RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 149 commercio e della industria paesani. Ma l'essere entra ti nel campo della. speculazione, l'aver portato, indotti dallo Stato, un aiuto non prudente nelle parziali crisi di questi ultimi anni, l'aver troppo risentito nelle operazioni normali di sconto l'influenza del mondo politico, ha allontanato questi Istituti dttlla via utile ad essi ed alla economia generale, e· li ha oggidì ridotti con una somma ingente di capitali immobilizzati, nell'impossibilità di servire di ausilio alla produzione ed al movimento della ricchezza. Il capitale effettivamente versato dai tre istituti che oggi rimangono colla facoltà di emettere biglietti di Banca a co1•so legale è di L. 191 milioni di fronte al quale stanno le immobilizzazioni per mezzo miliardo, cifra non coperta adunque dall'attivo. Onde i biglietti emessi, invece ,di costituire una somma di capitali circolanti trovansi per altri 300 milioni impiegati in queste immobilizzazioni, le quali solo in una lunga serie di esercizi finanziari potranno venir liquidaie. Della rimanente cifra, che pure dovrebbe in gran parte servire alle operazioni di sconto, sia per un sistema poco lodevole di dedicar capitali ad altro genere di imprese, sia per una certa sfiducia che la situazione dei clienti in un periodo di crisi come l'attuale inspira, non viene destinata alle opel'azioni di sconto suddette che in piccolissima parte. Al 31 Decembre 1895 il Banco di Napoli, il Banco di Sicilia e le Banca d'Italia non avevano in portafoglio che 273 milioni di effetti cambiari, il che prova che sopra un miliardo e 215 milioni di lire che essi come istituti di credito, dovrebbero fornire al commercio ed all'industria, solo una minima parte mettono a loro disposizione. Tale condizione veramente anormale del funzionamento delle maggiori banche, è causa del languire di tutte le nostre attività, che rinvigorite con capitali pot1•ebbero agevolmente svilupparsi, e mercè uno sviluppo maggiore di produzione e di affari, vincere le difficoltà che il fisco colle sue gravezze va ad esse creando. Negli anni più vicini a noi, di un relativo benessere, questo credito era assai più largo. Durante l'anno 1887 le operazioni di sconto ascesero a 4 miliardi e 911 milioni, il che fa supporre (svolgendosi esse in quattro trimestri, cioé essendo la media delle scadenze non superiore ai 3 mesi) il portafoglio ascenda sempre a un miliardo e 227 milioni. Dal 1887 in poi la somma degli sconti decresce gradatamente fino a scendere nel 1894 a 2 344 milioni. 'futte le imprese che in passato, o coll'ausilio di altre banche minori o di banchieri usufruivano di tanti capitali e con essi davano vita e sviluppo ai loro affari, si son trovate rapidament1, senza questa linfa benefica, ed hanno perciò risentito un disagio che, dove non ha procurato il fallimento, ha recato le angustie e la diminuzione degli affari, obbligando i più prudenti ad abbandonare il campo, per investire_ in titoli di rendita ed in libretti di risparmio i capitali salvati. Riprova questa di quanto fu detto a proposito del risparmio ed ancora più del debito pubblico sul quale si è avverato un fatto sconfortante: il rimpatrio di una forte massa di valori di Borsa italiani, che prima circolavano all'estero. Ed è sconfortante perchè, se questo risparmia allo Stato ed agli enti che smisero i titoli, il pagamento dEllle cedole in oro, immobilizza nel debito pubblico il danaro che, circolando, avrebbe servito a sviluppare in mille forme il lavoro. Ecco adunque come alla serie delle disavventure economiche del nostro paese, e come causa e come effetto, si aggiunge la paralisi del credito che è la leva più potente nella economia moderna. Ora, qual meraviglia può destare la considerazione di tante altre cifre statistiche che riassumono in un modo o nell'altro la storia economica d'Italia ? La somma dei fallimenti dichiarati dai tribunali italiani nei diversi anni si rileva dal seguente prospetto: Anno 1871 113 fallimenti » 1885 1106 > » 1886 1300 » » 1887 1623 » » 1888 2200 » » 1889 2075 » » 1890 1912 » » 1891 2021 » » 1892 2213 » » 1893 2190 » » 1894 2338 » * * E la piovra, abbattuta la produzione agl'icola coi vincoli e coi deprimenti aggravi, annientate le funzioni del credito, provocata, per la mancanza quasi assoluta di esso, una nuova concezione degli affari, implicante la malafede, la frode e la truffa, seminate dovunque le rovine, procede oltre ed annienta le industrie. In esse, a preferenza, seguendo gli impulsi della meccanica, eh' è la forza maggiore del nostro secolo, l'Italia pareva voler ritrovare, le risorse che venivano per tante ragioni, dalle altre parti a mancarle! Ma la produzione continua la costringe a dare sfogo ai prodotti con fidi non sempre sicuri , gli aggravi fiscali ed il prezzo elevato relativamente alle condizioni dell'Italia, dei generi di prima necessità rdndono difficile lo smercìo de' prodotti ; sicchè ogni anno, fra molti stabilimenti che tentano di svilupparsi, non pochi si chiudono travolti dalla cQncorrenza di stabilimenti maggiori, o dal fallimento della loro clientela. É indubitato che alla condizione delle industrie non è estraneo quel processo di lotta che si avvera dovunque per causa della concorrenza. La grande azienda che utilizza tutti i risparmi nella lavorazione, distribuisce quanto più è possibile il lavoro ed ottiene prodotti più perfetti, e dispone di maggior copia di capitali per l'acquisto di materie prime e l'estensione dei fidi, vince l'azienda più ristretta e la elimina; ma questa lotta da noi è così limitata, che non può per ora esser presa in considerazione. Per ora l'industria non lotta e non vince qua e là ché la manifattura e l'artigianato, forme
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