2l6 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE, SCIENZE SOCIALI nel sangue il disprezzo che gli àn versato sul capo Egli ucciderà per orgoglio, per ostinazione di volontà: per salvare quel che gli resta di onore e di dignità. E ucciderà anche per vendetta, Questo assassinio, eb· bene I sarà la vendetta della sua giovinezza insudi• ciata, del suo avvenire sciupato, della sua vita sperduta. Tutto ciò egli spiega nell'esplosione suprema del suo cuore, così lungamente compresso (1), « Filippo Stro:ui. - Se tu credi che é un'uccisione inut le alla tua patria, perchè la commetti? Lorenzo - Tu mi domandi ciò, sul viso? Guardami un po'. Io fui bello, tranquillo e virtuoso ... Filippo - Quale abisso ! quale abisso mi sveli I Lorenzo -. Tu mi domandi perché io uccida Alessandro? Vuoi tu dunque che io mi avveleni o che salti in Arno? Se io sono l'ombra di me stesso, vuoi tu dunque che io mi strappi l'unico filo che unisce il mio cuore di oggi al cuore mio d'altro tempo ? Non pensi tu che questo assassinio é tutto quello che.,, mi · resta della mia virtù? Non pensì, tu che io da due anni scivolo per un muro tagliato a picco e che questa uccisione é l'unico filo di erba dove ò potuto aggrapparmi con le unghie? Credi tu dunque che io non abbia più orgoglio perché non ò più vergogna? E vuoi tu che io ,.lasci spengere in silenzio l'enigma della mia vita. ? Si, questo è certo : se io potessi tornare alla virtù, se la mia pratica del vizio potesse svanire, io risparmierei forse questo guardiano di buoi. Ma io amo il vino il gioco e le donne, capisci? Se tu onori in me qualche cosa, tu che mi parli, è il mio delitto che tu onori, forse giustamente perchè tu non saresti capace di compierlo. È da molto tempo, vedi, 6he dei repubblicani mi coprono di fango e d' infamia; è da molto tempo che le orecchie mie ronzano e che l'esecrazione degli uomini avvelena il pane che io mastico ; ne ò a bastanza di vedermi insultato da vili senza nome, i quali mi ricoprono d'ingiuria per dispensarsi di uccide1·roi, come dovrebbero. Ne ò a bastanza di sentire le chiacchiere degli uomini .... Bisogna che il mondo sappia chi io sono e che cosa è, esso. Che gli uomini mi comprendano o no, agiscano o non agiscano, io farò loro temperare le loro penne se non farò ripulire le loro picche, e l'umanità terrà sulla faccia la battitura della mia spada, segnata di sangue. Mi si chiami come si vuole : Brutus o Erostrate ; non mi piace che mi si dimentichi. Fra due giorni gli uomini compariranno avanti il tribunale della mia volontà ». Una tirata, questa, eloquente, e direi quasi profetica. Si troverebbero facilmente dei sentimenti analoghi tra i nichilisti dipinti da 'l'ourguenieff, o fra gli anarchici che in questi ultimi anni àn giocato di bombe e pugnali. Una volta conosciuta l'evoluzione delle idee in Lorenzaccio, la lenta metamorfosi che s' è operata nella sua anima, il resto della sua condotta, si spie· ga da sé. Nulla di più semplice di pii1 logico di più necessario. (I) AIlo Ili - Scena 11 l. Quando infine egli à compiuto lo scopo della sua. lunga. dissimulazione, ucciso di sua mano Alessandro à un momento di esaltazione. < Come la notte è bella. I - esclama - Come l'aria nel cielo è pura I Respira, cuore, oppresso di gioia. Come è dolce e imbalsamato il vento della. sera ICome i fiori dei prati sbocciano ! O natura magnifica I O eterno riposo !.... > Egli s'è come liberato da un peso che lo soffoca va ; è come un prigioniero evaso da una cella, dove sia stato per anni a languire, e inebriato d'aria libera. , Ma ben presto tutto segue come aveva previsto. A Firenze, non sono che intrighi, ciarle, movimenti disordinati. La insipienza dei borghesi si sfoga in pettegolezzi timorosi e solenni. < Un mercante - Osservate bene quel che vi dico; state attento alle mie parole. Il defunto duca Alessandro è stato ucciso l'anno 1536, che è l'anno nel quale siamo. State attento. Dunque è stato ucciso l'anno 1536; aveva ventisei anni. Capite? ma ancora non é nulla. Aveva dunque ventisei anni ; va bene. È morto il 6 del mese. Ah Ah l sapevate voi tutto ciò? Non è morto proprio il giorno 6? Ascoltate adesso: è morto a sei ore della notte. Che ve ne pare, padre Mondella? Ecco dello straordinario, o io non sono io. Dunque è morto a sei ore di notte. Pace a lui. State zitto. Egli aveva sei ferite. Ebbene ! Tutto ciò non vi colpisce adesso ? Aveva sei ferite, a sei ore della notte, il sei del mese, a ventisei anni, l'anno 1536. Adesso, una sola parola: aveva regnato sei anni ... L'orefice - Io non vedo che cosa voglia dire. A · che cosa tutto ciò può essere utile? Il Mercante - Ne risulta che sei sei concorsero alla morte di Alessandro. Zitto eh! non ripetete codesto come cosa che venga da me. Voi sapete che io passo per uomo saggio e prudente; non mi fate torto, in nome di tutti i santi. La cosa è più grave di quanto non paia : ve lo dico come ad un amico >. Solo degli studenti - la gioventù é spesso generosa ed ardita - tentano -d'emancipare la patria, ma sono sperduti e massacrati dai soldati. Un altro Medici prende il posto del Medici defunto. Non c'è, di mutato, che il prenome del tiranno. Quanto a Lorenzaccio, invece d'esser portato in trionfo, egli è maledetto, insultato, costretto a fuggire. E 1•ifugiatosi. a Venezia, senza illusioni, senza desiderio di prolungar la la sua vita inutile e infamata, egli sente che la sua testa vien messa a prezzo. Calmo, sdegnoso, schernendo, egli esce dal suo asilo senza voler prendere la menoma. precauzione, ed è ucciso e precipitato nella laguna come nemico del popolo. Con questo scioglimento, di tragica ironia, finisce il dramma. E lo scioglimento è il trionfo del nulla, la negazione della vita e dello sforzo. •rutta.via nessuno potrebbe contestare il va.lor letterario dell'opera. Certo, molti scrittori di drammi, al tempo della scuola romantica vollero e credettero ravvicinal'si allo Shakespeare. Ma se mi si domandasse quale tra i drammi
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