196 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI « Ma ecco un paese ricco e libero - l'Olanda - ove la forza dei singoli aveva prodotto un comune benessere, aprire lo spirito dell'arte anche a questi singoli: e sorgere la pittura « di genere », ribellione aperta del pensiero artistico contro le pressioni del passato. L'arte con la scuola fiamminga, cessa di essere un omaggio reso esclusi\ amente ai Re ed agli Dei : onde Luigi XIV proscriverà dalla sua presema le tele dei Dow, Teniers, dei Van O.,tade, pronunziando le storiche parole: « Toglietemi dinanzi queste cose grottesche ». « E nel progressivo evolver.si dei tempi la democrazia invadente chiede la sua parte di cielo, brama il suo raggio di sole, vuole conquistare il suo posto al pieno banchetto della vita: e la produzione artistica muta giurisdizione e mercato. L'importanza d'un tale cangiamento, nel presente stato di cose, è immensa. Mentre, nel passato, il giudizio dell'opera artistica era riservato ad un potente, o ad un ristretto circolo a1•istocratico e teocratico, ora tale giudizio trapassa alla critica che a volte guida, a volte portavoce delle masse, rappresenta sempre il pensiero d'una grande collettività. E mutato il giudice si rimuta il tribunale, e si apre un nuovo mercato: ed il primo « Salon > fondato a Parigi nel 1673, permette all'artista d'esporre· l'opera sua al gran pubblico, permette al pubblico di giudicare il suo fascinatore. Che se il ricco è ancora per lo più il committente, egli non può sottrarsi all'influenza del pubblico, i cui gusti, le cui tendenze designano il valore dei singoli artisti. Emancipata dalle antiche pastoie, ora l'arte lavora per le masse. « Ma le masse popolari dell'oggi se per un lato, come i re e i sacerdoti d'altri tempi, chiedono all'artista tutta una folla di emozioni piacevoli per l'altro implorano ancor l' unico rimedio possibili centro un un profondo malessere che le affligge, le accascia, le uccide. Tale malessere nasce dalla profonda specificazione degli organi sociali moderni, in forza di cui la divisione del lavoro trasforma l'opera.io in una macchina, anzi, in una parte infinitesima di macchina. Lavoratori dello spirito e lavoratori della materia vedono tristamente atrofizzarsi alcuni centri della loro attività individuale trascurati, mentre altri divengono ipertrofici per l' eccessi rn esercizio. L'uomo del nostro cinquecento, l'uomo della vita completa, così finemente rappresentato dal Castigliani, non è più: al suo posto sono pallide larve vittime senza speranza d'una crescente e fatale evoluzione. « Di qui l'estrema lotta fra il volere ed il pote1·e, l'eterna aspirazione a quella libertà la cui ricerca affatica lo scienziato e spinge le masse a chiedere insistenti le otto ore di lavoro. Non è per abbrutirsi alla btttola che il nostro operaio implora un orario umanamente sopportabile: no, no, no: gli è piuttosto per rivivere una buona volta nelle leggi di quella vita completa la cui sconoscenza mina fa.talmente le attuali generazioni. A lenire tanti mali lavora la scienza, che raggiungerà forse il suo scopo in un lontano futuro. Ma mentre la cogitazione col suo lavorio poderoso, fonda lentamente i pilastri massicci su cui un giorno verranno a curvarsi le ma1•,1vigliosecupole dell'avvenire, l'arte, questa figlia purissima dell'umana emozione, può anticipare di secoli il fortunato affrancamento. Basta aver cuore occhio ed orecchio per godere per sentire, per entusiasmarsi dinnanzi alla creazione artistica: l'arte può, l' arte deve adempiere a questa sua vera funzione sociale, facendo· vivere l'uomo di vita completa. Essa è il campo fiorito in cui l'astronomo scende dagli astri a cui l'operaio sale dalle fumanti officine per riaversi a.ncora e fraternizzare in un'unica ed immensa emozione; l'arte tradizionale tramonta: non « la vie, la vie toujours et partout » _ dello Zola - ma la vita accresciuta di bellezza - deve essere la sua formala vera. L'arte del domani non sarà già una piccola chiesuola dedicata ai pochi iniziati d'un voluto cenacolo, ma un tempio immenso dove tutta una collettività arderà incensi ad un unico Iddio; l'opera che ispirandosi alla esigenza assoluta d'un momento storico saprà inalzarsi a vera epopea della tendenza d'un intero popolo, questa sola incarnera il grande programma'. artistico dell'avvenire. Tale nelle sue linee generali lo studio di Max-Nordau, eh' io sunteggio dalle mie note stenografiche. Splendida senza dubbio questa lucida rassegna dell'evoluzione artistica: superba, nella sua eloquente chiarezza, la trattazione scientifica del forte pensatore che, assai diverso da alcuni eunuchi del pensiero, pomposamente avvolti in frasi oscure e periodi sonanti. Consolante infine, la luminosa visione di quell'arte universa, a tutti patente e di tutti redendrice; ma, risponde essa alla possibilità dei fatti? regge essa, nella pratica, ad un esame accurato? Francamente, ho i miei duhbi; non ch'io sconosca l'infiuenza delle tendenze sociali sulla creazione soggettiva - influenza che, nella musica, tentai altra volta lumeggiare in apposite ricerche ( 1): - ma perchè contro al principio elevato dal Nordau a meta suprema dell'opera d'arte, sta tutto un complesso di fatti che ne infirmano e, sp(sso, ne distruggono completamente le conclusioni. « L'arte deve rispecchiare le tendenze del mezzo, in cui si svolge; » e sta bene: e dal Taine in poi si è tanto ripetuto ii concetto che niuno ornai potrebbe più ignorarlo. « L'artista non agisce per sola necessità soggettiva, organica, ma, per lo più, si determina dietro l'impulso d'una necfssità economica; » ed anche ciò lo sappiamo, e nella pluralità dei casi l'ammettiamo senza punto discutere. « L'arte, figlia dell'emozione, parla a tutti egualmente, poichè tutti possono provare emozioni; » equesto principio, non sempre assoluto - non tutti hanno l'uguale potenzialità di sentimento - ò ancora entro certi limiti, ammissibile. Ma che poi « L'opera d'un artista debba veramente piacere alle moltitudini del suo tempo: che il piacere provato da queste moltitudini sia proprio il ve1·0, l'assoluto, ì'uitimo giudizio del valore artistito e della bellezza sua » oh, questo (l) \". • L'estetica e la flsic, moderna nella musica contempora- • nea. • Lattes e C. editori. Torino lSS5.
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