RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 157 riconoscevano senza stento, sentivano in quei canti che li entusiasmavano, il poeta veronese. Quei canti rispecchiano i tre affetti, la donna, la natura e la patria, che prepotenti dominavano l'Aleardi. La poesia è romantica, è vero ; ma d'un romanticismo che non perde mai di vista la realtà; e proprio quando tu dubiti che il poeta alzandosi a volo nell'azzurro dei cieli debba riuscire in vane fantasticherie, egli ridiscende sulla terra a porgere conforto, a rinverdil•e la speranza, a temperare la fede degli affiitti. L'Aleardi fu accusato di facili amori, nè io negherò che abbia troppo spesso amato, ma le sue passioni nulla hanno d'ignobile: le Lettere a 1Ylaria, corsa attraverso questa vita e pei sereni - Traversati da spiriti e da stelle, dicono quale fosse l'Eleusi celeste da lui sognata, sarà stata un' Eleusi molle, fantastica, ma non corrotta nè corrompitrice. Come poeta della natura ebbe il torto di non saperla rompere colle favole biblfohe, non s'attenne solamente alla scienza: da ciò gli inutili voli fantastici, che se possono dare un diletto estetico, non apportano però vantaggio. Allorchè poi alla sua Musa chiese la nota che riuscisse a destare negli animi l'amor di patria, il desiderio di libertà, fu poeta nel significato più bello della parola. Non domato dalle segrete di Mantova, non atterrito dal supplizio, da lui scampato per miracolo, del povero Montanari, amareggiato ma non scoraggiato dalle defezio~i degli amici, egli scioglie i suoi canti che la via dei cuori delle turbe tosto si aprono, e destano fremiti, pianti, ire, martiri ed eroi! Ricacciato nelle carceri di Sasephstadh, ad un lombardo che ne usciva dice: Tu fra poco vedrai bello, agitato Spiegarsi all'aure l'italo stendardo. Digli eh' io l'amo con amor gagliardo E l'amerò sin che mi venga il fato. Digli eh' io gli ò sacrato anima e canto E ceppi; ceppi che a lui facevano l'effotto stesso che producevano a narlo Poerio, il quale all' Intendente della provincia di A~ellino, che gli chiedeva come stesse in salute, rispondeva: Fò questa cura di ferro da parecchi anni, e mi sento più forte! Liberato da quelle torture, va esule nella ·libera Lombardia, e quindi schiaffeggia l' Austriaco coi selle soldati, canto che si chiude colla bellissima visione : Oh l come è bella l'alba d'Italia. All'oriente ascende · la sua limpida stella col raggio che si frange in tre colori, all'occaso la squallida discende cometa de gli Asburgo. E dalle vaste terre e dai mari un cantico si leva di vituperio e d'onta per quella che tramonta. Pur troppo l'aquila d'Asburgo aveva ancora sei anni di triste dominio da consegnare alla storia l pur troppo c'era ancora del sangue, del pianto da versare prima che il poeta potesse salutare l'aurora boreale del 25 Ottobre 70 con questi versi : La podestà sacerdotale, bifronte, che teme l'alme in tenebre, disparve Per non più ritornar. Questa è l'aurora D'un secol nuovo, intelligente e pio. L'Italia ha spento il Vaticano, ed ora Là ne fan festa gli angeli di Dio. Oh l questa che per il signor Fortebracci fu nuvola d' incenso, perchè non pòti•ebbe essere stata nuvola di gratitudine? l'Italia doveva pur qualche cosa all' Aleardi l Voi potrete rimproverare all' Aleardi l' imagine spesso sacrificata in una frase contorta, traslati troppo spesso ed arditi, subiti trapassi da un pensiero all'altro, voli troppo fantastici e vuoti, ma negargli il nome di poeta, nome che tanto facilmente concedete purtroppo a tanti versaiuoli, no l Egli per noi ha sacrificato e sofferto, il suo amore per l' Italia ha t1•asfuso nei suoi canti che furon inni di guerra ; egli nulla chiese per sè, ma sè stesso consacrò agli altri ; ebbe una fede e per essa e con essa visse, e voi volete vivisezionare i suoi versi per trovarvi il difetto che lo deve rendere indegno del nome di poeta? Oh l se un'anima sola ha salvata dalla disillusione, se un sol braccio ha conquistato alla patria, non rimproverategli l'Eleusi celeste che spesso lo rapiva alle amarezze, alle lotte di quaggiù; se i suoi canti valsero a destare negli Italiani il desiderio d'una patria, non cercate se il ritmo lasci alle volte qualcosa a desiderare. E perchè non vorrete considerare l'epoca eccezionale in cui svolse l'opera sua? Dite che oggi, mutato l'ambiente, le poesie dell'Aleardi non destano più entusiasmo e che perciò egli appare meno grande, ed io non ve lo contesterò, ma non ditemi che egli è per sempre demolito ; no, egli sarà sempre fra coloro che l' Italia battezzò col nome di suoi poeti civili! Oh! che è mai questa smania di demolizione che invade l' Italia? perché questa febbre di distruggere le nostre glorie? I grandi si dilaniano tra di loro, i piccoli tiran sassi, in prosa ed in versi, e che versi I, ai grandi passati e presenti per amore dell'arte pura e serena, e non si avvedono intanto dello spettacolo miserando che danno e dei tristi effetti che preparano. Quando i nomi più puri, le glorie più belle e le opere miglio1•ì dell'Italia moderna avrete distrutto, chi, e che cosa offrirete ad esempio alla gioventù? Oh, credetelo, non saranno le fantasticherie del1' Aleardi quelle che scemeranno presso i futuri la riputazione all'Italia di terra classica dell'arte, quando l'arte oggi è costretta a servire alle turpi frenesie di cervelli malati, a chi vuol salire e .... No, no, lasciateci a lui che cantò l'amore, la morte, La natura, il dolor, gl' innumerati Mondi e la patria miseranda ; lasciateci a tutti i grandi che per noi diedero ingegno e vita: essi sono sacri all' Italia I Prof. EMILIO ZANELLI. Durante le vacanze parlamentari spedire Vaglia o CartolinaVaglia all'on. Dr. Napoleone Colajannl - Castrogiovannì
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