Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno II - n. 11 - 15 dicembre 1896

202 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI perturbamento politico o economico, perché ci sia da rallegrarsi del verbo Luzzattiano. Del resto lo stesso ministro del tesoro ha detto che il pareggio ha bisogno di essere consolidato con altre imposte, sempre modeste per quanto blande, e che il pareggio aritimetico nel bilancio dello Stato dev'essere messo in armonia col pareggio economico nel bilancio della nazione. Qui giace nocco! Comunque, constatiamo da onesti cronisti, che il suc- ~esso parlamentare e per così dire tecnico dell'on. Luzzatti, fu completo ed ottenuto senza i lenocini della sua ordinaria arte oratoria; fu tanto completo, che gli avversari non osano negarlo del tut• to e si limitano ad accettarlo con riserva. Caso raro. Col Senato si entra nell'argomento della reazione nuova, che viceversa poi è antica e quale perdura dalla Costituzione del regno d'Italia - eccettuato forse, il breve periodo del ministero Cairoli-Zanardelli. Il Senato, aclunque ha voluto mostrar.si, come al solito, reazionario feroce, rimandando alle fa0 mose calende greche il disegno di legge sugli irr fortuni del lavoro .. Comprendiamo benissimo che la missione di una seconda Camera dev'essere temperatrice e moderatrice; e può anche essere missione utile, che preserva un organismo politico dai colpi di testa delle riforme intempestive ed affrettate di una Camera giacobina eletta dal suffragio universale. Ma l' origine e la compo3izione dell'assemblea, che siede a Montecitorio, escludono questo timore ; la natura del disegno di legge respinto a Palazzo Madama esclude del pari, che si possa trattare di una riforma immatura -· i principali Stati cli Europa, che, nominalmente, figurano tra quelli meno libérali dello Stato italiano, l'hanno già attuata da parechi anni; e infine l'essere stata difesa da conservatori genuini e milionari quali il Gucciardini e il Di Rudinì avrebbe dovuto eliminare il sospetto che entro gli articoli della legge sugli in(ortunii clel lavo1·0 si nascondesse lo spettro del socialismo. Ma il Senato, ripetiamo, non tenne conto di tutto ciò e volle mostrar.si ciecamente e balordamente reazionario, e rinviando sine clie la discussione del disegno di legge si tenne fedele alle proprie tradizioni. Se la Camera dei Deputati avesse fegato e sentisse qual'è il proprio dovere dovrebbe costringere il Ministero a 1·ipo1·tado innanzi a sè per rimandarlo poi al consesso i cui membri Yengono eletti dal Re: dovrebbe proYocare un conflitto che t1'a i lavoratori le ridarebbe, quantunque per poco, il prestigio, che ha del tutto perduto. La reazione nuova nella forma è quella che si annida nelle dichiarazioni dell' on. Rudinì sulla politica interna. Certamente per quanto numerosi e deplorevoli gli arbitri e gli attentati commessi contro le leggi e sopratutto contro lo spirito dei tempi nuovi sotto l'attuale ministro dell'interno, essi per numero ed importanza non raggiungono quelli perpetrati sotto i passati ministeri e talora, con rara impudenza, in nome della democrazia! Ciò che caratterizza la reazione odierna è la franchezza sfacciata colla quale venne annunziata nello scorso luglio e adesso, e posta sotto l'egida delle leggi e delle istituzioni. La lettera della legge potrebbe invocarsi a difesa di siffatte interpretazioni delle istituzioni? Siamo convinti che neppure gli articoli dell'antiquato Statuto octroyè da Carlo Alberto autorizzino le dichiarazioni dell'on. Di Rudinì fatte prima e dopo le violenze veramente crispine commesse dai suoi prefetti. Ad ogni modo, l'on. Di Rudinì non dovrebbe dimenticare che di contro alla immutabilità o alla lentissima trasformazione degli Statuti e dei Codici sta il rapido movimento delle idee, che quotidianamente minano gli uni e gli altri, e che agiscono come marea terribilmente devastatrice quando si vuole arrestarne o ritardarne la evoluzione perseguitandone gli apostoli, ostacolandone le pacifiche manifestazioni. All'on. Di Rudini, nulla· insegna la storia d'Inghilterra sopratutto in questo secolo ? Saprebbe egli additarci il caso di una riunione· impedita, di una associazione disciolta al di là della manica perchè avente spiccato carattere repubblicano o socialista o anarchico ? Eppure la Carta o i Codici in Inghilterra farisaicamente interpretati potrebbero autorizzare ostacoli, scioglimenti e repressioni. Invece là si lascia scrivere e parlare e riunirsi e associarsi colla massima libertà, e la monarchia vive, e dura e continuerà a vivere ed a durare. forse quando in Italia sarà scomparsa da un pezzo. E l'on. Di Rudinì dimentica pure che la violazione del diritto di riunione e di associazione fece scomparire per be_n due volte la Monarchia in Francia? L'on. Di Rudini certamente fa a fidanza coll'apatia o colla poltroneria, che rasenta la codardia, del popolo italiano; ma anche Guizot e gli Orleans credevano che il popolo francese fosse tanto incarognito che li avrebbe lasciati tranquillamente inveire contro gl'ideologi, che domandavano riforme politiche, e furono severamente castigati. In esilio, meditarono mestamente sulla propria impreYeggenza. A.clogni modo repubblicani e socialisti sanno che la loro propaganda è stata dichiarata fuori la legge. Speriamo che es5i ne traggano argomento per serrare le loro file e continuarla imperterriti. Alla Camera si ha un bel gridare contro il diritto cli1·esistenza ad alta voce proclamato dai nostri a-

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