RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 145 qualche centinaio di milioni consacrati al mantenimento degli inabili al lavoro! I potitici e gli economisti, però, si allarmano per le conseguenze di altro ordine; le spese militari sproporzionate dell'Europa la disarmano nella concorrenza coll'America del Nord e coli'Australia ed aggravano una crisi agricola industriale minacciosissima, che nemmeno più si può chiamare crisi; perchè è divenuta lo Stato normale. I De Molinari, i Novikow - per non citare che avversari illustri del socialismo - hanno luminosamente provata la inferiorità dell'Europa nella concorrenza colle nazioni transoceaniche ed oramai, anche i politicanti - gli ultimi ad avvedersi dei mali e dei pericoli - confessano eh' è tempo di mutare strada. Il militarismo e la guerra coi loro eccessi economici si sono da loro stessi defi. nitivamente condannati. d) Politico-sociali. Guerra e militarismo hanno creato i colossali debiti pubblici dell'Europa e in conseguenza hanno pari passu aumentato la pressione tributaria. I balzelli innumerevoli sono divenuti insopportabili e da pertutto da, un momento all'altro, possonodivenire causa di riYoluzioni interne. E se ne preoccupano, per questo gli statisti mentre se ne ranegrano i grandi banchieri che nei debiti pubblici trovano il migliore e più sicuro impiego ai loro capitali: lo confessa candidamente l'anomimo scrittore militare il cui libro fu citato poco innanzi. Ma i banchieri dimentical'ono che la corda stirata troppo si deve rompere e che il fallimento degli Stati arriverà e sarà santa ed esemplare punizione della loro avidità immorale. La pressione tributaria si risente maggiormente dal proletariato, che non trova i compensi che i capitalisti rinvengono nei .le biti pubblici; i balzelli tolgono il necessario ai lavoratori nel momento in cui il progresso intellettuale fa avvertire di più il bisogno di un migliore tenore di vita di uu piìi elevato standard of li(e. E i lavoratori che odiano già il militarismo per le imposte che fa loro subire, ora cominciano ad odiarlo maggiormente perchè nel medesimo riconoscono il grande mezzo, che sei-ve a mantenerli nella servitù politica ed economica. Così da ogni parte, dall'alto in basso e dal basso in alto, le conseguenze morali, antropologiche, economiche e politico sociali della guerrn e del militarismo, minano queste due istituzioni e riescono a spianare la strada alla granrfe utopia. Altre cause intrinseche favoriscono i suoi pt·ogressi: i tagli degli istimi, i trafori delle catene di montagne, tutte le agevolezze crescenti per i viaggi, l'internazionalizzazione di molli sei-vizì pubblici, aumentano con progressione crescente in ragione dirnUa del tempo e delle scovel'te, gli scambi materiali e intellettuali tra i popoli, che conoscendosi meglio, più si apprezzano. Si attenuano od1e rancori, crescono le reciproche simpatie, che potranno subire parziali e temporanei regressi, ma che non potranno mai essere arrestati dalle artificiali barriere doganali. * * * Non iscoraggiati dalla convergenza dell'azione di tanti numerosi fattori che indeboliscono la guerra e il militarismo, i pessimisti - spesso tali per tornaconto individuale o di casta - predicano sempre che la guerra, per quanto male grandissimo, è male necessario che bisogna subire rassegnati ed enumerano, compiaciuti, le cause ed i fomiti di dissidi, immediati o remoti: l'Alsazia-Lorena, l'Oriente, la politica coloniale. Si compiacciono delle sinistre possibili conseguenze di queste cause di complicazioni e per bocca del generale austriaco, il Barone Sacken menti:-eriunivansi i due congressi di Buda-Pest, annunziarono prossima una guerra di esterminio contro la Francia e la Russia. I pericoli sono reali e nessuno li dissimula; ma i progressi fatti sono altrettanto innegabili, e passandoli in rassegna se ne trae conforto a sperare. Rinunziamo a misurare i progressi fatti dalla grande utopia colla enumerazione delle Società per la pace e del crescente numero dei soci : è criterio fallace. Non è più sicuro, ora almeno, quello desunto dalle deliberazioni dei Parlamenti ed a diffidarne induce l'ultima conferenza interparlamentare di Buda-Pest dove accanto agli apostoli agli idealisti, ai sinceri sostenitori della Pace concorsero; per ragioni indelicate, gran numero di partigiani della guerra, italiani specialmente. Poca sincerità viene a questi congressi dalla partecipazione del mondo ufficiale; ma l'effetto morale cresce sulle masse, che non hanno modo e tempo di analizzare e sottilizzare e s'impressionano delle apparenze. Ifa maggiore importanza l'attitudine benevola della stampa, che rispecchia e crea ad un tempo la pubblica opinione. Fatti più palpabili, e che spiccano guardando nel passato, si hanno per dimostrare quanto siano diminuite le cause di conflitti e come si sia rnnuto circoscrivendo il campo della guerra. Vi fu tempo in cui tutta l'Europa - e per ripercussione le altre parti del mondo - era un campo percorso a brevi iuterralli dai belligeranti; ora invece la situazione 0 mutata profondamente. Fu guena aspra per secoli Li'a la Spagna e la Fr'ancia e da tre quarti di secolo ira loro regna la pace e non pare più possibile la guerra. Per diversi sec0li la Srizzera ru in lotta con tutti i suoi vicini ed a Lutti sornmini:,Li-omcl'cenar-i; or·a è elemento di pace tra le nazioni. L'Italia pel' molti secoli fu campo di battaglia Lt·a_\.usl!-ia,F1·ancia e Spagna;
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==