172 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI e non al solo possessore, per la minore quantità di capitali e di lavoro che richiedono, pagano di meno e riescono premiate. V. Sui debiti ipotecari si mette la tassa di ricchezza mobile, senza mutare quella fondiaria, come se si trattasse di un aumento di ricchezza, mentre quei debiti esprimono miseria. Sullo stes~o reddito, per il solo fatto di un debito, si accresce la tassa. Si dovrebbe invece dividere la fondiaria tra i due proprietari del fondo: il possessore e il creditore. Se la ricchezza mobile si pagasse davrnro dal creditore ci sarebbe poco a criticare; ma il ~ guaio è che essa si grava in realtà sul debitore, e da tassa sui crediti si converte in una tassa sui debiti. VI. Sui canoni enfiteutici non grava alcuna parte della tassa fondiaria, che viene solamente pagata dal possessore del fondo. Il canone esprime un interesse sul capitale terra non pagato; e quindi il fondo in realtà è di due proprietari: quello della nuda terra, e quello che la coltiva e l'ha beneficata. Il monopolio fondiario riesce anche per questa parte esonerato, e riesce invece gravato il lavoro umano impiegato sulla terra. VII. Aggravare i dazi sui consumi di lusso, per esonerare quelli sui consumi popolari, è una delle tante menzogne convenzionali della borghesia radicale. I generi di lusso, anco fortemente tassati, per la loro esigua quantità dànno poco alla Finanza, e non compensano la perdita del dazio sui generi di prima necessità. Inoltre i generi di lusso, per la pochezza di volume in rapporto al valore, si prestano meglio al contrabbando ; ed avviene che sui salami non si ha che poco introito, e sulle farine il dazio pesa senza misericordia. Infine l'alto dazio sui generi di lusso li allontana maggiormente dall'uso del popolo e li rende solo privilegio dei ricchi, quindi le differenze sociali si fanno più stridenti, e gli odi si acuiscono di più. Il dazio di consumo non si presta a riforme democratiche sulla distinzione di generi di lusso o no; esso non domanda che di essere abolito. VIII. Il dazio di consumo è dannoso ai non abbienti, non tanto perchè rende più costosa la vita, ma perchè rende più dura la condizione del disoccupato. Se si toglie il dazio di consumo, i saiari devono necessariamente scendere - a parità di altre condizioni - perchè diminuendosi il costo della vita, la concorrenza tra i lavoratori si accrèsce. Però nella disoccupazione, quando il costo della vita è maggiore, il provvedere alla propria sussistenza diventa più difficile. Or il fenomeno della disoccupazione è più esteso di quanto non sembri a prima vista: chi attende ad un lavoro improduttivo o poco rimunerativo è pure un disoccupato; chi vive con poca rendita fissa diventa un disoccupato quando si fa più cara la vita; e diventa un disoccupato chi vede accrescersi la prole e i bisogni senza un equivalente accrescimento di entt-ata. Il dazio di consumo inasprisce perciò le differenze sociali e le variazioni di vita: e basta questu solo inconveniente, non tenendo conto degli altri di nlltura tecnica e politica, per farne reclamare l'abolizione. IX. I dazi doganali e di consumo stimolano il contrabbando, e diventano una fonte di guadagno per una nuova classe di persone, i contrabbandieri.' Gli interessi del contrabbando spesso riescono ad associarsi, impongono i loro uomini nelle pubbliche Amministrazioni, ed alimentano la corruzione politica. X. Il Governo della borghesia, facendosi difensore del monopolio individuale della ricchezza, per soddisfare i bisogni pubblici, tassa la miseria. Il sistema tributario del felice regno d'Italia si basa su tre gloriosi tributi : la tassa sulla fame col dazio sui grani esteri e i dazi interni sui consumi di prima necessità; la tassa sulla sventura colle enormi spese di registro e bollo contro l'impotenza. a soddisfare i debiti; e la tassa sull'ignoranza col Lotto. Ma, per fortuna dell' umanità sofferente, si vede una differenza tra codeste tre tasse: a presidio delle prime due ci sono le leggi, a presidio della terza c'è ... la smorfia. Questo prezioso libro mantiene anch'esso le patrie istituzioni. S. CAMMARERI ScuRrr. Di unLibrsoullSacienPzoalitica. Nell'Italia moderna gli scritti sulla politica, considerata come scienza sono rari assai: ed è dolorosa questa deficienza nel paese che ha dato Macchiavelli, Giannone e tutta la schiera degli scrittori politici che vennero illustrati da Giuseppe Ferrari, l'illustre filosofodella rivoluzione. Un libro ci ha dato l'egregio prof. Mosca, in quest'anno, e, lo segnaliamo ai nostri lettori (l). Il Mosca è un conservatore ed è naturale, quindi che con noi si trovi agli antipodi su molti punti. Ciò non toglie che possiam() trovarci di accordo su molte altre questioni, specialmente su quelle di indole generale e che meno si connettono alla vita contemporanea. Siamo pienamente di accordo con lui nella critica vigorosa delle teorie che attribuiscono i fenomeni sociali e politici all' influenza del clima e della razza; dell'applicazioni della teoria darwiniana alle società umane. Ha delle eccellenti osservazioni sulle varie classi sociali e sulla classe politica dominante ; sulla legge dei tre stati di Comte e sulla distinzione tra tipo di società mili- (I) Erof. Gaetano ~losca: • Elementi di scienza politica•· Roma, 189G. Fratelli Bocca L. 5.
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