Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno II - n. 8 - 30 ottobre 1896

146 RIVISTA. POPOLARE DlP OLITICA. LETTERE E SCIENZE SOCIALI ma <lacchè è costituita a nazione, venne eliminata una delle più frequenti cause di conflitti internazionali. E tra la Russia e la Scandinavia, tra l'Austria e la Prussia e gli altri Stati, che ora compongono l'Impero Germanico, si sono pure eliminate le cause di guerra. Inghilterra e Stati Uniti furono per molti anni negli stessi rapporti tesi nei quali adesso si trovano l'Italia e la Francia, ma scansata la lotta brutale per alcuni anni, questa si rese sempre più difficile e quando, negli ultimi anni, la rottura pareva imminente per l'Alabama, per Terranova, per Venezuela la pubblica opinione impose la pace e l'arbitrato, che ora sta per essere consacrato da un trattato, di cui mostransi così convinti partigiani oggi i conservatori, come ieri lo furono i liberali. Speciale menzione meritano i rapporti tra la Francia e la Germania perchè sono quelli che più facilmente possono condurre alla guerra. La revanche certamente viene desiderata dalla maggioranza dei francesi, che in vista della medesima hanno prodigato prestiti a miliardi ed entusiasmi indecenti per lo Czar; ma non può metteesi in dubbio che il fanatismo della Lega dei pati·iotti è in grande ribasso. La partecipazione della flotta della repubblica alle feste di Kiel non sarebbe stata possibile dieci anni fa, come non erano possibili le rappresentazioni dei capolavori di vVagner; un mutamento si rn maturando nella pubblica opinione cli cui se non può prendersi quale esponente il linguaggio di Federico Passy - troppo impegnato nel moYimento per la pace - deve, però, prendersi come un indice significantissimo l'articolo di R. Mitchell - un intimo amico del pat1·iotta De Roulede ! - nel ilfatin in cui dichiara una necessità per la Francia la rinunzia all'Alsazia-Lorena ed anacronistiche le idee di revanche. Qualche anno fa l'autore di un siffatto articolo sarebbe stato lapidato! Auguei'amoci chi:' tali idee si facciano larga strada nell' interesse della pace ltut0 opea e della stessa repubblica francese ; la quale nel militarismo ha il suo temibile insidiatore. La boulange peovò che in Fracia è ancora possibile un diciotto brumajo. Quali indizi sicuri dei progressi dell'utopia non enumererò i tanti casi cli arbitrato che impedirono scoppi· di conflitti sanguinosi - e dei quali rimane sempre il più celebre quello per l'Alabama -; mi fermei·ò al movimento per la Rifo1·- ma e la codi(tca::ione del di1·itto inte1·nazionale - il cui ultimo congresso si tenne tcstè in Vcnezia - e che da un lato è un prodotto dei progressi dell' i(lea della pace e dalraltro esso stosso l'affretta. Pe1· questa Riforma e per questa Cocli(icazione, che troYcranno il coronamento in un codice e in un tribunale internazionale, si tennero molte conferenze. Nella tredicesima, 111 Londra, fu notevole il discorso di apertura del suo presidente Butt, giudice dell'Alta Corte di Inghilterra, in cui si riconosceva la tendenza generale all'arbitrato internazionale. L'Attorney general alla sua volta dichiarò: che l'aumento; dei mezzi di comunicazione conduce a ricercare i princip:i sui quali si deve basare la legge delle nazioni. Queste manifestazioni del più autorevole positivismo inglese incarnato nella sua magistratura valgono più che_i discorsi degli apostoli - pei quali lo entusiasmo per la santa causa è divenuta religione - di cui avemmo campioni in Italia prima il compianto capitano Siccardi ed ora il Moneta. La pace, infine, fa1°àun grande passo sul terreno diplomatico il giorno in cui si costituirà quella Lega dei neutri propugnata con tanto calore dal De Molinari, che vorrebbe vederla presieduta dal1' Inghilterra. Sarebbe la vera Lega, che allontanerebbe le guerre e renderebbe possibile il disarmo. * * * I derisori della grande utopia non si danno per vinti e costretti a riconoscere che le guerre oggi sono molto meno frequenti che pel passato soggiungono: ciò che hanno. perduto in durata lo hanno guadagnato in intensità; e peri alla guerra cruenta si sostituirono le guerre economiche che riescono non meno disastrose, specialmente per i lavoratori. Non posso dilungarmi più oltre per esaminare quanto c' è di vero in queste affermazioni e quanto c'è di erroneo nella interpretazione della parte di verità, che esse contengono. Preferisco, invece, riassumer-e questa dimostrazione dei progressi della ~rande utopia con un cenno sul progresso seguito sinora dalla solidarietà tra gli uomini, che ci fa preco_nizzare quale potrà essere nel futuro, e ci permette di constatare la tendenza. È innegabile che la lotta cruenta cominciò dal cessare tra gli uomini e le famiglie di uno stesso clan, e di una stessa città; la pace poscia si stabilì tra le città vicine e le regioni, che furono per secoli Stati inclipenclenti; indi le provincie e le regioni si riunirono per costituire le nazioni; oggi regna la pace fra alcime nazioni. Chi oserà proclamare impossibile l'avvento del giorno in cui essa regnerà tra tulle le nazioni ? Infatti le guei·re civili furono il fatto generale presso tutte le nazioni - rette a principato o a repubbliche - e gradatamente scomparvero le guerre cruenti ed eco· nomiche - le barriere doganali esistevano tra le città e tra le regioni, come oggi esistono tra le nazioni - interregionali per dar luogo alle sole guerre interna::ionali. I pregiudizi e le antipatie interregionali superati non erano meno vivi e numerosi dei pregiudizi e delle antipatie internazionali,, che rimangono ancora da superare.

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