210 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI * * A parte i risultati che ne vennero all' economia siciliana - che certo non furono quelli dai Borboni sperati - non è dubbio che simile provvedimento per sua natura ostico agl'inti,ressi dei feudali, appal'ì rivoluzianario per il colpo terribile che l 'abutendi avea. ricevuto. E ci apprendono le croniche che i feudali diedero segni palesi di ribellione ed una rivoluzione avvenne nell'opinione publica e una cer ..a reazione si foce sentire nelle sentenze dei magistrati. Checchè di ciò egli è certo che il decreto 10 febbuio 1824, attaccando di fronte i proprietari debitori pose un freno a.l loro diritto di uso e di abuso e col mettere in un sol giorno sul mercato quasi l'intera. proprietà. fondiaria dell'isola, scrollò le basi del rigido principio quiritario e additò alla proprietà la via della mobilizzazione e dello sgi•avio dalle afficie.1,ze per funzionare quale strumento di produzione accessibile al credito e rimunel'atore. Questo provvedimento, dati i criteri cui s'informava allora l' economia fu veramente rivoluzionario. Diede scarsi frutti por la resi,;tenza accanitJl, dei signori feudali, ma passa alla storia cJme il più gran. de tentativo, o il più coraggioso, fatto da governanti per risolvere quella ~risi che in Sicilia da quasi un secolo può dirsi immanente. In tempi nei quali la prosperità si difende col solo Codice Civile per il pessimo modo come i p1·opriotari esplicano la loro funzione sociale - sono parole di un moderato: il sonatore Faina - é bene ricordare questo pl'Ìmo o più grande tentativo che per l'energia dei mezzi vinco di gran lunga tutti quelli pensati finora por risolvere 111. crisi economica siciliana. VrnoENzo Dr SALVO Il Caso di Cremona. Nel novembre scorso, appena lessi sull'Italia del popolo la lettera di Leonida Bissolati al Consiglio nazionale del Partito socialista italiano sul contegno che avrebbero tenuto i socialisti di Cremona decisi ad appoggiare i radicali nelle elezioni amministrativo non ostante il divieto del Concilio di Firenze, mandai alla Rivista un breve articolo per constatare come anche i socialisti ortodossi e col bollo dei Congressi se ne impipavano solennemente delle scomuniche o delle deliberazioni solenni quando credevano opportuno od utile di ridersi allegramente delle suddetto deliberazioni e delle suaccennate scomuniche. Così avevano fatto Costa o Ferri ed altri deputati socialisti nelle elezioni generali ; o cosi continueranno a fare per lo avvenire. E allora, chiedevo io, a che tanto rigore nel proclamare i dogmi socialistici? So dovono essere violati con tanta facilità, meglio sarebbe non formularli e non annunziarli alle turbe; perchè la sistematica, impunita, trasgressione da parte dei pozzi grossi del pa1•tito riesce una contraffazione del cattolicismo, nel cui seno i preti predicano una cosa e ne fanno un'altra, esigendo però, che la massa. dei minchioni agisca non secondo l'esempio dato, ma secondo le verbali raccomandazioni fatte. È vero che il Bissolati giustificava la premeditata trasgressione delle deliberazioni di Firenze, auiungendo che « sarebbe un rinunziare alla vita del « partito se, seguendo i rigidi criteri stabiliti al Con- « gresso, i socialisti di Cremona si dichiarassero in- « differe11ti ci1·ca il risultato delle elezioni per ciò « che riguarda il partito a cui andrà in mano il po- « tere; » ma questa ·giustificazione completa ed esauriente - perché nessun uoruo che ha la testa sulle spalle· può consigliare ad un partito politico una tattica che lo conduce alla morte - non serve che ad illustrare la balordaggine della intransigenza prevalsa a Firenze o nei procedenti CongrJssi. Il mio articolo per mancanza di spazio non potè essere pubblicato nel N. del 15 Novembre, ma ne fu annunziato il titolo, ch'era il seguente: Il <'asodi Cremona. Per una coincidenza non strana, dati i precedenti, contemporaneamente pubblicava uno scritto il Turati sullo stesso argomento; o le bue osservazioni non solo collimavano colle mie, ma c'incontrammo anche nel titolo sotto il quale le aveva pubblicate : Il caso tipico di Cremona. Confesso che le parole dell' on. dE>putato per Milano mi tols, ro la voglia d'incrudelire contro gl'intransig,mti del partito socialista italiano, che hanno dovuto sentirsi abbastanza feriti, se non puniti, dai giudizi severi di un loro autentico compagno - uno dei compagni, che paga la quota mensile - e che, anche protestando contro i fanatici si mantiene fedelmente nei ranghi degli ortodossi papeggianti. La ripetizione da parte mia dogli identici giudizi non sarebbe riuscita che ad irritare questi ultimi ed a procacciarmi un sacco d'i::isolenze; essi non potendo darmi dello Chauvet, - perché lo epiteto affibbiarono onestamente al buon Pasquale Guarino, che con sorprendente rassegnazione lo mandò giù - per lo meno mi a.vrebbero dato del Crispi. Pensai, adunque, di lacerare l'articolo precedentemente scritto e mi limito adesso a deplorare con Turati il sillabismo, il semplicismo dei Congressi del partito socialista italiano, che in quanto a dogmi dà dei punti al sommo gerarca dei Cattolici; e ad associarmi allo stesso Turati nel ritenere clJe se Marx rivivesse sconfesserebbe ce1·ti bestemmiatori, che si dichiara11,omarxisti puri. Per debito di coscienza e per non venir meno a quella sincerità r;he mi è sempre di guida in tutti i miei atti e in tutte le mie parole devo aggiungere che se i d~liberati dei Cong1·essi del partito socialista italiano peccano di sillabismo e di semplicismo si deve bollare con qualche parola assai più severa la condotta di coloro, che hanno due tattiche a disposizione: una da seguire per conto proprio e l'altra da inculcare ai gregari. La parola severa non l'adopero io, ma lascio che la trovino coloro, che devono sentirsi offesi ed umiliati dal caso in discorso. Prima di por termine a questi miei commenti rilevo che il Turati ha Yoluto prende1•.;;ila soddisfazione di constatare che il Bissolati ha finalmente rinunziato
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