Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno II - n. 10 - 30 novembre 1896

188 RIVISTA POPOLARE DI POLITlCA LETTERE E SCIENZE SOCIALI pranzo; gli spagnuoli della tortura ai fratelli Aruca, delle pugnalate al Riveron, delle fucilazioni di Ama· rillas e degli assassini di Puentes grandes ed Alquizar. E la Spagna, che chiude ai commerci le porte di Cuba per procurare ad ogni costo un mercato alle sue industrie, la Spagna che impone a Cuba il suo giogo e la sfrutta, che rifiuta ai cubani qualunque potere reale nel loro paese, che confisca i prodotti del lavoro cubano, che mantiene con la forza delle armi un mostruoso regime di oppressione, la Spagna dico della borghesia affarista e tiranna - non certo del popolo lavoratore e generoso - chiede: l Come justifìcar la estraila conducta de los que, alzados en armas pretenden romper todo vìnculo de uni6n con la madre patria? No hay razon que la explique, ni pretexto que la disculpe » (1). Le ragioni che esplicano, e i pretesti che discolpano le rivolte cubane le ha scritte il prof. Enrique J. Vai-ona, ex deputato a Cortes (2). La Spagna à sfruttato l'isola di Cuba col suo regime fiscale, col suo regime commerciale, col suo regime burocratico, e la storia di Cuba durante,.questo secolo è una lunga serie di ribellioni, ma ognuna di esse fu preceduta da una pacifica lotta per il diritto·: una lotta sempre infruttuosa. Nessuna metropoli è stata mai più dura, nessuna à sfruttato mai una colonia con più malvagità e meno preveggenza della Spagna; a Cuba furono negate le libertà concesse a Porto Rico. Per diciassette anni i cubani reclamarono la libertà; oggi chiedono l'autonomia e combattono, e già la vittoria arride agli audaci. Nessuno à il diritto della tirannia. La Spagna ci è tiranna - dice il partito rivoluzionario cubano nel suo manifesto al popolo italiano -. Nel ribellarci contro i tiranni noi difendiamo un diritto. i\ el servire la causa nostra noi serviamo la causa della umanità. Noi non abbiamo numerato i nemici; noi non abbiamo misurate le loro forze. Noi ci siamo fondati sulle nostre sofferenze; abbiamo pesato la massa delle ingiustizie che ci affliggono e con cuore fidente siamo sorti a cercare rimedio e a difendere i nostri diritti. Noi possiamo trovare la morte e la rovina a pochi passi. Così sia. Noi compiamo un dovere. Bisogna conoscerle le vicende di questa fase recente della rivoluzione. Um Republicano le narra iu un libro dedicato al popolo spagnuolo che dal 1808 al '13 seppe vincere l'orgoglio di Napoleone difendendo eroicamente la sua indipendenza, e al popolo cubano che in cinque rivoluzioni affermò il diritto alla sua indipendenza e combatte eroicamente per conseguirla (3). I cubani sono alla vigilia della vittoria. A' 28 di settembre '95, Antonio l\faceo - a synthese, dice il Cattaruzza, de· todos os odios, de todos os rancores (I) id. id. (2) ,lanifesto del Pa,·tito 1·ivoluzionai-io cubano al popolo Italiano Firenze, 189G. (3) Um Republieano (Il quale è poi il nostro )Jario Catta.-uzza) • A revolu~ao de Cuba•· San Paulo. que no correr dos seculos, se foram avolumando contra a Hespanha na ilha de Cuba - così scrive a un suo amico: « Potete contare assolutamente sul fatto che la rivoluzione è invincibile. -. Dopo l'armi, il vomito nero e la febbre gialla vincono la Spagna. Sei mila spagnoli sono morti in un combattimento decisiyo, e sedicimila gemono negli ospedali. Il generale Veyler, sconfitto, fuggì precipitosamente da Pinar del Rio, rientrando per mare ad Avana. * * * Poveri soldati I vittime, essi del popolo, della cupidigia degli sfruttatori del popolo. Poveri soldati spediti laggiù sotto pretesto di un patriottismo che, come quello de' guerrafondai italiani, sta nei biglietti di banca é un pervertimento del giudizio. Poveri lavoratori di Cuba i quali non posson fare di meglio che dar la vita per la prosperità dei capitalisti cubani i quali soli avranno un reale e diretto vantaggio dalla indipendenza dell'isola. Poveri lavoratori negri e bianchi che, liberi cubani, rimarranno nella miseria come oggi che sono soggetti spagnoli. Ma l'indipendenza servirà col tempo alla loro emancipazione. Vincano : ecco l'augurio. A tutte le vittime oscure, e a Maximo Gomez, generale in capo e stratega dell'esercito cubano, l'uomo al quale sono conversi gli ~guardi di tutti gli Americani; ad Antonio Maceo e J osè ; al Roloff vecchio rivoluziona.rio di Polonia che à dato i suoi averi e s'è messo nella prima linea della rivoluzione cubana, al giornalista De Quesada, a Guillermòn il colosso negro, guerriero e medico; a Gualberto Gomez, il giornalista negro della lotta contro la Spagna; a Emilio Nunez; a José Dolores Poyo, la prima penna del partito separatista cubano; a Julio Sanguily comandante della cavalleria degli insorti, uomo di rara capacità e di est1·emo valore; a Salvador Cisneros direttore supremo della rivoluzione cubana, noi facciamo un augurio, grande come il mare che ci divide. - Viva Cuba libera. Sono queste le ultime parole di Matilde Agramonte y Varona, l'eroina della repubblica cubana uccisa dagli spagnuoli rinnovanti la viltà di Maramaldo. B. SALEMI. P. S. - A proposito della dottrina di Monroe, il Gaulois di Pa1·igi, preoccupato - non sappiamo con quanta ragione - di un intervento degli Stati-Uniti à chiesto a molti competenti la loro opinione sulla importante questione. Il Dil'ettore della Rivista Popolare, rispose con la lettera seguente : Chiaro Signore, I principi che professo m'inducano a pensa1·e che la diploma:::ia Europea si disonora lasciando massacrare gli Armeni; non potrei che lodare la diplomazia americana se non lasciasse più opprimere i cubani. In Francia, se sono vivi ancora i ric01·di del secolo ~co1·soquando (a 11lonarchia non negò il suo aiuto

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