Rivista di politica lettere e scienze sociali - anno II - n. 7 - 15 ottobre 1896

124 RIVISTA PÒPOLAkE DI POLITICA. LETTERE E SCIENZÉ S0ù1ALI giudicata dal protocollo Mancini del 23 Gennaio 1894 pel quale le trattative si fecero direttamente colla Francia e col quale si arrecò un colpo mortale alle capitolazioni; la sostanza rimaneva sempre la stessa: si doveva trattare con un rappresentante, per così dire, di prima mano, qual' è il minist.ro degli esteri della repubblica anzichè con uno di seconda mano quale sarebbe stato il residente francese in Tunisi, che dal primo doveva ricevere istruzioni e poteri. Discutendo a Parigi, le trattative dovevano correre, e corsero, più spiccie e più rapide. E ciò perchè in fatto - che in questo caso equivale al dfritto - il Bey di Tunisi non conta più. Tornano ad avere ragione gli oppositori quando rilevano le contraddizioni degli ufficiosi - sempre disgraziati -; i quali dicevano prima, per mostrare che non poteva· insistersi sul mantenimento delle capitolazioni in Tunisi che Crispi a Massaua aveva dato l'esempio alla Francia del loro ·annullamento; e si vantano del silenzio dei recenti 'trattati sulle capitolazioni, come se fossero ancora in piedi. Ciò che non è. In realtà le capitolahioni, che rappresentavano necessarie garenzie contro governi musulmani e barbareschi, non hanno più alcuna ragione di essere quando ad essi subentra una potenza appartenente all'orbita della cosidetta civiltà occidentale; perciò le capitolazioni non ebbero più giustificazione nella Bosnia e nel!' Erzegovina appena l'Austria vi s'insediò; non l'ebbero pitt a Tunisi quando la invasero i Francesi; non l'ebbero più in :Massau::-q.uando la conquistarono. gli Italiani. Fece bene J'on. Crispi mettendo in armonia il fatto colla Legalità in Massaua ed anebhe fatto male l'on. Di R'udinì a non riconoscere lo stesso diritto ai Francesi in Tunisia. Hanno ragione, infine, gli oppositori quando sostengono che gl' interessi italiani in Tunisia hanno una importanza di gran lunga maggiore di quelli inglesi, austriaci e tedeschi e che perciò i rispettivi governi potevano nelle loro trattative colla Francia mosti'arsi pit1 anendernli degli italiani. · Concesso tutto cio, nel resto delle critiche che si muovono ai trattati del 30 Settembre la sbrigliata immaginazione o la insigne malafede degli ~vversari politici, che le muovono, ha un sopraYvento incontestabile. * * I gallofobi per me:tiere, che hanno una completa 01·ganizzazione per il mutuo incensamento, pe1· la réclame acc1·editatrice della merce a,·a1·iata vedono risorgern Cartagine ; e nuovi Catoni da strapazzo nei t1·iYi e nel Parlamento udano: Delenda Cartago ! E contro la Cartagine risorta inyocano con allegra incoscienza, nientemeno che la fortificazione di tutta la Sicilia - di Trapani sopratutto -; e v'insistono anche quando i tecnici di primissimo ordine come i generali Pelloux e Dal .Verme, dimostrarono che la proposta rappresentava una follia dal lato economico e dal lato militare. L'anacronismo di questa paura, più o meno sinceramente sentita, ma la cui manifestazione è di obbligo per dar loro, innanzi agli imbecilli, la parvenza di grandi politici e di grandi patrioti, è dimostrato dalla storia recente. La quale ha insegnato che in caso di guerra le sorti dei belligeranti non si decidono con uno sbarco in Sicilia, ma colle battaglie nella valle del Reno o nella valle del Pò. La stessa storia ha insegnato che in caso di guerra europea le colonie sono d'impaccio. E l'ha sperimentato precisamente la Francia , che nel 1870 71 dovette sguernire l'Algeria, dove immediatamente divampò l' insurrezione. Tunisi oggi per la repubblica rappresenterebbe un pericolo maggiore, perchè i 50,000 italiani, che vi hanno dimora farebbero causa comune cogli indigeni a difesa della madre-patria e facilmente, se lo volessero, potrebbero rinnovarvi i Vesp1·i ; possibilità ed entita del pericolo riconosciuta dallo stesso Scarfoglio. In quanto ai colpi di mano , romanzo per romanzo uso assalto alla Spezia, bisogna ammettere che alla Francia riuscirebbe pii1 agevole organizzarli a Tolone anzichè in Tunisia. Ma Biserta è troppo vicina alle coste della Sicilia ! E perchè non accorgersi che più vicino da Biserta c' è Malta che ci appartiene geograficamente ed etnograficamente ? La numerosa e valorosa colonia che l' !tal ia possiede in Tunisia costituisce, dunque , un pericolo per la Francia ed una garanzia per noi. :\'on lo negano i gallofobi e avanzano un nuovo ai·gnmento : la Francia porrà mano a distrurre la colonia nostra colle angherie e colle vessazioni d'ogni genere. Ciò se non potrà farlo immediatamente perchè i trattati del 30 settembre lo impediscono, si farà alla loro scadenza. L'argomento è sfatato dall'esperienza : gl'Italiani non ostante la caccia feroce che venne loro data da Marsiglia ad Aigues Mortes sono aumentati di anno in anno in Francia. Dopo l'occupazione francese in Tunisi si fecero le stesse sinistre profezie e si annunziò la fine prossima della colonia. ~bbene: gl' Italiani in Tunisia erano 15,000 nel 1881 e sono arrivati a 50,000 nel 1896; l'occupazione francese anzichè nuocere ha giovato enormemente allo sYiluppo della nostra colonia. Coloro che non si vogliono rendere ragione del fenomeno devono r:er forza tacere delle condizioni demografiche della Francia, che non ha emigrazione e perciò non ha modo di sostituire in Tunisia elementi propri a quelli italiani.

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