RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCJENZE SOCIALI 127 Dello Stato democratico. Un velo funerdo sembra all'occhio dello inesperto sia caduto per redenzion di pecc1ti sul mondo: le coscienze si sono abbuiate, la vita si é fatta triste; famiglie intere spofondano giorno per giorno nello abisso della miseria, la fede vacilla, le industrie e i traffici son inquinati dalla difficlenza, la rivoltella, le acque di un fiume, il veleno SOLO, il più delle volte la soluzione del terribile dramma sociale, del quale siamo simultaneamente attori e spettatori. Ma eleviamoci un po' su noi stessi, volgiamo l'oc·chio al passato che si sfascia, all'avvenire che va delineandosi, e in questo mare magno procelloso vedremo una luce vagolare sull'immenso oceano. Questa luce, questo spiritus domini, qui fertur super aquas é la scienza, la quale è la face che guiderà gli uomini alla conquista. di sé. Non si badi ai queruli, i quali biascicano che la scienza é diabolica e che ha detl'onizzato· Iddio, nè ai predicatori, i quali squittiscono che initium sapientiae est timor domini, nè ai dubbiosi, i quali asseriscono che la scienza é in. urto con la fede, né a tutti quei poveri di spirito,. i quali gracchiano che la società é sull'orlo dell'abisso, e che bisogna rinculare per andare innanzi. Lasciamo dica questo il vecchio mago della musica italiana e i politicanti libero-clericali transigenti coi bisogni di coscienza delle plebi diseredate e abbrutite; lasciamo dica questo il Verdi e codesti giacobini pentiti, per li quali la Dea Ragione si é mutata in ogni t,mpo nell' Eflte Supremo, perciocchè l'arte é il passato (il Gauthier diceva: (( In arte non v' ha r-rogresso: il battello a vapore é su1,eriore alla trireme greca, ma Omero non é stato sorpassato »), e la politica intendesi comunemente come transazione continua di idee: diremo noi invece che la società è su la via maestra del progresso; che non si ha da tornare indietro, ma si ha da andare sempre innanzi come il misterioso viaggiatore del poeta americano, e che questo non é negozio di oggi soltanto ma di ogni tempo e in ogni loco, solo che più rapidi sono oggi i passi, perché più robusta è la nostra vita intellettuale, più nutrita, cioè, di elementi fecondatori, i quali debbano schiuderci sicure le vie dell'avvenire. Qualcosa. di più santo é poi la scienza per noi italiani che non per gli altri popoli, e nelle procelle · della nostra vita essa è stata sempre l'arca del progresso, poichè cademmo e ci risollevammo con l'umanesimo del quattrocento, cademmo e ci risollevamn:o col metod 1 sperimentale di Galileo, siamo caduti e ci risolleveremo temprando'!i coi libri e sui libri che i tenaci e ardimentosi ricercatori del vero amorosamente ci profondono. Se non che la scienza deve essere serena, né dobbiamo turbarci se pare che essa offuschi l'idea di Dio. Però vi sono certe idee, le quali con la speciosità della religione, della ragione, dell'ordine sociale tenterebbero di impedire il viaggio trionfale ddla civiltà, ma il savio piglia sicuro la via col fine di vivere omogeneamente, tranquillamente, proficuamente. Oseremmo noi essere del passato e rinnegare il principio di nazionalità, di finalità, la scienza, il progresso? Potremmo noi essere del presente e chiedere la soluzione del Dramma ai mezzi violenti oppure alla disonestà della vita, mettendo l'ego per fastigio alla piramide della nostra. esistenza? Né l'una né l'altra cosa: dunque siamo uomini dello avvenire; se non che l'avvenire r.on ci faccia perdere di vista il p~esente, nè l'altrui l'ego, perché in questo indissolubile legame del presente e dell'avvenire, dell'ego, e dello altrui giace il segreto della vita ordinata e illuminata. * * La scienza è apprendimento simultaneo di doveri e di diritti dell'individuo umano nella società, la quale é mezzo di difesa e di incremento: l'apprendimento de' dov,:;ri traccia la via della nostra vocazione e della nostra operosità, e l'una e l'altra costituiscono la civiltà e la grandezza delle nazioni. Se dico scienza non intendo dire abbandonino gli operai e i mercatanti i ferri del mestiere, i pesi, le misure, i registri e il fondaco per la penna e i libri. Oh, no: stiano come sono, migliorino nel loro officio e non corrano appresso alla scienza, la quale una all'arte non transige, non vuol mezzi termini, mezze figuN, e fa infelici e non arrichisce; ma per scienza io intendo la cosciem.a del nostro essere, saper quel che siamo e quel che dovremo essere, e con ciò e per ciò acquistare serietà. Un falso pregiudizio vuole che l'uomo per essere stimato debba uscire dalla classe sociale in cui é nato: esca pure, io dico, ma se ha vocazione, e so no ci resti e migliori sé stesso. Questo uscire a diluvio dalle classi in cui si è nati ha ritardato in quest'ultimo trentennio l'evoluzione della nuova vita italiana, perciocché la scienza é eminentemente aristocratica per li mezzi che si hanno da adoperare perchè si raggiun~a lo scopo, mentre essa è eminentemente democratica nel fine, rompendo i pregiudizi e rendendo tutti necessari ali' economia sociale. Questo io intendo per scienza, e questa scienza ha già emancipato l'uomo dai preg;udizi teologici per fare assurgere la religione all'altissimo concetto sociologico che essa é l'idea del giusto, necessaria alla conservazione e allo svolgimento della società umana, l'ha già emancipato dai pregiudizi sociali per fare assurgere lo Stato all'altissimo concetto sociologico che esso é l'idea del dovere e del diritto umano reciprocamente connessi col fine di assicurare la libertà dei cittadini, l'ha già emancipato dalle viete formo le estetiche per fare assurgere l'arte all'altissimo concetto sociologico che essa è mezzo non pure di diletto spirituale, ma ancora di propagazione sociale. E in proposito se mi si dicesse che la grande arte, l'arte vera, l'arte di tutti i tempi, quella di Omero, di Dante, di Shakspeare è solo e null'altro che umana, io risponderei coi moderni biologi che l'arte senza distinzione tra grande e piccola, essendo un fenomeno psichico, tende alla conservazione individuale e speciale dell'uomo col mezzo del bello estetico, come tende la scienza al medesimo obbietto col mezzo del vero intellettivo,
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