Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno II - n. 8 - 30 ottobre 1896

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 147 È certo adunque, come insegna la filosofia della storia che la solidarietà umana procede per circoli concentrici: dalle famiglie al clan e alle città; dalle tribì1 e dalle città alle provincie ed alle 1·egioni; dalle regioni alle nazioni. Dal passato inducendo al futuro non si merita taccia di avventati profeti affermando la tendenza verso la costituzione dell'umanita. La tendenza si tradurrà più facilmente in fatto col prevalere della indipendenza nazionale dei popoli, dei regimi liberali e delle organizzazioni fe. derali. La libertà e il federalismo potranno ageYO· lare lo sviluppo del sentimento della razza, che a parer mio precederà la formazione del circolo concentrico pii1 largo - l'umanità - e la formazione di quegli organismi politici internazionali, di cui attualmente abbiamo un saggio stupendo nella Svizzera. La guerra non produce orrori e disastri soltanto quando è internazionale ; la guerra civile tra le città, tra i partiti, tra le varie classi sociali è forse lo spettro p:t\ spaventevole che si dirizza innanzi agli occhi dei sostenit0ri della pace. La pace, adunque, non deve predicarsi soltanto tra le nazioni, ma è necessaria tra le classi sociali e non può ottenersi sè non colla giustizia nella libertà come fondamento degli Stati. Perciò la propaganda per la pace come la intendono i congressisti cli l3ucla-Pest é monca ed unilaterale. Ed amici infidi della pace sono coloro, che, come, il Richa1'ds, la vogliono fondata sulla base della iniquità e della servitù (1). La propaganda dev'essere integrata col propugnare la pace in una alla libertà ed alla giustizia sociale; perciò meglio avvisato e più conduducente allo scopo fu il primo Congresso di Gine· Yra che s'intitolava della Pace e della Liberta; e pii1 completo e veramente integeale è il concetto della pace quale lo intesero i socialisti nel Congresso di Londra. In conclusione: è aneora possibile la guerra al1' interno e all'esterno; ma tutto induce a ritenere, preconizzando l'evoluzione futura dalla passata, che come disse Vittor Hugo, i popoli venendo dalla guerra ,·adano Yerso la pace; e pace vera e duratura non potrà esservi, se sarà scompagnata dalla libertà e dalla giustizia. La gueera sarà sempre preferibile alla pace sepolcrale che riconosce come suoi cardini: r iniquità sociale e la servitù politica. Iìr. ~AP0LEONE O0LAJANNI. (I) Ciò si rile\'a da un imp0rtante intervista nella quale il Ri,·hards dichiarò al coi-rispondente del Pu119olo Parlamentare di Napoli che v0lpva mantenuta la integrità deJla Tul'chia mercè l'alleanza t1·a l'Jnghilterra e la Russia e la opp,·cssione del!· It·landa negando l'Jlome Rule. (Punyolo Pa,·lamenta•·e l Go N· 2701 • Quanto elevate e c•>11facenLi alla ,·era pace sono ancora le idee di ~lazzini sul clù·illo di l ntervento ! LE NOSTRE COOPERATIVE. 1 Le società cqoperative, che oggi vanno crescendo di forza e di numero anche in Italia, si possono distinguere in tre grandi categorie: l O di credito, 2.0 di consumo, 3.0 cli lavoro e p1·oduzione. Le prime cominciarono ad apparire da più di tl'en• t'anni, ma come già dimostrammo negli articoli testè citati, sebbene quasi tutte siano distinte coll'ep_iteto di popolare, in realtà poco o nulla esse fecero a beneficio della numerosa classe dei lavoratori delle città e delle campagne, e i loro intenti furono invece quasi esclusivamente rivolti al giovamento della media e grassa borghesia. Le cooperative di consumo, in generale, del pari attecchirono a beneficio della stessa classe media borghese, e segnatamente vennero promosse e stabilite fra gl' impiegati civili e militar.i. Nel vasto campo della cooperazione, vennero ultime quelle di lavoro e produzione, fra gli operai dei diversi me"stieri, e fra i braccianti, nelle svariate imprese di costruzione. Dal benemerito periodico: La coope1·azione italiana {Milano, 1 G .\gosto 189G), organo della J,ega na:=ionale delle cooperative italiane e della Previdenza, togliamo alcune importanti notizie, aggiungendovi pochi e chiari commenti. Il braYOed infaticabile ex Deputato Antonio Maffi, degno Prnsidente della Lega, avendo tenuto a Biella il ,3 Luglio 1806 una sua importante conferenza, corredava le sue pratiche e savie osservazioni con opportuni da ti siatistici; dai quali emerge che il rialzo delle mercedi dei lavoratori si trova in una corrispondenza diretta col numero d!'gli scioperi. Questo fenomeno dello sciopero è infatti la risultante di d,ue componenti, le quali sono una funzione dell'altra, e che quindi s'influenzano a vicenda: la misura della libertà, consentita dalla legge rispetto al dititto di sciopero, e il concomitante sviluppo della coscienza popolare e collettiva. Questa seconda circostanza legasi d'altronde col principio della cooperazione bene intesa fd applicata. Ed esso risale al primo fattore, poichè pur indipendentemente dalle mire politiche, ben a ragione propugnate dai seguaci del collettivismo marxiano che pmsono importare nella Camera dei Deputati, una leva sempre maggiore in favore della leggislazione sociale, le cooperative di consumo e di p1·oduzione veramente popolari, cioè proprie delle . classi diseredate, per sè sole possono esercitare una assai benefica influenza sui propri destini. Al p1·esente abbiamo in Italia nientemeno che al!' incirca duemila cooperative, delle quali soltanto 11·1 risposero all'appello della Lega, e troransi IJ Vcg~ansi i miei articoli sulJ'a1·gomcnto1 in questaRir;ista« Coo· ,,erazione e collettioisnio ».

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