RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 195 LA FUNZIONE SOCIALE DELL'ARTE. Con questo titolo Max Nordau, l'illustre autore dt Degenerazione, teneva in Torino, il giorno 15 Novembre, una pubblica conferenza, svolgendo teoriche, se non ùuove, certo basate su formole scientifiche importanti e, pur troppo, assai mediocremente diffuse fra il nostro pubblico. Quest'ultimo fatto poi, attribuisce alla confer~nza un' importanza tutta speciale: poichè la gran massa degli ascoltatori, impressionata dalla splendida esposizione di principi a lei completamente nuovi; per un lato li accoglie quale fioritura originale d'un cervello felice, e, per l'altro, li ammette senza possibile controllo, giurando « in verba magistri » sulla loro ·verità assoluta. Con tali ragioni credo non inutile sunteggiare brevemente l'opera dell'arguto osservatore, tentandone, in forma popolare la cr:tica in quelle parti che più facilmente potrebbero nascondere, se non un errore per lo meno un' affermazione troppo recisa. * * * « Può ella esistere una funzione sociale dell'arte?»· - si chiede anzitutto l'autore - · è egli possibile trovare all'arte uno scopo che non sia quello della soddisfazione immediata estetica nel soggetto creatore? « Contrv questa ultima credenza, concretata nella formola nota: « L'arte per l'arte», il Nordau si eleva arditissimo, dichiarandola figlia alla profonda ignoranza in cui i sostenitori suoi vivono, di fronte al1' evoluzione st(l1•ica dell'arte. < Certo, considerata nella sua genesi immediata, l'opera d'arte trova radice nell'emozionalità e nella sensibilità particolare di alcuni individui. Si tratta qui di facoltà e manifestazioni primordiali, comuni all'uomo ed a tutti gli esseri dotati di coscienza. Ogni impressione sensoriale tende ad irradiarsi sul1' intero sistema nervoso, suscitando una folla di emozioni che, a seconda dei centri scossi e della forma di scotimento, si avvertono nella forma di gioie o dolori, apparendo all'esterno in grida, ovazioni, sorrisi e lacrime. Nell' uomo mediano la energia di quegli scotimenti nervosi si sfoga e tutta si consuma nelle azioni indicate: onde, esaurita la scossa primitiva, nulla di essa permane fuor d'una ti•accia mnemonica. Ma nell'essere maggiormente sensibile, nel!' individuo dotato d'emozionalità eccezionale, grida ed azioni e sorrisi e lacrime non bastano a sfoga1•e la finezza dell'eccitazione subita: la tempesta del sentimento richiede in lui imperioso uno sfogo ; ed allora egli ricorre ad :.n'aziona particolare, materiando nel caso nostro, l'emozione estetica in una manifestazione duratura ed esterna al soggetto senziente. Così l'opera d'arte nasce per necessità 01·- ganica, quale sfogo necessario d'una tempra assai sensibile e potentemente eccitata; e su questo punto, inteso a svolgere la nota teorica dell'atto riflesso, non v' é nulla a ridire. « Senonchè, osserva giustamente l'autore, la teorica dell'arte per l'arte non è più applicabile, nelle attuali condizioni di vita. La genesi dell'opera d'arte, sopra indicata, spiega in tutta la sua interezza l'arte dell'uomo delle caverne o del nostro bambino. I trogloditi che coprivano di graffiti le caverne della Monthe, od in 1•occie ed ossa ed avorii eternarono l'emozione estetica primamente subita., agivano veramente in nome d'un'arte inconscia, nè attendevano lode, ne speravano guadagno. Essi erano simili al bimbo, i cui pupazzetti nascono per impulso spontaneo, e nelle poche linee sintetizzano i fattori primissimi dell'emozione provata. < Ma col crescere della civiltà le cose mutarono aspetto. L'artista man mano si rende conto del proprio valore: l'ammirazione altrui riscalda il suo amor proprio : la coscienza della superiorità lo rende circospetto, nel timore di perdere, un giorno, il suo prestigio. Così, a poco a poco, quella che era necessità organica inconscia, diviene mestiere voluto: l'a1•- tista invece di creare sotto l'impulso immediato del1' emozione strapotente, serba nella memoria. i fantasmi a lui balenati per riprodurli in al•ra occasione: e l' imitazione, che a lui conduce i cervelli minori, all'impulso d'una necessità organica sostituisce quello d'una necessità economica. « Ed ecco a grado a grado l'ambiente assorbire l'artista, obbligandolo ad accarezzarne i gusti le tendenze, le aspirazioni passionali : onde la manifestazione artistica, che dapprima era una funzione puramente soggettiva, nelle società costituite si muta in vera funzione sociale. - Tale concetto, come chiaramente apparisce, lumeggia in parte quella notissima legge d'ambiente che, divinata già a sprazzi nella fìlosofia greca, intuita e tratto tratto affermata dal Vico, rafforzata dal Montesquieu, dal Buckle, dal Herder, dal I-lume, doveva trovare il suo geniale ed appassionato apostolo in Ippolito Taine -. « Se leggiamo i primi monumenti letterari, e interroghiamo le antiche opere architettoniche e scultorie, se prestiamo l'orecch o ai pochi frammenti musicali delle &re passate, noa troviamo una sola manifestazione che risponda ai dettati della formala « L'arte pe1· l'arte». Nessuna, o quasi nessuna fra le opere del passato, tende unicamente al bello : tutte hanno scopo sociale, tutte inneggiano a' re, alle religioni, al sacro nome della patria. Gli è che l'utilitarismo è fenomeno costante nella umana societa; le emozioni individuali sono sempre usufruite a favore della massa socia!" ; le istituzioni, simili ad altrettanti conati, immettono i sentimenti dei singoli nel gran serbatoio, ove si attinge il collettivo benessere. « Se vogliamo trovare le traccie d'un'arte puramente estetica., ci é d'uopo scendere sino al nostro rinascimento. Allora accanto all'arte religiosa ed aristocratica, abbiamo la prima manifestazione di un'arte unicamente intesa a rendere più gaia la vita d'un ricco signore. Tale é l'arte del Mantegna, tale quella del gran Leonardo: l'artista. si sottrae agli stipendi d'un gove1·no per ricadere nello strettoio d'un privato potente.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==