Rivista di politica lettere e scienze sociali - anno II - n. 7 - 15 ottobre 1896

tUV!STA. PÒPOLARE DI POLITiCA. LETTERE E SCIENZE SOCIALI 123 pulò il trattamento della nazione pit1 fàvorita, mercè il quale anche pelle importazioni italiane continuerà lo statu qiw garantito dal trattato anglo-tunisino, finchè questo dura in vigore. Nel trattamento della nazione più favorita non è compreso l'eventuale regime speciale riservato alla Francia. Cessando lo statu quo le importazioni italiane, oltre al trattamento della nazione pit1favorita, non potranno essere assoggettate a dazio maggiore di quello della tariffa minima francese. Le altre stipulazioni regolano, nelle forme generalmente consuete, i punti meno importanti relativi al commercio e navigazione, al trattamento dei t ispettivi sudditi in materia di stabilimento e traffico, al servizio consolare ed alla estradizione dei malfattori. L'importanza grande di questi trattati c'impone un esame da principio assolutamente obbiettivo, che completeremo nella polemica coi suoi critici ; e l'esame obbiettivo dev'essere fatto al di fuori di ogni preoccupazione politica, .prendendo per base esclusiva l'interesse del nostro paese. L'esame imparziale i::ostringe a riconoscere, che i mutamenti nei rapporti italo-tunisini coi trattati del 30 Settembre fanno subire all'Italia delle perdite. ron si può e non si deve negare che la condizione fattaci dal Trattato col Bey di Tunisi del 1868 ci fosse molto più vantaggiosa; e sbagliano a parer nostro gli ufficiosi, che troppo esaltano i primi e vogliono quasi lasciare intendere - anche ricorrendo alla non lodevole malizia di dare versioni inesatte o incomplete dei trattati stessi - che nulla l' Italia perde rinunziando al Trattato del 1868. Si afferma dagli stessi ufficiosi che non si fanno trattati nei quali i vantaggi siano da una parte sola; il vero è, però, che nel caso presente i guadagni nostri, oggi come oggi, sono molto minori delle perdite. Quale sia la ragion di essere e la giustificazione dei trattati del 30 Settembre, risulterà meglio che dall'esame intrinseco dei medesimi, dalla critica dei desideri e dei propositi che manifestano i loro avversar:i. * * " L'opposizione ai tl'attati in discussione perde valore per motivi subbiettivi ; viene da persone e da giornali, i quali - fatte le debite eccezioni - mancano di sincerità e si trovano in uno stato di esaltazione veramente morboso, che pare sia stato comunicato dall'uomo fatale a cui fan capo e da cui prendono l' ispirazione. Per la esaltazione basta ricordare che poco fa un deputato crispino, nella massima sincerità assicurava che era stata convenuta la cessione del porto di Licata .... ali' Inghilterra; e questa volta lo smembramento criminoso del!' isola non era attribuito ai cospiratori dei Fasci, come ali' epoca del trattato cli Bisacquino, ma allo stesso onorevole di Rudinì ! Garantiamo l'autenticità di questo episodio. E dell'esaltazione si ha altra pt'ova dal corrispondente parigino di un importante giornale del mezzogiorno che scrive: « Hanoteaux, il nuovo Richelieu, clistorrà lo Czar dal venù·e a Roma ... » per dare uno schiaffo a chi in santa pace n'ebbe uno dall' Imperatore d'Austria, che non restituì una visita dovuta, ed un altro dal Re di Portogallo per una Yisita promessa, annunziata e non fatta; lo schiaffo suggerito, se verrà, adunque, andrebbe a chi ha mostrato di meritarlo. Questa esaltazione spiega la violenza di linguaggio degli oppositori dei trattati ultimi. Per la sincerità, poi, basta dire che questa superlativa difesa dell~ dignità e degli interessi italiani in Tunisia viene da coloro che in ben altro modo hanno fatto calpestare la prima e in ben altra misura hanno lasciato danneggiare i secondi. Si può credere alla sincerità di chi la prende tanto calda per Tunisi - che non fu mai nostra e dove non potremmo andare a sostituire la Francia che per calpestare i diritti altrui - e non si cura di Trento e Trieste, che vogliono unirsi all' Italia e doYe anemmo il diritto dal lato nostro? Si può credere a chi getta fuoco e fiamme per la difesa degli italiani in casa altrui e non trova una parola di protesta contro l'oppressione della lingua e degli elementi italici, che sono in casa propria in Italia e in Dalmazia? Si può credere alla sincerità di chi si preoccupa del commercio annuo di una decina di milioni in Tunisia, mentre colla propria dissennata politica altra volta ne fece perdere delle centinaia? Ma gli opposito1·i dei trattati non sempre e del tutto hanno torto. Hanno ragione quando sostengono che l'Italia recedendo nella Tunisia dalle pretese sostenute per lo passato con alterigia, subisce una qualche umiliazione. Ma di chi la colpa se si tenne un linguaggio altezzoso· in aperta antitesi colla possibilità di avvalorarlo coi fatti? Di chi la colpa se l'Italia in Europa oggi non pesa quanto dovrebbe ? Di quella politica disastrosa della Sinistra e del trasformismo, che peggiorò quella non buona della destra e che ci ridusse, almeno in apparenza, alla quasi impotenza. Ora ci vuole del coraggio, che rasenta coli' impudenza, in coloro che vengono a deplorare quelle patite umiliazioni di cui essi stessi sono la causa prima. Passiamo sopra alla quistione vera di lana caprina sulle città in cui doYern trattarsi, se a Tunisi o a Parigi. Poco monta che anche l'on. Crispi come asseriscono gli ufficiosi aYesse mostrato l' intenzione di trattare a Parigi, proprio come un qualunque Di Rudinì; e che la faccenda fosse pre-

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