Rivista di politica lettere e scienze sociali - anno II - n. 7 - 15 ottobre 1896

RIVISTA. POPOLARE DI POLITICA. LETTERE E SCIENZE SOCIA.LI 125 Un governo italiano intelligente e preveggente inoltre, con i mezzi consentiti da tutti gli Stati civili potrà migliorare enormemente la sorte della colonia e renderne più salda l'italianità consacrando ad essa utilmente una minima parte dei milioni consumati nell'Eritrea. Battuti su questo terreno, gli uomini che vorrebbero vedere dall'oggi al domani in guerra tra loro Francia e Italia, che sono gli stessi guerrafondai della banda crispina, si erigono a difensori dei nostri interessi commerciali e li dicono colpiti già dalla rinunzia alla posizione · privilegiata che avevamo in Tunisi e li predicono distrutti il giorno in cui la Francia accordatasi coll'Inghilterra - alla durata del cui trattato è subordinata l'entrata delle merci nostre in Tunisia col dazio dell'8 per cento ad valorem - ci sottoporrà al trattamento della nazione più favorita colla tariffa minima meliniana. Ingigantiscono le danno~e conseguenze di questo evento e annunziano che in Sicilia e in Sardegna è cominciata un'agitazione elettorale per costringere i deputati delle regioni interessate a rigettare i trattati del 30 settembre. A Roma si sa di questa agitazione elettorale, perchè se ne parla negli uffici dei giornali guerrafondai; nessuno se n'è accorto in Sicilia e in Sardegna. Coloro che la inventano fanno a fidanza colla smemorataggine italiana e danno la prova estrema della loro sfacciataggine. Invero i Siciliani e i Sardi se si lasciassero impressionare dalle menzogne' dei gallofobi mostrerebbero che per loro la storia contemporanea non esiste ; ed è storia quella che narra che la Sicilia e la Sardegna furono danneggiate in misura straordinaria dalla politica dei gallofobi, 'che condusse alla guerra commerciale colla Francia ; è storia scritta oggi , con segni di amaro pentimento da quelli stessi che stoltamente la fecero ; è storia registrata nei documenti ufficiali dai membri della stessa banda guerrafondaia. Gl' increduli leggano la splendida relazione Pais sull& conclizicni della Sardegna venuta testè alla luce e se ne convinceranno. L'impudenza di questi tardivi tutori degli intere~si commerciali d' Italia è fenomenale ; poichè ammettendo, per dannala ipotesi, che il commercio nostro venga ridoao a zero in Tunisia quando i nostri prodotti saranno sottopl)sti alla meliniana tariffa minima, non sono essi, che potranno deplorare l'avvenimento doloroso. Non hanno il diritto di protestare per la perdita del mercato tunisino, che rappsesenta in tutto un movimento cli esportazione e d'importazione cli circa 12 milioni all'anno, coloro che colla stolta politica ridussero di circa 11uattrocento milioni all'anno gli scambi tra l'Italia e la Francia, senza tener conto degli immensi danni che alla prima vennero nell' industria, nell'agricoltura e nel commercio dalla chiusura del mercato finanziario parigino ai nostri titoli di credito. Le perdite della Sicilia e della Sardegna in seguito alla proclamazione, fatta tra gli applausi dei deputati, della denunzia del trattato di commercio del 1881 furono, in proporzione, assai più rilevanti di quelle del resto d'Italia ; quella denunzia fu un vero tradimento fatto ai più vitali interessi delle due isole ed allora gli elettori avrebbero dovuto lapidare i loro rappresentanti. Ora il danno, am: messo che sui prodotti principali delle due isole - ad esempio il vino - la Francia, colla franchigia doganale, possa farci una vittoriosa concorrenza in Tunisi, non si ridurrebbe che a misera cosa. Marsala che nell'esportazione del vino ha il primo posto, nel 1895 ne mandò in Tunisia 14,695 ettolitri ; se Yeni~se meno tutta questa esportazionè perderebbe meno di quattrocentomila lire, mentre perdette parecchi milioni colla chiusura del mercato francese : mercato che in parte riguadagnerebbe colla stessa tariffa minima francese, se si riuscirà - come tutto fa sperare - a ristabilire i buoni rapporti commerciali tra l'Italia e la Francia. Epperò sotto questo aspetto il tentativo di eccitare le passioni locali per i feriti interessi fallirà miserevolmente, perchè poggiato sulla menzogna. * Le parole grosse - pac1-:con onore, guerra a fondo ecc. - sono divenute la specialità di certa stampa , che si mantiene ancora >fedele all'onoreYole Crispi e che di conseguenza, <leve mostrarsi gallofoba; tale stampa in questo quarto d'ora giuoca sulla parola: trattato perpetuo col Bey di Tunisi cui si è rinunziato per sostituirvi trattati che dureranno per la miseria di nove anni, O:ldarriva sinanco a voler dare ad intendere ai gonzi che solo essa ha scoperto questo dato della perpetuitd, che non era poi privilegio esclusivo nostro. Questa gonfiatura della perpetuità è degna dei ciarlatani che l'accampano. Non c'è trattato che non abbia avuto l'intenzione o la pretesa di essere eterno e non sia stato lacerato dai contraenti dopo pochi anni. Così venne distrutto il" trattato del 1815, il trattato di Parigi del 1856, il trattato di Yillafranca del 1859, il trattato del 4 settembre, che riguardava l'intangibilità di Roma papale. Ogni nazione europea - l'Italia compresa - ha spiato l'occasione propizia per lacerare un ti'attato. La Francia, di fatto, coli' occupazione di Tunisi ridusse a vano nome la perpetuitd del nostro trattato col Bey. Alla nostra volta se le occasioni si presenteranno e gl' interessi ce lo consiglieranno non lasceremo scorrere i nove anni stabiliti dai trat1ati del 30 settembre per sostituirvene uno più o meno vantaggioso più o meno per-

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