicurezza dei loro titoli e delle loro pos- « sessioni .... » .. * * Così i governi I Parolai, magniloquenti, si destano la dimani di un tumulto, di un rivolgimento, e ancora sonnacchiosi vi condiscono un misero progetto di riforme con sesquipedali parole e con le solite frasi del benessere comune, della prosperità generale e chi piu ne ha più ne metta.
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