152 RIVISTA. POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI torneranno all'antica floridezza e saranno di lustro principale è l'utile prop1·io non il benessere del popolo. Giustamente , infine , osserva il Vinelli , le case coloniche, da tanti domandate, dovrebbero completare i rimedi, non iniziarli; adesso sareb.bero inutili. Queste ed altre proposte, con ampiezza e com- . petenza rare, propugna pure l'on. Pais-Serra; il quale non ha che una colpa sola, ma gravissima: egli dimentica che per attuarle occorrono quattrini e quattrini, quei quattrini che lo Stato Italiano non ha e che pure stoltamente spende in quella politica militare e coloniale, che ha avuto sempre i voti dell'onorevole Pais ! E questi cenni sulla Sardegna non credo di poterli chiudere meglio che riproducendo questo brano della relazione, non abbastanza lodata, dello stesso onorevole Pais: « Nè si creda, (e pa1•rebbe a me, sardo « di offendere più la Sardegna che l'Italia)> - egli scrive - « che del cumulo di mali persistenti, spe- « cialmente quelli derivanti da men propria leggi. « slazione economica, io attribuisca la colpa a mala « volontà del Governo nazionale. Sarebbe solenne « ingiustizia non ammettere che la nuova Italia ab- « bia rivolto all'Isola patriottiche cure, sebbene•· in- « sufficienti e tardive, non ammettere che tentativi « siano stati fatti per risollevare la Sardegna ; ma « pur troppo riuscirono inadeguati ed errati. Cosic• « chè io, se rimprovero dovessi fare allo Stato, non « è già quello di non aver provveduto, ma di aver « provveduto tardi e male, con spreco, pur troppo « ora irrimediabile, di danaro di energia, di forze « economiche; le quali cose ora se si avessero in- « tatte come venti anni or son, non ci troveremmo « in tanta scarsezza di mezzi e con maggior gra- « vità del mal male da vincere ». « Questo a mio avviso, è dipeso da un errore ori- « ginario, e pur troppo comune a tutti gli Stati retti « ad unità amministrativa. La legislazione, quando « non è il frutto di pure speculazioni dottrinati (il « che pure non di rado avviene) procede con un cri- « terio di generalizzazione di dati medi di fatto, di « cui nessuno, nelle singole parti, corrisponde alla « realtà. D'onde una legislazione, per così dire, fuori « di misura, inadattabile; legislazione, che dovrebbe « essere fatta per tutti, ma che invece tutti e eia- « scuno opprime ». (p. 296). In queste pa1·ole e' è la condanna severa del regime bestialmente unitario, che trarrà a rovine l'Italia; ed ha fatto bene l'on. Pais ad enunciarla nella relazione; meglio avrebbe fatto e farebbe condannandola coraggiosamente alla Camera contro i suoi amici politici, che ne· sono i più costanti e rigidi sostenitori; meglio avrebbe fatto e farebbe unendo la sua voce a quella dei pochissimi, che per avere propugnata l'autonomia regionale in Parlamento, furono aggrediti dai fanatici e rovinosi unitari accentratori. Nella larghissima autonomia regionale, nel liberismo doganale, consiglìato da Pareto per la Sicilia e da Todde per la Sardegna, sta la salvezza delle due belle isole del Mediterraneo, che mercè tale rimedio, e di aiuto efficace all' Italia. Tutti gli altri rimedi potranno attenuare le sofferenze, ma non estil-peranno il male dalla radice. SICULO. IL SOCIALISMO DI STATO. Fra le tante forme spurie di socialismo vi é anche un socialismo conservatore o di Stato. Oggi chi non è socialista? Dal principe russo Pietro Kropotkine, che agita nel nostro Occidente la bandiera del nihilismo anarchico, all'imperatore di Germania, che, come il vecchio Costantino, vorrebbe mettera il vino nuovo in otri vecchi; da Jules Guesdé, il più esatto e il più rigido propagandista del collettivismo marxista, a Leone xm che cerca ringiovanire la vecchia e decrepita sua Chiesa, trasfondendole nelle vene incartapecorite ed anemiche i globuli rossi del socialismo moderno, tutti fanno a. gara per annidarsi sotto la vasta bandiera del socialismo. E ci sono i socialisti della cattedra, i socia.listi cattolici, evangelici, quelli marxisti, quelli indipendenti, quelli riformisti, quelli rivoluzionari e quelli conservatori, quelli anarchisti e cosi via via tanti che riesce impossibile quasi seguire il socialismo in tutte le sue sfumature e in tutte le sue gradazioni. Navighiamo a gonfie vele nel pelago senza riva delle anfibologie sociali. Questa mania conciliativa di legare insieme principi diametralmente opposti; questa specie di sincretismo sociale che preoccupa le menti di quanti rimangono impiglia.ti, senza un supremo principio di orientazione, entro le diverse e contr<Lrie correnti intellettuali, che solcano in tutti i versi e un po' disordinata.mente il vasto campo della sociologia scientifica; questa smania che caccia gli animi irrequieti nella vertiginosa corsa dietro quanto assume lo smagliante aspetto della novità, è il riflesso nel pensiero mòderno di una profonda confusione di cose, di principi, d'idee e d' istituzioni, propria a tutte le epoche di transizione. Cinquant'anni addietro mentre le istituzioni politiche e religiose, in vestite dagli ultimi flutti del torrente rivoluzionario dell' 89, si sfaldavano da tutte le parti, da pubblicisti dotti e brillanti si tentò la conciliazione fra la libertà e il ca.ttolicismo, fra la libertà e il principato (dissociabiles res, come energicamente si esprimeva Tacito), e se ne cava.rono fuori il cattolicesimo liberale della scuola ·neoguelfa, e la monarchia democratica della scuola dottrinaria, che continua. ancora nel campo d'una certa democrazia a· far più strage della peste bovina e del cholera-morbus. Ma il tempo e la realtà, spezzarono gli artificiali legami che fasciava.no idee e principi opposti. Oggi si ripete il tentativo e in nome e sotto gli !1-USpicdi i una scienza vaporosa. si cerca di fondere insieme nel va.sto crogiulo dell'equivoco monarchia e socialismo, per ottenere una nuova combinazione alchimica, una nuova pietra filosofale per trasformar~ in istituzioni d'oro le istituzioni di piombo : la monarchia sociale.
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