Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno II - n. 10 - 30 novembre 1896

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 197 poi non credo, questo combatto, questo mi sembra si possa, in pa1•te almeno, smentire. Prima di tentare qualsiasi ragionamento ricordo la storia dell'arte; e ad ogni passo trovo i fatti in aperta contradizione col principio bandito. « L'arte vera, l'arte sana ò quella che tutti infiamma, che tutti accoglie nell'immenso abbraccio d 'un'emozione collettiva : » o perchè dunque le grandi opere, che i secoli inchinano , spesso furono incomprese ai tempi loro, e legittimarono sempre più il detto antico, per cui « Carmina non dant panem? » Che se realmente l'artista, per ragioni fisiologiche o patologiche - e qui sta tutto il divario fra il ordau ed il Lombroso - sviluppa un'emozionalità straornaria e giunge a raffinatezza di sentimento non ancora provate, o non sembra egli logico che tale suo diverso modo di sentire urti il misoneismo proprio alle masse? O per gustare l'opera d'arte basta forse il cuore, l'occhio e l'orecchio, o non è ancora necessaria l'educazione dei sensi e, quindi la raffinatezza del gusto? E piace forse il quadro, riconosciuto capolavoro, alle masse, o non è da esse preferita l'oleografia e la incisione volgare e lo sgorbio del giorno? E corrono forse le masse ad ascoltare una vera pagina musicale, o non preferiscono farsi titillare l'orecchio da un valtzer, o vibrar tutte al ritmo deciso d'una marcia d'ordinanza, dove la gran cassa schiaccia i tempi forti ed i tromboni inseguono in imitazioni grottesche, le sfacciatissime cornette? In epoca, in cui lo spirito moderno già riscaldava le masse e pervadeva le coscienze, sorge un uomo che il concorde giudi1,io del!' umanità innalza al supremo onore di padre della musica contemporanea. Egli non sorge isolato, poichè attraverso ad Haydn e Mozart le nuove forme orchestrali hanno già innamorato a mano a mano gli spiriti ; egli non si presenta inatteso, poichè la superba fioritura dell'epoca era gravida di geni. Il crollo terribile della rivolu'.... zione francese ha lanciato gli spiriti in una corsa vertiginosa verso il nuovo, l'inusitato: la tradizione cade, la ricerca affannosa dello scibile futuro trionfa: la partecipazione della collettività umana ali' antica vita, in diritto almeno, è dichiarata: la critica, guida o portavoce delle masse, spadroneggia: eppure Beethoven non è compreso, Beethoven non commuove gli spiriti, Beethoven, come prima è conosciuto, tosto apparisce insuflìciente a svolgere la funi.ione sociale dell'arte a lui affidata. Mozart nel 1788, Ha,rdn nel 1795 hanno chiuso il ciclo della loro produzione sinfonica; dopo tanto splendore ecco il giorno due aprile del 1800 etl il cinque aprile 1803 a Vienna, eseguite le due prime sinfonie (in do ed in re) del genio di Bonn; e tosto la famosa critica ed il famoso giudizio delle masse si ribellano apertamente alle nuove creazioni. Fu allora che Spaziar nella Gazzetta del mondo elegante, paragonò la sinfonia in re ad un mostro ripugnante, ad un serpente ferito, il quale, colpito a morte, si dibatte in orrende convulsioni, tutto atterrando all'intorno con gli ultimi colpi della terribil coda : e la Ga:uetta generale di musica di Lipsia, potentissima nel mondo musica.le germanico, consigliava il povero maestro a molte mutilazioni, nella partitura e correzioni infinite. O dove dunque era andato a cacciarsi tutto l' intuito ed il buon senso dei critici e delle masse, in quel tempo? Non conosco un solo musicista il quale osi negare a Lutlwig von Beethoven la gloria di gran sacerdote dell'arte ; che razza d'artista era dunque un tal genio, se non veniva compreso dal pubblico suo cui tuttavia spetterebbe, a detto del Nordau, il giudizio in fatto di cose artistiche? E come poteva egli adempiere a questa luminosa. funzione sociale dell'arte, come poteva egli accomunare le genti nel caldo abl>ra.cciod'un' emozione collettiva Stl era muto per queste collettività che a lui gridavano l'anatema? E si che le condizioni d'ambiente e1•anoda lui perfettamente conosciute, come da sola ci insegna la storia. della sinfonia «l'Eroica» quale ci vien raccontata dal Ries, ma. tutta questa rispondenza perfetta tra. il carattere di Beethoven e le idee dei tempi non salvò neppure il terzo capolavoro su cui la famosa Gazzetta generale di musica di Lipsia, scriveva: « Si tratta di una ve\·a fantasia, molto sviluppata, ardita e selvaggia. E~sa non manca di passaggi interessanti, di bellezze appariscenti: ma spesso sembra smarrire il proprio cammino e mancare di ordine. Troppe sono poi le stranezze: il che rende difficile afferrarne l'insieme, e nuoce all'unità. » Nè varrebbe poi l'obbiettare che, per c~mbattere con esempi la teorica di questa funzione sociale attribuita all'arte, l'epoca Beethoveniana è troppo da noi discosta; poichè se è vero quanto osserva Bi•endel, ~he cioè la sinfonia eroica, in Germania, avrebbe ()0minciato ad essere compresa solo verso il 1830, è pur duopo ammettere che in quest'epoca gli avvenimenti avevano già tanto influito sull'ambiente sociale, da preparare sviluppatissimi i germi della psiche contemporanea. Sta invece il fatto che per comprendere la produzione figlia d'un pensiero e d'un'emozione superiore, è duopo fibra speciale o speciale attenzione e coltu1•a; sta il fatto che il progresso d' ogni arte ha i suoi martiri dell'oggi divinizzati al domani come ha gli Iddii del momento tosto sepolti per non più risorgere. La fisima dell'arte alla portata di tutti è una bella trovata per solleticare il pubblico ma non ha valore positivo. Afficfare all'a1•te una funzione sociale rigenerati•ice, pretendere che in essa tutta una massa trovi la fratellanza dell'emozione, è ridurre la letteratura alle puntate del giornaletto settimanale, la scoltura al gingillo, la pittura all'oleografia, la musica al valtzer, all'operetta, alla_ canzone. Con ciò non si pretende monopolizza1·e l'arte sacra d'una piccola classe, d'una congrega conventuale, d'un voluto cenacolo; si vuole unicamente salvarla dagli attentati di chi non è nato a comprenderla. Sia l'arte il toropio d' una religione a tutti libera ed a tutti patente: ma chi brama innalzarsi sino all'Iddio, abbia nello spirito l'amo1•e supremo del bello nella coscienza la nozione della sua grandezza infinita, nel sentimento la squisitezza che sola può av-

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