Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno II - n. 11 - 15 dicembre 1896

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 205 repubblicano ardente, che veniva a visitarmi e ad incoraggiarmi nelle prigioni di San Francesco in Napoli insieme al buon Asproni. Lo seppi monarchico nel 1870 e seppi ch'era stato rieletto deputato dagli stessi elettori e collo stesso entusiasmo. Il caso suo è quello di parecchi altri ; è quello di Fortis, per citarne uno solo tra i viventi, entrato a Montecitorio come Mazziniano, divenuto Crispino e poscia Giolittiano e rieletto sempre dagli stessi elettori di Forlì eh' è uno dei migliori collegi di Romagna per tradizioni politiche. La vita politica in Italia, perr.iò, manca dell'unica sanzione, che ci può essere per fatti che non sono di pertinenza del Codice penale, ma che non dovrebbero rimanere impuniti. Si può aggiungere che spesso sono gli elettori che incoraggiano gli eletti a mutare casacca ; e non tutti hanno la fibra forte per resistere alle quotidiane seduzioni da un lato ed agli incitamenti dall'altro. Sicchè mentre in un sano organismo sociale e per una sana e vigorosa vita politica sarebbe indispensabile che la massa popolare rappresentasse una sorgente nella quale l'eletto dovrebbe attingere forza e conforto, da noi invece essa spesso è una fonte, da cui se non ci si allontana o non ci si premunisce al primo sorso che si beve del liquido che ne scorre, si rimane avvelenati ; dovrebbe essere una vis a tergo, che lo dovrebbe spingere sulla buona via ed è spesso una vis a tergo che trascina al precipizio. E tutto questo basta per mostrare quanto siano ingiusti e precipitosi i giudizi',che si danno sull'azione della democrazia parlamentare. Mi rimarrebbe a parlare dell'azione della medesima di fronte al sorgere dell'astro socialista. Maquesto è argomento troppo importante per parlarne incidentalmente; mi riserbo di occuparmene altra volta. Intanto concludo eccitando i buoni e gli energici a non lasciarsi scorare dalla tristizia del presente; la propaganda attiva e intelligente ho fede che preparerà un avvenire migliore. Dl', NAPOLEONE COLAJANNI, P. S. - Questa polemica col Merlino mi dà agio di dire due parole agli amici dell'Italia del Popolo a proposito d' Imbriani. Essi mi rimproverano quasi di aver gabellato per repubblicano l' Imbriani che non lo è o che almeno non vuole dichial'arsi tale. Una versione inesatta del discorso di Corato pareva che desse loro ragione. A me preme, per quanto possa sembrare uggiosa una discussione sulle persone, dichiarare che la mia aff1:1rmazione fu cagionata da ripetute ed esplicite sue dichiarazioni ; e della sua parola non mi permetto dubitare, nè se lo permettono quanti lo conoscono da vicino. A chi ricorda il discorso di Corato, forse malamente interiiretato rispondo citando il suo discorso posteriore di Portici, Ivi, commemorando Zuppetta, esclamò: - l;i, mia fede è quella di mio zio Alessandro Poerio morto a Venezia gridando : Viva la repubblica ! è quella di mio fratello Giorgio morto a Digione gridando : Viva la repubblica!» Non ce n'è abbastanza per giustificarmi? N. C. LamissiosnoeciadlellGa ermania. (I) All'iniziativa futura della Germania nel campo politico e sociale io non credo. La Germania, paese di cosi scarse attitudini politiche che ha compiuto ultimo in Europa e solo a mezzo la . rivoluzione politica, non può prendere ad un tratto .. l'iniziativa della riforma sociale. Lo sviluppo del partito socialista, come l'era bismarckiana, dimostrano insieme - nuovo punto di contatto di questi due fenomeni - che il popolo tedesco, grazie alla sua pazienza, alla sua tenacia, alla sua capacità organizzatrice, al suo profondo SElntimento del dovere, è capace tanto di trasformarsi ad un tratto in un popolo conquistatore, egli, il più pacifico di tutti, quanto d'organizzare burocraticamente e a perfezione il sogno apocalittico di una redenzione sociale; di invadere nel tempo stesso vittoriosamente, sotto la guida di un buon generale e di un abile diplomatico, le terre degli altri e di incaminarsi in pellegrinaggio sotto la guida d'un gran profeta, verso le montagne mitiche dell'ideale. Il bismarckismo - chiamando così la politica di conquista - e il socialismo, sv_iluppatisi con tanta fortuna nel tempo stesso, nel s3no del popolo medesimo, dimostrano come sia meravigliosamente plastica la tempra di questo popolo che è stato capace, sotto la suggestione e la guida di una colossale personalità barbarica di compiere una missione guerresca straniera al suo genio e alle sue tradizioni e sotto la suggestione dello spirito rivoluzionario semita, d'organizzare, come non si era mai visto sin qui nella storia, un movimento sentimentale ed ideale del proletariato. Ma sarebbe vano credere che la missione futura della Germania sia di combattere altre guerre o di guidare i popoli civili sulla via della riforma sociale. La Germania, se non ha deposto ancora la pesante armatura di cui la vestì Bismarck, ha per lo meno rinfonderata con gran piacere la spada del 1870 e non la sguainerà se non costretta da inevitabili eventi. D'altra parte la sua inesperienza politica è ancora troppo grande, perchè essa possa insegnare al mondo il gran segreto che guarirà i mali della società moderna. La v~ra missione in- (I) Da un libro di prossim: pubblicazione : L' Ew·opa giovane, viaggi e studi tra i popoli del Nord (~lilaro-Treves) - Il libro conterri 6 studi - J· Bismarckismo e Socialismo in Germania. - 2· La morale sessuale dei popoli germanici. - 3· Londra. - 4. 1-.tosca. - s· Il terzo sesso. - 6· La lotta d, due ideali e di due razze (Ebrei e Tedeschi).

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