156 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Non tutto cotesto forse insegna., non tutto codesto forse chiede, anzi impone; ai suoi fedeli il cattolicismo ? Lo vorremo noi discutere, noi pur ora tornati alle ombl'e gotiche delle sue chiese, ai misteri semitici dei suoi riti, ai aogmi apocalittici della sue dottrine? Noi discuterlo, noi che torniamo ad esso, sperimentata di fresco la impotenza della nostra ragione? (1) Noi riformarlo, noi che ci siamo gettati adesso, adesso fra le braccia marmoree della santa chiesa per cansar la fatica del pensatore? Provvederemmo o penseremmo per avventura di provvedere ai fatti nostri da noi stessi, noi eh~ sentimmo sì urgente il bisogno di commettere altrui la cura di noi stessi? E tornando a discutere, non torneremmo noi a dubitare, a negal'e ? No, no. Bisogna credere tutto, mandal' giù tutto: la Bibbia, i Decretali, i Dogmi, il Papa Infallibile, il Re Inviolabile, la Nobiltà Inevitabile, le Decime della Chiesa ( che pul' sarebbero inferiori alle tasse della terza Italia). Intangibili, i Mil·acoli; e tutto intero il Medio Evo insomma, e che buon pr6 vi faccia. Così avrete chiuso l'avvenire, così avrete piantate le colonne d'Ercole del mondo mol'ale, così avrete decretato in faccia alla storia, che quanto non è stato potuto fare da voi, non è possibile mai che altri faccia. E tutto questo sol perchè la scienza non vi ha dato lì per li tutto intero il fatto vostro, appena che ci avete posto mano. E non pensate (o non ne tenete voi conto), oltre al compito proprio di ricerca e di ricostituzione, quale enorme massa di lavoro cumuli alla scienza l'opera sola della dissoluzione, resistendo contro le incrostazioni e i detriti e i depositi marmorizzati di tanti secoli, e l' immane compagine di tante stratificazioni così intrigate e immedesimate e connesse dai tempi? Le chiese non occupano elle forse tuttora più spazio delle scuole sulla superficie del suolo di tutti o quasi tutti i paesi d' Europa? Il catechismo religioso non forse è parte ancora del pubblico insegnamento ~elle scuole pl'imarie? Il predicatore non ha egli più voce del maestro? ed il maestro non è spesso più ignora:1te del predicatore? E il confessore non è forse l'arbitro anch'oggi di tutte le coscienze feminine e d'una gran parte delle mascoline, che quando pure lo disobbediscono con le opere, per mancanza di devozione, gli abbandonano però sempre il cervello ? E come volete voi che la scienza possa preparare le coscienze nuove, se non le date diffusione, se non le date il debito posto nella educazione ? E lo stato fà, si dispone a faro codesto? No. Lo stato tenta ed aspetta e sospira la conciliazione con la Santa Sede; e la scienza accoglie solo in quanto essa dee accrescere il materiale benessere degli uomini, non più. Il resto, so pur se ne pada nelle circolari dei :Ministri e degli Istituti, è rettorica da slargare il cuore ai gonzi, ma non cava un ragno dal buco. E infatti il linguaggio naviga poi sempre in tal ma1·e di generalità, che ci annegherebbe il Duilio. (I) Vedremo in seguilo ,,uale riforma ciel callolicifmo ideasse in America l'autore. Alla morale scientifica di un popolo è necessario .o ndamento uno stato ateo. E ad uno stato ateo è necessaria una classe governante al tutto nuova, venuta su dalle nuove generazioni, non nate ancora. Noi siamo per ora con un piede di qua e uno di là; anzi, non solo la coscienza pubblica, ma eziandio quella individuale, trovasi molto spesso scissa in due, frammentaria, disorganizzata e incerta. Come volete rigorosamente giudicato dai più l'adulterio, quando l'abolizione dei vincoli legali è da molti scientificamente propugnata? Come si può avere rispetto per l'intero ordine sociale, se quest'ordine stesso è per gran pal'te dai più ragionevolmente odiato e da molti razionalmente biasimato, e quando una qualsiasi costituzione civile i pure, insanamente, da alcuni proscritta? La religione e la scienza si contraddicono in ordine alle verita fondamentali e si smentiscono e si sconfessano in molte questioni parziali; eppure molti professano il cristianesimo, e delle sue dottrine e di quelle scientifiche insieme imbevono, stranamente accruscagliate, la loro coscienza. Mentre la teoria del libero arbitrio va man mano perdendo terreno nella gran massa delle mezze coscienze e svanisce quasi fra le più illuminate, e cade dalle più alte cime del pensiero contemporaneo, su queste basi si rifanno i codici penali: onde la lotta fra la coscienza privata e la legge. Si, e non pertanto, non è « indietro » che si de e gridare, ma « avanti »; non è già rialzando le vecchie pietr~ cr0llate che si ripa1·a una casa in rovina; ma ponendovene delle nuove e migliori. Vi sono queste pietre o non vi sono? ( Continua) Gumo ANDREA PINTACUDA, Per Z'fi,Zeardi. Il Sig. Guido Fortebracci comincia il suo articolo: « La necessità di averlo abbattuto » (il Carducci), pubblicato nel n. 33 della « Gazzetta letteraria », con queste parole: « Da ragazzo assistei ad una demolì- « zione: Ferdinando Martini, con pochi colpi bene « assestati, abbattè un idolo che tra la nuvola d'in- « censo era apparso sublime: l'Aleardi. Era già scosso « per altri colpi; cadde per non rialzarsi più ». Ecco, io, debbo confessarlo, non conosco, e me ne spiace assai, i pochi colpi bene assestati coi quali il Martini abbatté l' Aleardi; so però che nessun'altro poeta al pari di questo provò l'amarezza d'una critica sciocca e villana che tentò di distruggergli la fama di poeta; mentre egli le opere altrui giudicava senza invidia, senza burbanza e senza crudezza, ma con quella dolcezza che è propria degli animi nobili. Ed ho detto te,itò, giacchè io sono fermamente convinto che i canti a\eardiani, per quanto non privi di difeUi, non sian.o morti per le anime gentili e per coloro i quali in un'opera letteraria cercano qualche cosa di più importante delle ossa e dei nervi. Nell'Aleardi, e niuno può negarlo, l'uomo ed il poeta si immedesimavano sì fattamente che i lettori, iu quel periodo triste che con;e dal 1848 al 1860,
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